PORDENONE – L’inchiesta per il duplice omicidio dei fidanzati di Pordenone, avvenuto il 17 marzo del 2015, entra nella fase finale e decisiva.
Nei giorni scorsi i due Sostituti che stanno seguendo l’indagine, Pier Umberto Vallerin e Matteo Campagnaro, hanno inviato gli atti al Gip del Tribunale di Pordenone.
Massimo riserbo sul contenuto dell’istruttoria, anche se da molte settimane circola con insistenza la voce secondo cui l’accusa intenda richiedere una misura cautelare nei confronti di Giosuè Ruotolo.
L’alternativa all’arresto è quella del rinvio a giudizio. Secondo quanto si è appreso, il Gip potrebbe esprimersi entro la prossima settimana.
Il Procuratore di Pordenone, Marco Martani, si è limitato a ricordare come, “in questa lunga indagine, che procede ormai da un anno, è stato fondamentale accertare ogni minimo dettaglio. Per questo, non intendiamo diffondere alcun elemento fino a quando non si sarà chiusa”.
Sulla vicenda è intervenuto anche il difensore di Ruotolo, l’avvocato Roberto Rigoni Stern: “Trovo improbabile che si possa richiedere la misura di custodia cautelare perché fino ad ora non si è riusciti a far emergere indizi gravi, precisi e concordanti circa la riconducibilità di questo fatto all’odierno indagato. Non sussistono, dunque, i presupposti della misura restrittiva della libertà personale di Ruotolo, che peraltro da settembre vive all’interno di una caserma, dove i suoi spostamenti sono facilmente controllabili”.
Rigoni Stern ha anche ridimensionato una presunta lite avvenuta, nella caserma di Cordenons, nei mesi che hanno preceduto il delitto, tra il suo assistito e una delle vittime, Trifone Ragone. “Non ci risulta che ci sia stato alcun alterco così grave. Non capisco da dove escano certe affermazioni, che ciclicamente vengono rilanciate dalla stampa, e da dove derivi questo attrito così forte tra i due, che hanno invece sempre avuto rapporti normali”.