Jackson Hole amara per i mercati, Powell duro sull’inflazione, giù le borse.

La 34° Settimana, quella appena conclusa ha confermato la debolezza di quella precedente con una vera e propria accelerazione sul finire dopo le dichiarazioni del Presidente della Fed Jerome Powell sulle politiche di contrasto all’inflazione. In realtà venerdì il discorso di Powell era stato anticipato proprio dal dato sull’inflazione in discesa, tutto quindi faceva sperare ad un avvio positivo. Invece le parole dure di Powell hanno fatto girare in negativo i mercati mondiali. L’indice azionario globale MSCI World chiude infatti l’ottava con un calo di oltre il 3% mentre gli indici Americani S&P 500 e il Nasdaq chiudono rispettivamente ad un meno 4% ed un meno 4,8%.

L’Europa corregge meno dell’America contemporaneamente, con il principale indice azionario, L’Eurostoxx 50 a meno 3,4% e il nostro indice nazionale Ftse Mib ad un meno 2,8%. l’Europa non sta certo meglio dell’America, lo confermano anche i dati Pmi dei direttori degli acquisti usciti in settimana: sebbene ci sia stato un dato superiore alle attese in Germania, questi indicatori mostrano che l’Europa si avvia a passo spedito verso la recessione.

Usciamo quindi da una fase rialzista dei mercati azionari iniziata a metà giugno e terminata il 10 agosto. Il rimbalzo era stato innescato proprio dal discorso di fine luglio dello stesso Powell che aveva paventato un atteggiamento più “dovish” sul percorso della Fed nel contrasto all’inflazione. Dal punto di vista tecnico  S&P 500 respinto da una situazione di ipercomprato nel breve e da ostiche resistenze è ritornato a quotazioni più prossime ai 4.100 punti verso area 3.900 -3.950 valori che sono dei veri test per un possibile rimbalzo, o se violate, per ulteriori approfondimenti verso 3.650 – 3.500 punti, i livelli di metà giugno.

Le aspettative di rialzo dei tassi della Fed da qui a dicembre ci dicono che molto probabilmente questi arriveranno ad 4%. I tassi ufficiali sono ora intorno ad un range del 2,25%- 2,50%. E’ scontato che con un’inflazione al 8,50% l’atteggiamento della banca centrale americana sia ora quello di riportare in primis la stabilità dei prezzi anche se questo dovesse comportare un rallentamento economico e un effetto negativo sull’occupazione.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

Sul mercato obbligazionario i rendimenti dei tassi a breve superano quelli a lungo. Quando questo avviene implica prospettive economiche a lungo peggiori di quelle a breve periodo, quindi una fase recessiva entro i prossimi uno o due anni. Il mercato sconta in sintesi, dopo lo speech di Powell, un’azione più aggressiva dei tassi fino al 2023. Anche in Europa la pressione sui tassi si è fatta più marcata con un probabile aumento degli stessi di 50 bps a partire da settembre.

MERCATO DELLE MATERIE PRIME

Si salva in settimana il mercato delle materie prime sostenuto dal paniere agricolo che chiude con un + 5% e rimane positivo anche il settore energia. Il gas americano resta vicino ai massimi di periodo mentre il WTI, che negli scorsi mesi ha manifestato debolezza per le vendite delle scorte operate dagli USA, mantiene tutto sommato le posizioni (appena area 90). In leggero calo l’oro a causa dei tassi reali.

MERCATO DELLE VALUTE

In merito invece alle valute, il cambio Euro Dollaro (-0,7%) ha visto la discesa verso area 1, e chiude in settimana sotto la parità a -0,997, toccando il minimo degli ultimi 20 anni a – 0.9901. Non si sono visti ancora approfondimenti ribassisti, con la tendenza che rimane ancora favorevole al biglietto verde. Tra le altre valute, bene quelle emergenti legati alle materie prime, mentre tra le cripto il clima da risk off ha indebolito il Bitcoin (-3%) tornato sotto quota 21.000 $.

Dott. Alessandro Pazzaglia, Consulente Finanziario Indipendente, iscritto all’Albo delibera. 1081 del 18/04/2019. Info mail [email protected]




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