MERCATO AZIONARIO
La chiusura della scorsa settimana aveva mostrato che le borse americane avevano ancora nelle gambe la forza per spingersi verso l’alto. Le componenti più cicliche del listino hanno mantenuto la loro impostazione positiva, sull’onda dell’ampio dispiegamento del piano vaccinale in corso negli USA ma anche dei primi passi che sta muovendo il piano di investimenti da 2.000 miliardi di dollari e approvato di recente dall’amministrazione Biden.
Sul fronte sanitario, le notizie che giungono sono positive: la task force USA anti-Covid ha fatto sapere che gli Stati Uniti hanno contratti sufficienti da poter fare a meno del vaccino AstraZeneca, anche per coprire i richiami in autunno. In ambito economico, invece, del piano di modernizzazione delle infrastrutture d’America ha parlato il presidente Biden, dando slancio alle potenzialità settoriali che ne derivano. Non solo, infatti, infrastrutture (trasporti, banda larga, rete elettrica), ma misure per affrontare la crisi climatica (transizione energetica), attenuare le disuguaglianze (scuole, assistenza) e rafforzare la competitività americana nel mondo: una sorta quindi di progetto nazionale di ampio respiro (8 anni), capace di dare spinta all’occupazione. D’altro canto, il competitor economico più forte degli Stati Uniti è quella Cina che del dirigismo e della pianificazione fa una delle sue leve principali, se pur sempre nell’alveo di un capitalismo di stato.
La parte che aveva sofferto di più, quella più legata alla tecnologia o anche ai megatrend innovativi, è tornata a brillare, con un ritorno di forza relativa che già si era intravisto nella precedente ottava. Un ritorno di positività che può spiegarsi sia dal punto di vista tattico degli investimenti, con molti titoli della ‘tecnologia buona’ ritenuti probabilmente dei validi ‘buy’, sia osservando lo smorzarsi delle tensioni sul decennale americano, che ha toccato per la seconda volta toccato area 1,75% per poi ripiegare di quasi 10 basis point.
Il che ha riportato gli investitori sul Nasdaq 100 che ha sovraperformato sia l’indice delle small cap Russell (+1,5%) sia lo stesso S&P 500 (+1,2%). Quest’ultimo, nell’ultimo giorno di questa settima prepasquale ha sfondato il muro storico dei 4.000 punti, confermando quindi le tendenze rialziste che stanno caratterizzando l’azionario americano, al di là delle rotazioni settoriali intervenute negli ultimi mesi.
Anche in Europa la corrente rialzista ha portato i segni più sui principali listini, con il Dax (+2,4%) best performer trainato dai comparti più legati al ciclo economico e invece con i listini più difensivi meno tonici (FTSE 100 e SMI). Una boccata d’ossigeno arriva anche per i paesi emergenti dopo alcune ottave dove erano prevalsi i segni meno, in particolare per i listini cinesi, legati sia a fattori di natura interna, sia alla sottoperformance del settore tech. In ambito settoriale/tematici, buoni spunti per tutti i megatrend, anche per quelli che avevano corretto di più nelle scorse settimane come il Clean Energy. Vix ancora in forte contrazione, sui minimi degli ultimi 12 mesi, a quota 17,3.
MATERIE PRIME
Tra le materie prime, segni generalmente negativi sui metalli industriali, anche dopo la riapertura nei passaggi nel Canale di Suez. Positivo l’andamento del greggio, con il petrolio WTI ancora in fase di consolidamento a cavallo di quota 60 Dollari al barile ma che non ha perso il trend al rialzo. Alti e bassi per l’oro, ma la chiusura sopra 1.700 ha evitato approfondimenti ribassisti sotto ai supporti di breve.
MERCATO OBBLIGAZIONARIO
In ambito obbligazionario, settimana di relativa debolezza per il reddito fisso governativo, con poche eccezioni tra i paesi sviluppati. Nella zona Euro, infatti, qualche velleità rialzista del decennale sul Bund tedesco aveva portato ad un moderato aumento dei rendimenti, smorzato poi comunque nel finale, con un close che si conferma ancora su valori piuttosto compressi (-0,33%).
Le difficoltà della zona Euro nell’implementare efficaci piani vaccinali con dei paesi che sono ancora in pieno lockdown (Italia, Francia, Germania) limita le possibilità di rincorsa alla recovery americana, ben più slanciata verso il superamento dell’incidente Covid-19. Lo stesso percorso ha seguito anche il BTP italiano: top settimanale a 0,72% per il rendimento del decennale, ma con un close ben più in basso, in area 0,63%. Gli unici titoli a guadagnare di prezzo nella zona Euro si trovano infatti nel segmento dei titoli di stato greci.
Nel Vecchio Continente da segnalare la presa di posizione della presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, in merito alle prospettive di politica monetaria dell’Eurozona. Il commento ha riguardato i rialzi dei rendimenti visti nella zona Euro, con la sottolineatura che gli strumenti in mano ala BCE sono ancora molto forti e saranno utilizzati se necessario. La normalizzazione della situazione economica è invece prevista solo a metà 2022 e dovrà essere supportata anche sul piano politico, tramite ad esempio, il pieno utilizzo del Recovery Plan. Quanto alla BCE, non vi sono possibilità che la BCE possa ridurre la quantità di acquisti di assets, vista la necessità di sostegno alla ripresa. In tema tassi, in realtà, i rialzi visti sulla zona Euro, sono di modesta entità se paragonati a quelli USA.
Anche nell’area Dollaro, si è avuto un generale movimento verso l’alto dei rendimenti, smussato comunque sul finale. La corsa dei rendimenti del decennale USA sembra aver trovato in area 1,75% un primo ostacolo tecnico, mantenendo comunque il proprio trend verso l’alto. Il close a 1,67% rimane infatti non troppo distante dai massimi ma ha consentito all’azionario di riguadagnare momentum e ai tassi reali di non scendere ulteriormente. Più sensibili i movimenti verso l’alto dei rendimenti di Regno Unito, Svizzera e Australia. Evidente quindi, tra le varie economie, un certo movimento asincrono, con gli USA in vantaggio (assieme alla Cina) nel recupero post Covid e con l’Europa invece in ritardo di qualche mese. Nei prossimi mesi sarà più chiaro cosa vorrà fare la Federal Reserve se effettivamente la ripresa sarà forte come si stima.
Tra le altre asset class obbligazionarie, bello spunto per tutto l’High Yield, ben sostenuto dai rialzi azionari e generale positività anche per il Corporate USA, dopo un inizio di 2021 non semplice a causa dei rialzi dei tassi free risk. Contrastati invece ancora i paesi emergenti.
MERCATO VALUTARIO
In tema di valute, il Dollaro USA resta ancora abbastanza forte verso l’Euro, mantenendosi sotto quota 1,18, in un trend che nelle ultime settimane ha tratto vantaggio soprattutto delle differenze nelle lotte al Covid e nel supporto all’economia tra le due aree geografiche. Ancora brillante il Bitcoin (+10%) in prossimità di area 60.000 Dollari, area di massimo storico.
Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Autonomo, 335/7632725 [email protected]