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giovedì , 5 Giugno 2025

L’angolo dello psicologo. Loperfido “la morte della gratitudine”

Il termine gratitudine è un aggettivo che deriva da latino “grato”, “riconoscente”, “ben accetto”. E’ un sentimento e disposizione autentico e profondo che comporta affetto verso chi ha fatto del bene.

La gratitudine è un sentimento specifico composto da una piacevole emozione di leggerezza interiore e di riconoscenza. Essa richiede a ciascuna persona la capacità di saper guardare, di saper ascoltare, non solamente con la ragione ma anche con i propri sentimenti. E’ importante saper guardare per rendersi conto che tutto ciò che ci circonda è un dono che tutti, chi più chi meno, fanno agli altri. La vita è tale perché è relazione: tutto è frutto di relazioni.

Oggi, Invece, un certo numero di persone, molto numeroso, pensa che tutto sia dovuto, danno tutto per scontato. Il fatto che respiriamo, che camminiamo, che possiamo correre, parlare, vivere in pace, incontrare altre persone è normale e assodato. Queste si sentono in diritto di meritare privilegi e riconoscimenti per cose non conquistate. Pretendono di essere rispettati, amati, compresi e stimati: pensano, illudendosi, che tutto gli è dovuto.

Da qui la frustrazione, la rabbia e la violenza quando accade il contrario, quando qualcuno cerca di mettere dei limiti a queste pretese o di procrastinarne la soddisfazione. Il diniego lo vivono come un affronto personale, difficilmente sono propensi a chiedere scusa. Senza neppure rendersene conto, sono capaci di ferire il prossimo molto profondamente. Non riuscendo a contenere la loro frustrazione la proiettano sugli altri, anche quando gli altri non hanno alcun coinvolgimento diretto.

Sono, queste, persone intolleranti e lamentose, mancano di empatia, faticano a vedere il mondo dal punto di vista altrui: l’unica prospettiva che esiste è la propria. Si considerano perfetti anche se sono perennemente frustrati. I loro problemi sono più importanti di quelli degli altri come pure i loro bisogni hanno la priorità su tutto e su tutti. Ai giorni nostri, sembra che la pretesa stia diventando un diritto inalienabile, dettata dal fatto di credere di essere i detentori della verità.

Le persone grate, invece, sono persone che riflettono sui vari aspetti della vita per coglierne la bellezza, sorridono di più e si lamentano di meno, sono persone che apprezzano il lavoro e l’impegno proprio e quello altrui.

E’ cosa risaputa in campo psicologico che l’atteggiamento della gratitudine dona una maggiore serenità interiore, incrementa l’energia e le emozioni positive, migliora l’umore, aiuta a sentirsi felici, aumenta l’autostima, crea un atteggiamento mentale positivo nei confronti del mondo esterno. Sul piano neurologico la sensazione di gratitudine si manifesta con un’attivazione di alcune aree della corteccia prefrontale responsabili dei meccanismi di riconoscimento e ricompensa sociali e della regolazione della moralità e dell’etica. Inoltre, alcune ricerche indicano anche un rilascio di endorfine (alleviano il dolore, l’ansia e lo stress) che sono connesse a rilassamento e benessere.

Ringraziare costantemente apre gli occhi alla vita e ai suoi doni. La persona grata sa che nulla gli è dovuto e che tutto deve essere conquistato con impegno, costanza e sacrificio. E ‘consapevole del fatto che niente di quanto gli altri compiono verso di lui è un obbligo; tutto dipende dalla loro volontà, da una loro libera scelta.

La gratitudine coinvolge il cuore e la mente portando la persona ad essere pienamente consapevole di quanto ha ricevuto.
Da quando ci si sveglia al mattino fino a quando si torna a dormire, sono numerosi i motivi per cui si dovrebbe ringraziare.

Chi costruisce le strade e le case, il panettiere che fa trovare il pane caldo in negozio, il barista che aspetta per servire il caffè, il coniuge che si prende cura della propria famiglia, i piloti, gli autisti, gli operai, i contadini, gli artigiani, i pastori, la natura, il mare, il cielo, l’aria. Oggi, il diritto, diventato pretesa, ha ucciso la gratitudine, la madre di tutte le virtù.
Madre Teresa di Calcutta affermava; “C’è chi crede che tutto gli sia dovuto, ma non è dovuto niente a nessuno, le cose si conquistano con dolcezza ed umiltà.”

Antonio Loperfido

Psicologo Clinico e Psicoterapeuta

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