Presentati lavori restauro chiesa Santissima Trinità
PORDENONE – Sono stati presentati alla cittadinanza i lavori di restauro della chiesa della Santissima Trinità di Pordenone, iniziati nel periodo estivo e conclusisi nelle scorse settimane.
La cerimonia si è svolta presso la chiesa cinquecentesca e ha visto la partecipazione di un folto pubblico, del vicesindaco reggente Alberto Parigi, del consigliere regionale Alessandro Basso in rappresentanza della Regione, della soprintendente del Friuli Venezia Giulia Valentina Minosi e del presidente della Fondazione Friuli Giuseppe Morandini.
Mons. Orioldo Marson, parroco del Duomo di San Marco Evangelista, ha espresso profonda soddisfazione per il completamento dei lavori, sottolineando l’importanza della collaborazione che si è venuta a creare tra la parrocchia, le istituzioni e la comunità al fine di realizzare questo importante progetto. Inoltre la prof.ssa Anna Romano ha spiegato a tutti i segreti dei cicli pittorici rappresentati nella chiesa e la restauratrice Anna Comoretto ha fornito i dettagli del lavoro di recupero degli affreschi e delle architetture originarie.
«Questa operazione di restauro – ha sottolineato il vicesindaco reggente Alberto Parigi – si è inserita in un quadro ampio che intende valorizzare quegli edifici storici di Pordenone che sono simbolo delle radici della nostra città. Mi riferisco al campanile di San Marco e alla parte più antica del palazzo del Municipio. Fa parte di un disegno imponente che mostra come la nostra sia una città che cammina bene in quanto capace di rivolgere l’attenzione al passato e contemporaneamente di guardare al futuro».
La chiesa della Santissima, gioiello architettonico e artistico di Pordenone, caratterizzato da una pianta ottagonale con tre absidi e un campanile anch’esso a pianta ottagonale, è tornata a risplendere grazie ad un restauro che ha interessato sia la struttura architettonica che le preziose opere pittoriche risalenti alla metà del XVI secolo. Nella cappella del presbiterio si trova il ciclo dell’Antico Testamento realizzato dal Calderari, quella di destra venne affrescata da Pomponio Amalteo – genero di Giovanni Antonio De’ Sacchis detto il Pordenone – mentre quella di sinistra è attribuita a Gerolamo del Zocco.
La chiesa sorge nell’area golenale del fiume Noncello e, a causa della sua posizione, nel corso dei secoli ha subito le piene ricorrenti che causarono problemi sia alla sua struttura che agli affreschi, tanto da costringere a ripetuti interventi di restauro.
Quest’ultimo è stato reso possibile grazie al generoso sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia (Bando affreschi 2023) e alla Fondazione Friuli (Bando restauro 2024), già sostenitrice come Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone dei lavori resisi necessari nel 2006, in seguito ai danni provocati dalla grande alluvione del 2002.
I recenti interventi sono stati curati da “Anna Comoretto restauro opere d’arte” (che insieme alla sorella Andreina aveva operato anche nel 2006) e da “Paquola Marco Restauri e Decorazioni” con il coordinamento dell’architetto Christian Del Col sotto la direzione della Soprintendenza condotta dalla dott.ssa Annamaria Nicastro e dall’architetto Vincenzo Giampaolo.
I lavori hanno interessato sia la parte interna che esterna dell’edificio. Si è rivelata molto complessa la pulitura della parte nerofumo degli interni, condotta attraverso gli impacchi con soluzioni d’acqua e carbonato d’ammonio al 50%, sia con polpa di cellulosa sia con carta giapponese.
Il risultato è stato soddisfacente ma è stato rimosso quasi tutto il ritocco eseguito nel 2005. Sono stati effettuati inoltre importanti strutturali. È stato tolto il riscaldamento a pavimento, la canaletta coprente, l’impianto di condizionamento e si è proceduto a sigillare le finestre realizzando un sito protetto dalle intemperie.
«Tornare dopo vent’anni nella chiesa della Santissima Trinità – confessa la restauratrice Anna Comoretto – e prendersi cura di una parte della decorazione che inevitabilmente ha subito un forte deterioramento è stato un grosso impegno ma anche una grande emozione.
Il lavoro effettuato quest’estate ha riguardato le superfici della fascia del basamento e della zona inferiore esterna, tutte parti che l’umidità non ha risparmiato. Oggi come 18 anni fa questo edificio, che appartiene a tutta la comunità, deve essere certamente vissuto, ma anche rispettato, difeso e valorizzato, come opera unica nel suo genere».
Don Orioldo ha esteso l’invito a tutti i cittadini affinché vengano a visitare questo gioiello storico e artistico simbolo di fede e di carità, dal momento che la congregazione religiosa che volle questa chiesa – eretta quasi 5 secoli fa – era dedita soprattutto alle opere assistenziali e al riscatto dei prigionieri.