Malalai Joya, simbolo lotta diritti il 21 marzo in città

PORDENONE – Malalai Joya, l’attivista afgana salita agli onori delle cronache nel 2003, quando, come delegata dell’assemblea del popolo, pronunciò un discorso con il quale osò apertamente sfidare i signori della guerra, sarà a Pordenone oggi, mercoledì 21 marzo e a Udine giovedì 22 marzo, due date che sono la prestigiosa coda del festival Dedica ad Atiq Rahimi appena concluso.

A Pordenone Malalaj Joya, ospite dell’associazione Thesis, arriva anche grazie al sostegno della Bcc Pordenonese, che ha scelto di supportare questo evento in linea con l’impegno sociale e solidaristico che la contraddistingue. “Il rumore della speranza” è il titolo dell’incontro in programma alle 20.45 nell’auditorium della Regione (ingresso libero fino a esaurimento dei posti), dove Malalai Joya sarà intervistata dal giornalista Giuliano Battiston e dove riceverà un riconoscimento che le sarà tributato dalla presidente della Commissione per le Pari opportunità del Friuli Venezia Giulia, Annamaria Poggioli.

Giovedì mattina Malalai Joya incontrerà inoltre 350 studenti nell’auditorium del liceo Grigoletti. Sempre giovedì, a Udine, alle 20.45, nel Teatro San Giorgio, la Joya sarà al centro della conversazione “Finché avrò voce”, organizzata nell’ambito di Calendidonna in collaborazione fra Thesis e Vicino/Lontano (“Finché avrò voce”) e condotta dalla giornalista Marta Serafini.

Malalai Joya

Politica e attivista afghana è nata nella provincia di Farah in Afghanistan. Dopo l’invasione sovietica si rifugia con la famiglia in un campo profughi in Iran e più tardi in Pakistan.

Nel 1998 rientra in Afghanistan, che nel frattempo è passato sotto il regime dei talebani, ed inizia a lavorare come attivista per i diritti umani e delle donne.

Nel 2003 diviene membro del parlamento dove si distingue per le sue prese di posizione contro la presenza nell’ assemblea di persone definite come “signori e criminali di guerra”.

Sospesa dalle sue funzioni, viene reintegrata e, nel 2007, allontanata in modo definitivo. Da allora ha subito numerose minacce di morte e deve vivere sotto scorta.

Per il suo coraggioso impegno ha ricevuto numerose onorificenze e importanti riconoscimenti internazionali. Nel 2010 ha pubblicato insieme al giornalista Derrick O’Kneefe il libro Finchè avrò voce. La mia lotta contro i signori della guerra e l’oppressione delle donne afgane.




Condividi