MERCATO AZIONARIO
Bilancio di poco positivo quello dell’ultima settimana di borsa con l’indice MSCI World in progresso dello 0,40% e con l’Europa che cerca di tenere il passo di Wall Street. Le borse USA si sono concesse qualche momento di stazionamento, con l’indice S&P 500 (+0,7%) che nella prima parte della settimana ha solleticato quota 4.600 (massimo a 4.578 punti), un target quasi naturale del rialzo e al cui approcciarsi evidentemente sono arrivati delle prese di profitto da parte degli investitori ‘tattici’ in azionario. La corsa dei primi 6 mesi è invero ottima (+19%) e al di sopra delle aspettative più rosee, ma è stata costruita via via attraverso una linearità razionale tra miglioramento delle stime sugli utili, dei dati macroeconomici e, ovviamente, anche del sentiment degli investitori. A queste voci, diversi analisti aggiungono anche la sostanziale tenuta/incremento, della liquidità sistemica nonostante le azioni di Fed e BCE.
La prima parte della settimana è stata sospinta verso l’alto dalla benzina fornita dalle trimestrali delle banche, positive e utili soprattutto a diversificare i driver di sostegno al mercato, ultimamente forse troppo concentrato sui comparti ad alta crescita attesa. Una maggiore partecipazione che poi è diventata in realtà una vera e propria rotazione settoriale verso business ultimamente quasi snobbati dagli investitori, nonostante il movimento corale di miglioramento sui fondamentali sia stato abbastanza diffuso. Nella seconda parte di settimana, qualche numero un po’ meno convincente del richiesto ha portato a qualche presa di profitto, evento poi amplificato dal ricorrere di eventi di natura tecnica, come il ribilanciamento dei pesi delle big cap sul Nasdaq (qualche ritardatario probabilmente nel ritarare il portafoglio) ma anche le scadenze tecniche periodiche. Da non escludere anche l’influsso negativo della risalita dei tassi, una correlazione che si era un po’ persa ultimamente ma che all’occorrenza, quando servono motivi per stornare, può condizionare il sentiment.
Dal punto di vista tecnico, in sintesi, in settimana il rialzo si mantiene ancora pienamente valido ma, come già evidenziato in altre occasioni, la pendenza del movimento da inizio giugno è significativa, per cui occorre dar tempo a quotazioni e fondamentali di ritrovarsi in armonia. Inoltre, l’afflusso degli investitori in sottopeso delle ultime settimane probabilmente si è indebolito, pur rimanendo un elemento di cui tenere conto nei movimenti di breve. Come scritto in precedenza, settimana in cui i Tech hanno lasciato un po’ il testimone ad altre componenti di mercato, evento ragionevole vista la corsa del Nasdaq 100 negli ultimi 2 mesi. Da vedere se il Nasdaq troverà linfa in qualche evento di mercato, visto, oltre alle trimestrali, si avvicinano anche i meeting delle banche centrali.
I dati macro della settimana, pochi per la verità, hanno visto il maggiore market mover nel segmento del mercato del lavoro, con l’uscita del dato sulle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione USA (228k vs 242k), fattore che ha irrobustito l’idea che su questo fronte la situazione rimane buona per l’economia e meno ottimale per la Federal Reserve. In Europa i dati di inflazione hanno centrato le aspettative (5,5% annuale vs 6,1% precedente), confermando sia la tendenza discendente in corso ma anche che la parte core rimane ostica (+5,5%).
MERCATO OBBLIGAZIONARIO
Manca appena una settimana al prossimo meeting della Federal Reserve, questa volta spostata a fine mese per avere maggiore copertura del periodo estivo prima della pausa di agosto. Una fine agosto dove ad attendere i mercati ci sarà la temibile Jackson Hole, che più volte ha portato a sorprese per gli investitori. Sorprese che non dovrebbero invece esservi per la riunione ormai imminente, visto che i mercati scontano al 96% un ulteriore rialzo del costo del denaro che porterà i tassi al 5,50% (range superiore). Il mercato poi si aspetta ragionevolmente una Fed più riflessiva, anche se è ormai scomparsa ogni traccia di possibile inversione della politica monetaria nel 2023. Se ne riparla l’anno prossimo…salvo incidenti di percorso stile marzo quando la crisi delle banche USA ha fatto sussultare mezzo mondo.
Il buon andamento dell’economia, sospinta da un mercato di lavoro tonico e da riserve di spesa per i consumatori, impone alla Fed un atteggiamento ancora guardingo, specie ora che il grosso degli ‘effetti base’ è stato speso in questi mesi vedendo scendere rapidamente il tasso di incremento dei prezzi. Da rimarcare inoltre come per il prossimo futuro, salvo scenari atipici, l’andamento dell’inflazione lascia poco margine per essere vicino al target Fed (2%) e presumibilmente sarà necessario o un mantenimento dei tassi alti per più tempo o tollerare qualcosa in più del 2%. Scontato anche il rialzo della BCE, con un altro step a fine anno, elemento che continua a vedere Lagarde in lag temporale di circa 6 mesi rispetto a Powell.
MERCATO MATERIE PRIME
Il paniere generale bissa (+1,5%) la performance della scorsa settimana, tornando quindi graficamente nella parte centrale del proprio non-trend, in quanto mancante di ogni direzionalità. L’aver evitato il downside implica per ora il tentativo di bottom per le commodities, fattore che può portare a qualche considerazione anche su quella che potrebbe essere la dinamica dell’inflazione futura. Petrolio ancora su (77$, +2,2%) e bel rimbalzo del gas. Gli fa compagnia il grano (+5%), sospinto dalle tensioni tra Russia e Ucraina proprio sul tema. Oro stabile (1.962$, +0,3%) mentre male i metalli industriali, ancora indeboliti dalle letture non positive sull’economia cinese.
MERCATO DELLE VALUTE E CRYPTOS
In ambito forex, rimbalzo per il Dollaro USA dopo lo schiaffone preso dall’Euro nella scorsa settimana. Le quotazioni, dopo aver toccato area 1,125 sono tornate indietro (close a 1,11) ma mantengono l’impostazione rialzista ed il movimento potrebbe essere interpretato come un restest delle resistenze rotte da poco. Non se la passa bene la Sterlina, indebolita dai dati di inflazione che finalmente scendono anche in UK, evento che potrebbe portare la BoE a propositi meno bellicosi sui tassi (qualche sussurro di uno stop a settembre). Ancora in stallo invece il Bitcoin che manca la rottura al rialzo delle resistenze a quota 31.000, con le quotazioni che anzi perdono leggermente quota (sotto 30.000, -1%).
Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario indipendente, www.pazzagliapartners.it