PORDENONE – Alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone è il momento di Reginald Denny.
Alle ore 18 di giovedì 10, al primo piano del Teatro Verdi, la nipote Kimberly Pucci presenta il libro su Reginald Denny, Prince of Drones (Principe dei droni) e la sera, alle 20.30, viene proiettata in sala una delle sue commedie più divertenti, What happened to Jones, con la regia di William H. Seiter con il quale Denny aveva una perfetta intesa artistica.
Il film è preceduto da un documentario su una visita agli studi Universal, la casa di produzione con cui era sotto contratto e dove appare con le altre star dello studio. Nato in Gran Bretagna in una famiglia di teatranti inglesi da cinque generazioni, Reginald Denny cominciò a calcare il palcoscenico sin dall’età di sette anni distinguendosi anche per la sua abilità canora.
Fu pugile, pilota nella Prima Guerra mondiale e, trasferitosi negli Stati Uniti, dopo molti tentativi non sempre coronati da successo a teatro prima e al cinema poi, riuscì infine ad affermarsi come comico a Hollywood. Per la sua personalità e cultura non poteva accettare di esasperare le situazioni farsesche e questo provocò non pochi contrasti con i dirigenti della Universal.
Ma alla fine, trovata anche un’intesa con il regista William H. Seiter, Denny riuscì a far approvare la sua linea e i risultati gli dettero ragione facendolo diventare il beniamino del pubblico.
Ebbe una lunga carriera nel cinema e nella televisione e fino agli anni Sessanta e contemporaneamente portò avanti il suo interesse per l’ingegneria aerea, fondando anche una scuola per aeroplani radiocomandati.
Durante la Seconda Guerra Mondiale progettò un drone che fu utilizzato in battaglia. Nella fabbrica di Denny che procedeva al montaggio dei droni, durante la guerra lavorava una certa Norma Jeane Mortenson Baker che poco dopo fu scoperta e lanciata nel cinema dalla First Motion Pictures Unit di Ronald Reagan con il nome di Marilyn Monroe. Dai droni all’atomica!
In chiusura di serata (ore 22.30) il programma dello slapstick europeo è dedicato al cabarettista tedesco Karl Valentin, protagonista della scena teatrale di Monaco di Baviera, sua città natale.
Fu un attore innovativo all’epoca della Repubblica di Weimar, punto di riferimento per tanti artisti che da lui presero spunto, a partire dal drammaturgo e teorico del teatro tedesco Bertolt Brecht. Valentin non riuscì a esprimersi artisticamente nel cinema quanto in teatro, anche perché le didascalie non potevano certo rendere la forza e la vivacità dei monologhi che erano il suo cavallo di battaglia. In un’intervista del 1923 dice “per vivere dovevo girare film e fare smorfie, non gliene importava nulla delle idee”.
Come nota Stefan Drössler, la smorfia di Valentin si colloca nella tradizione del gähnmaul (boccaccia che sbadiglia), un gesto di derisione che mescola scherno e ridicolo, un gesto che troviamo nei dipinti del XV secolo che raffigurano il Cristo deriso, oltre che in maschere diaboliche.
Per il “Canone rivisitato”, alle 14.30 c’è Padre Sergio di Yakov Protazanov (con la collaborazione di Alexander Volkov), definito il “gioiello sulla corona” del cinema prerivoluzionario e tratto dal racconto di Lev Tolstoj. Fu distribuito nel maggio 1918 in piena guerra civile e fu rieditato senza tanto clamore nel 1928 quando tutta la produzione precedente la rivoluzione era considerata reazionaria.
Vi furono quindi proteste sulla stampa e accuse di propaganda clericale, in verità del tutto infondate perché il film non lesinava certo critiche al clero e allo zarismo. Protazanov era un regista interessato all’adattamento cinematografico dei classici della letteratura e ammiratore in particolare dell’opera di Tolstoj.
Il film inizia come un sontuoso dramma in costume con la rappresentazione estremamente curata delle cerimonie religiose, mentre nella parte più “religiosa” Protazanov riduce al minimo scenografie e accessori per concentrarsi sulla recitazione.
Nonostante la società Ermolieff avesse reclutato per il film il fior fiore del teatro e del cinema di quegli anni talvolta anche in ruoli di scarsissimo rilievo, mattatore assoluto è Ivan Mozzhukhin. L’attore fu particolarmente affascinato dalla prospettiva di interpretare il personaggio in tutte l’età e in tutti gli sviluppi psicologici, dall’irruenta adolescenza negli anni della scuola militare, alla brillante figura di giovane ufficiale, a quella di maestoso prelato di un ricco monastero e infine a quella di un umile e anziano pellegrino.
Di Mozzhukhin le Giornate del Cinema Muto si erano già occupate nell’edizione del 2003 e alla sua vita venne dedicata anche una pubblicazione a cura delle Giornate.
Rimanendo in tema di cinema russo prerivoluzionario segnaliamo 1812 alle ore 20.30, uno dei progetti più ambiziosi del cinema russo pre-sovietico. Doveva celebrare il centenario dell’invasione francese della Russia conosciuta anche come la Guerra Patriottica del 1812.
Per l’imponenza dei mezzi furono coinvolte due società di produzione, una russa e una francese che invece di competere scelsero di collaborare per ragioni di ordine economico e di ordine diplomatico, poiché il governo russo voleva mantenere un buon rapporto con la Francia. Tutto bene salvo il fatto che ci sono due Napoleoni diversi.
La copia proiettata a Pordenone proviene dal George Eastman Museum, più corta di quella del Gostfilmofond ma con parti colorate compresa quella impressionante dell’incendio di Mosca. Questa copia contiene anche le immagini scioccanti dei lupi che sbranano i cadaveri dei soldati francesi.
Dalla Russia al Giappone, con lo spettacolo delle ore 18, quando sullo schermo appariranno le epiche immagini di Chushingura accompagnate dalla narrazione del benshi Ichiro Kataoka, e dalla musica di un ensemble giapponese. “Chushingura” (la verità) è il termine generico che indica una serie di narrazioni originate da un avvenimento storico risalente al marzo 1701, che diede origine a questa saga di lealtà e vendetta.
Chushingura è il risultato della collaborazione tra il regista Makino Shozo, padre del cinema giapponese, e la prima star cinematografica, l’attore Onoe Matsunosuke. Tra il 1907 e il 1925 furono prodotti circa sessanta film “Chushingura”. La versione presentata a Pordenone, restaurata digitalmente, contiene il più antico film “Chushingura” ancora esistente, databile al 1910.
Il programma di giovedì 10 ottobre si apre alle 9 con lo slapstick europeo che propone il focus sulla coppia di comici danesi Pat & Patachon, osannati dal grande teorico del cinema Béla Balázs. I due, conosciuti in campo internazionale con questo nome, in paesi come Germania, Belgio, Paesi Bassi, Francia e Russia avevano una popolarità pari a quella di Chaplin, Keaton e Lloyd.
Pat & Patachon avevano dato vita a una coppia di comici vagabondi su modello di Don Chisciotte e Sancho Panza e la loro povertà più che una tragedia pareva una scelta di libertà. Il Danske Filminstitut ha avviato un vastissimo progetto di digitalizzazione dei loro film e di tutta la cinematografia danese dell’epoca del muto che sarà inserita in un nuovo sito lanciato proprio alle Giornate del Cinema Muto di quest’anno.
Alle 12 la prima parte del serial The Great Gamble di Joseph A. Golden con Charles Hutchison, la principale star americana maschile dei serial d’avventura della Pathé dal 1918 al 1922. La serie è stata ricostruita a partire dai materiali ritrovati al Gosfilmofond e viene presentata in anteprima grazie alla collaborazione dell’archivio russo con la Cineteca del Friuli. Le restanti due parti sono in programma venerdì 11 ottobre alle 12.45 e la conclusione sabato 12 alle ore 11 a Cinemazero.