La settimana sui mercati finanziari. Le news

PORDENONE – Torna il sereno sulle borse azionarie internazionali dopo lo stop della scorsa ottava in cui i listini era stati condizionati negativamente dalle notizie provenienti dal Medio Oriente.

Un downside che ha caratterizzato anche la prima parte della settimana appena conclusa ma che, da un lato, ha avuto ‘dimensioni’ ridotte e, dall’altro, è stato riassorbito dai mercati in modo piuttosto rapido.

La caduta è stata attutita in particolare quando si è compreso che la reazione iraniana all’attacco statunitense (che aveva eliminato in un raid il generale Suleimani) non avrebbe portato ad una escalation del conflitto. Lo stesso Trump, seguendo la traccia di altri confronti muscolari passati, a giochi fatti ha avuto un atteggiamento anche conciliante, ponendosi in una posizione diplomatica di vantaggio.

La crisi medio orientale, quindi, ha interessato solo il trend di breve delle borse, che hanno mantenuto la loro impostazione rialzista nella tendenza principale. Gli operatori sono tornati a concentrarsi sulle dinamiche prettamente più economiche, sostanzialmente riadagiandosi su un binomio di ottimismo prospettico, composto da una lato dalle attese di un miglioramento (o di un non-peggioramento) delle condizioni economiche e, dall’altro, dalla conferma che le banche centrali non dreneranno liquidità dai mercati finanziari.

L’S&P 500, con un progresso di circa l’1%, abbatte anche l’ostacolo dei 3.250 punti e fissa nuovi record storici per la borsa americana, seguito a ruota dal Nasdaq Composite che, oltre a raggiungere area 9.200 punti, ha anche confermato la tonicità della propria forza relativa (+2%).

A dare una mano agli indici anche alcuni dati macroeconomici giunti negli Stati Uniti e relativi al mercato del lavoro: la diminuzione dei sussidi di disoccupazione ha dato una spinta a dei mercati già impostati positivamente.

Nelle prossime trimestrali le società americane dovranno mostrare segni di recupero negli utili, visto che la corsa degli indici ha inevitabilmente alzato i multipli di valutazione: ora il price earning dell’indice S&P si attesta su livelli sensibilmente più alti (22) e la considerazione vale anche di più per il Nasdaq Composite (35).

Le altre borse si sono accodate al buon tono dei listini d’oltreoceano: quelli europee incrementano le loro quotazioni mediamente di mezzo punto percentuale, ma va segnalato da un lato l’exploit del Dax (+2%, a fronte però di precedenti cali più intensi) e la difficoltà degli indici più difensivi (FTSE 100 inglese e SMI svizzero). Tono generalmente positivo per gli emergenti, ma con maggiore dispersione: Turchia e Russia i mercati più in forma, mentre continua a far fatica il listino brasiliano. Piatti gli indici cinesi alla vigilia di una settimana in cui si dovrebbe concretizzare l’accordo commerciale tra Pechino e Washington.

MATERIE PRIME
Negativo l’indice generale delle commodities (-0,8%) dopo i rialzi delle scorse settimane. Il passivo è da attribuirsi soprattutto al netto ritracciamento del prezzo del greggio, che scende rapidamente da area 65 Dollari fino sotto quota 60, sulla scia della distensione in Medio Oriente. Stabile l’oro dopo i record precedenti (top a 1.600, seguito da un ritracciamento). Nuovi record

MERCATO OBBLIGAZIONARIO
In tema di reddito fisso, marcia indietro per tutti quei segmenti di investimento classificabili come asset rifugio e che nell’ottava precedente erano stati preferiti dagli investitori in ottica difensiva. In calo quindi tutta l’area dei governativi, sia per quanto riguarda la zona Euro, sia per le altre aree globali, ma anche la micro asset class del corporate investment grade, tutte sfavorite dal nuovo incremento dei rendimenti.

Per quanto riguarda il Vecchio Continente, le flessioni hanno colpito in maniera complessivamente generalizzata, sia i paesi ‘safe’ sia quelli periferici, con l’unica eccezione dei titoli di stato ellenici. Il decennale tedesco, dopo lo scivolone della scorsa ottava, torna rapidamente a salire, riportandosi sul top degli ultimi 6 mesi in area -0,20% e confermando il proprio trend di rivalutazione.

Più anomalo il comportamento del BTP italiano che ha visto il movimento di risalita stoppato proprio sul finire di settimana, dopo l’uscita dei dati sulla produzione industriale che, se pur deludenti, non hanno quantomeno sorpreso in negativo. Il close per il rendimento decennale è in area 1,33%, con un sentiero che resta complessivamente rialzista.

Debole, come detto, anche il resto dei governativi ex area Euro: in calo infatti i titoli di stato di UK, Svizzera e USA. L’yield del decennale americano, dai minimi di mercoledì in area 1,70% è rapidamente risalito fino all’1,82% di chiusura, non troppo distante quindi dall’area di top di fine 2019. Venuto meno, per il momento, lo spauracchio di un Medio Oriente preda delle tensioni geopolitiche, gli investitori hanno preferito riattivare un atteggiamento di appetito per il rischio.

Una percezione incentivata dalle parole del vice presidente della Federal Reserve, Clarida, secondo cui l’economia americana resta su una via di crescita e che la Banca centrale non ha intenzione di fare inversione rispetto al ciclo di politica monetaria. Un posizionamento che vede con probabilità un 2020 neutrale per la Fed anche in caso di una crescita ed una inflazione più alta del previsto.

Scenari che si andranno a valutare e ponderare nei prossimi trimestri ma che i mercati prezzano sia a livello di valutazioni azionarie (più generose), sia in tema di reddito fisso (con rendimenti in crescita). Tra gli altri segmenti obbligazionari, acquisti sul debito emergente, sia in valuta forte che in valuta locale (area asiatica in testa) così come su quelli ad alto rendimento (soprattutto area Dollaro). In contrazione l’asset class corporate investment grade, risultata sensibile agli incrementi degli yield

VALUTE
. A livello valutario, generale debolezza dell’Euro che perso posizioni rispetto alle altre divise. Il cross Euro-Dollaro, dopo l’ennesimo top in area 1,12, ritraccia e perde un’intera figura, con la valuta statunitense rafforzata dagli ultimi dati macro. Euro debole anche verso Sterlina inglese e la generalità delle valute emergenti mentre ha guadagnato posizioni verso lo Yen, opzionata nella scorse settimane come valuta rifugio.

Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Autonomo

Mail : [email protected]

Sito : www.pazzagliapartners.it




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