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sabato , 23 Novembre 2024

Settimanale nr…4

Intermarket

La settimana ha visto un iniziale tono prudente per le borse, che prima hanno inanellato diverse sedute di debolezza (soprattutto per la retorica restrittiva di Fed e Bce) per poi recuperare e vedere Wall Street involarsi sul finale, a testimonianza di una persistente riluttanza nell’incominciare fasi di storno significative, in assenza anche di driver particolarmente ritenuti impattanti.
L’attuale fase è condizionata da un lato dalle onnipresenti letture dei dati macroeconomici, che nel complesso hanno dato supporto alle tesi degli ottimisti sulle prospettive 2024, dall’altro dall’uscita delle trimestrali USA, che continuano il loro percorso di avvicinamento alle settimane dove le grandi capitalizzazioni sveleranno i conti. Il sostegno che viene invece dal comparto chip è comunque una costante, specie dopo che TSMC ha incamerato notevoli buy dopo aver diffuso stime particolarmente attraenti, vista la forte domanda di componentistica per gli applicativi di intelligenza artificiale. Questo ha diffuso un certo ottimismo su tutto il settore, con diverse stocks in forte apprezzamento e altre su ‘nuovi’ nuovi massimi assoluti (come NVIDIA, nonostante l’ampia rivalutazione già avvenuta).
Il reverbero sugli indici, in particolare USA, è stato di chiaro impatto, con prima un recupero dei modesti segni meno prima osservati e poi una chiusura sui massimi storici. Lato macro le letture positive sui dati usciti ha invece dato ancora sostegno al movimento di rimbalzo dei rendimenti, iniziato già da inizio anno dopo i fasti nelle performance di dicembre. Non solo dati macro, ma anche un forte retorica di Fed e Bce sulle prospettive di politica monetaria, con toni di moderazione verso quelle attese di mercato probabilmente un po’ troppo ottimistiche e quasi immediate.
Tematiche che condizionano quindi le diverse asset class, assieme a quelle di natura geopolitica, con lo scacchiere mediorientale che ogni tanto mette qualche brivido agli investitori (possibile escalation regionale del conflitto israelo-palestinese) senza assumere, per il momento, intensità tali da innescare movimenti significativi. Alti e bassi, infine, per oro e petrolio mentre il Dollaro ha recuperato qualche posizione supportato dalla minore convinzione di un Fed pronta ad agire sul fronte sui tassi.

Mercato Azionario

L’indice MSCI World (azionario globale) chiude la settimana con un leggero rialzo dello 0,22%, rimanendo di poco positivo da inizio dell’anno (+0,3%). Pesa sempre meno la mini correzione di inizio 2024, rapidamente recuperata nelle ultime due settimane anche se, per alcuni indici, come quelli emergenti, è in realtà ancora in corso. Gli investitori premiano ancora comunque, ed in modo quasi plateale, i listini americani: S&P 500 (+1,2%) e, soprattutto, Nasdaq (+2,9%) catalizzano le scelte di investimento, supportati dal continuo buon andamento delle aziende della tecnologia. La situazione tecnica dei due indici rimane tonica: l’S&P 500 è formalmente in posizione rialzista su tutti i frame temporale, con l’ultima seduta che non solo ha scavallato l’ostacolo dei 4.800 punti ma ha anche aggiornato i massimi assoluti di fine 2021/2022, senza contare i dividendi e senza che vi siano per ora movimenti di storno. L’attesa sui supporti a 4.600 punti per accogliere una correzione anche di mera natura tecnica, dove probabilmente una parte degli investitori rimane in posizione di attesa, appaiono lontani senza driver capaci di mutare il quadro tecnico. Il guizzo rialzista è ancora più palpabile per il Nasdaq 100, che già era su massimi assoluti (e best performer nel 2023), supportato dai fondamentali aziendali ma anche da un sentiment tornato fortemente ottimista sulle prospettive del comparto chip.
Chi paga le incertezze economiche e una parte dei riflessi della geopolitica è l’Europa, negativa nella settimana (-1,6% lo Stoxx Europe) mentre il Giappone (+1,1% e +7,5% ytd) si conferma un’isola di rifugio dalle difficoltà dell’ecosistema cinese, i cui indici piegano notevolmente al ribasso (-6,5% in settimana e addirittura -11% da inizio anno), su cui convergono svariati fattori negativi (poco slancio economico nonostante gli stimoli, immobiliare e credito fragili). A livello settoriale, solo un positivo, la Tecnologia, mentre male Utilities, Real Estate ed Energy. Tra i temi di investimento di nicchia, ancora forti i semiconduttori (+8,6%) e l’Uranio (+0,5%, con un year to date del +17%!). Molto male Clean Energy, Miners e Blockchain, tutti tra il -5% e -7%.
La prossima settimana al via le trimestrali delle grandi capitalizzazioni: Microsoft, Netflix, Tesla, ASML, Visa e Intel tra le principali. Le attesta per il primo quarter si attestano ad un +3,1% (YoY), ma il mood appare improntato ad un certo ottimismo se si considerano i dati macro degli ultimi mesi.

Mercato Obbligazionario

Due elementi hanno portato ad un incremento nei rendimenti degli asset obbligazionari: da un lato i dati macro usciti, soprattutto negli Stati Uniti, e, dall’altro la sequenza di dichiarazioni che sono arrivati da membri influenti dei comitati direttivi. Se il primo elemento è comprensibile, visto che l’economia USA mostra ancora una buona tonicità (che renderebbe meno impellente mettere mano ai tassi), il posizionamento delle autorità monetarie è un punto dove, oggettivamente, c’è un po’ di confusione negli operatori. Dicembre aveva rappresentato una sorta di liberi tutti, dove la cuccagna del rialzo dei bond aspettava solo di essere assaltata; forse, un po’ prematuramente, perché un conto è interpretare le parole di Powell, un altro vedere poi all’opera la Fed. E dopo le dichiarazioni di Waller (Fed), che vede un taglio tassi più probabile nella seconda metà dell’anno e quelle di esponenti BCE, che osservano un posizionamento incoerente dei mercati, vi è stato un movimento di repricing sui tassi di rendimento, che riprendono infatti la via del rialzo. Il decennale USA si è riportato infatti in area 4,12% (+18 bps), mentre nella zona Euro i pari scadenza di Germania e Italia hanno visto incrementi rispettivamente di 16 bps (2,34%) e 15 bps (3,88%). Ma anche le parti brevi delle curve sono tornati a salire, con uno shift quindi abbastanza parallelo delle curve dei rendimenti.
Tali dinamiche riflettono un posizionamento un poò più coerente tra attese di mercato e propositi di Fed e BCE, tanto che l’intervento sul costo del denaro nel meeting di marzo è ora vicinissimo al… testa o croce (49%) se parliamo della banca centrale americana. Certo, lo stimato continua ad essere piuttosto aggressivo, passando da 6 a 5 tagli attesi (da 0,25%) per tutto il 2024 (quando la Fed ne ha stimati 3). Non è la prima volta che si crea un elastico tra operatori e banchieri centrali, essendo un tema già visto per tutto il 2023…ma non sarebbe nemmeno la prima volta che questi ultimi cambiano idea nel corso dei mesi. Lato BCE, la spinta per un intervento ad inizio primavera era già debole (Lagarde non era stata possibilista a dicembre) e i dati di inflazione vicini al 3% non lasciano ancora margine per abbassare la guardia. Il taglio tassi nella zona Euro è ora stimato con basse probabilità a marzo (16%) e si sposta più che altro nella parte centrale dell’anno, come da dichiarazioni di Lagarde.
La settimana è stata quindi negativa per gli indici obbligazionari governativi, che incorporano questo rientro dagli entusiasmi pre natalizi anche per i corporate investment grade. Lato rischio di credito non si sono visti invece particolari movimenti.

Mercato delle Materie Prime

Paniere generale debole (-1,2%) e che mantiene una verve decisamente poco attraente, sebbene, tra i diversi comparti vi sia stata qualche differenza. L’aumento delle attese per il mantenimento di una politica restrittiva della Fed ha indebolito l’oro (2.030, -1%) ma anche gli altri preziosi. Riprende tono il petrolio (73,4$, +1%), supportato dalle tensioni che persistono in Medio Oriente dopo il lancio dei missili iraniani. Slancio positivo invece per le Soft commodities, con in testa lo zucchero (+9,1%).

Mercato dei Cambi e Cryptos

In tema valutario, si rafforza di circa mezzo punto il Dollaro USA vs l’Euro, incorporando attese di politica monetaria ora meno certe su una svolta accomodante da parte del FOMC USA. Il cross Euro Dollaro USA rimane posizionato sotto area 1,10, toccando anche valori appena sotto quota 1,09. Si conferma invece la forza della valuta europea nei confronti di Yen e Franco Svizzero.
In ambito cripto, è continuano il sell on news sul Bitcoin (41.600, -4,2%) dopo l’annuncio della quotazione degli ETF negli Stati Uniti, con una influenza negativa anche sulle altre valute di questa asset class (Ethereum, -1,5%).

Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario indipendente, www.pazzagliapartners.it

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