Campone: Agriturismo Al Stalon, novità in arrivo

CAMPONE – Nei primi giorni di luglio sulla pagina fb di Maria Carta, che con il marito, Mauro Mesina, gestisce dal lontano 2000 la stalla con agriturismo Al Stalon, è comparso il seguente post …“Buongiorno a tutti! al 1 luglio hanno preso in mano la nostra azienda Sandro e Manuel Gambon, per un po’ li affiancheremo sia con la stalla che con l’agriturismo.

Non mi stancherò mai di ringraziarvi per averci seguito e amato in tutti questi ventidue anni. Abbiamo deciso di lasciare proprio nel momento in cui la nostra piccola realtà sta vivendo il picco più alto della sua vita, ma la schiena di Mauro sta dicendo… stop! A noi resterà un bellissimo ricordo, tantissimi sacrifici che hanno portato ad un grande e inaspettato successo e a tanta soddisfazione.

Ci fa piacere lasciare un buon avviamento a questi due giovani ragazzi pieni di entusiasmo e di voglia di fare. Noi abiteremo sempre a Sghittosa quando vi va di fermarvi per un saluto ci farà solo piacere. Mi mancherete tutti! Tutti i miei 2000 seguaci della mia pagina fb ma anche quelli meno social! E siete veramente tantissimi!”
Grazie di tutto
Maria

Nel leggere il post di Maria ho ripensato a tutte le volte in cui, parlando di Campone, mi sono sentita dire – ah Campone dove ci sono i sardi Mauro e Maria, i formaggi e la ricotta di loro produzione sono speciali e poi il porceddu, come lo cucina Mauro non lo cucina nessuno – .

Mio marito Claudio, nato a Campone, ed io abbiamo una casa in questo piccolo borgo della Val Tramontina abitato stabilmente da 30 persone e da quando siamo in pensione vi trascorriamo lunghi periodi in tranquillità.
Conosciamo Mauro e Maria dal 2000, quando arrivarono dalla Sardegna con i tre figli piccoli per iniziare la loro avventura in Friuli.

Anno dopo anno, con tenacia e tanti sacrifici, hanno trasformato le grandi stalle fatiscenti di Zanon, costruite negli anni settanta del secolo scorso per ospitare gli animali di una cooperativa agricola, nella realtà imprenditoriale di cui oggi giustamente possono essere orgogliosi. Una realtà conosciuta ed apprezzata non solo nella nostra regione.

Solo le persone che vivono in paesi come questi possono capire ed apprezzare il valore profondo di simili scelte di vita.

Chi arriva quassù per qualche giorno ne coglie solo l’aspetto “bucolico”, ma non pensa a cosa significa vivere e lavorare in un posto privo di tutti i servizi fondamentali, dover portare tutti i giorni i figli a scuola percorrendo una strada pericolosa e rimanere spesso isolato dal mondo perché basta un temporale più forte per mandare in tilt le linee telefoniche e la rete internet.

Non più tardi di un paio di mesi fa sono stata intervistata da uno studente di urbanistica dello IUAV sul tema dello spopolamento della montagna e, tra i vari argomenti affrontati, gli avevo parlato della bella realtà imprenditoriale di Mauro e Maria e della necessità, per combattere il fenomeno dell’abbandono della montagna, di portarvi le infrastrutture e i servizi che i politici, sempre a caccia di voti e consensi, promettono in campagna elettorale ma che poi puntualmente disattendono.

Da inguaribile ottimista concludevo auspicando un ricambio generazionale per salvare la montagna e oggi la notizia che l’azienda di Mauro e Maria è stata rilevata da due giovani imprenditori, Sandro e Manuel Gambon, mi fa guardare con speranza al futuro.

La montagna friulana ha assolutamente bisogno di energie fresche, determinate e proiettate al domani. Solo a guardare in faccia questi due giovani si intuisce che la caparbietà friulana incontrando la tenacia di quella gente forte della Barbagia saprà dare frutti speciali. Vecchie e nuove eccellenze capaci di attrarre quassù genti che credono ancora nel valore dei vecchi territori e delle loro tradizioni. Noi ci crediamo.

Concludo questo pezzo dedicato a Mauro e Maria con un ricordo che risale al mese di marzo 2020. Stavamo vivendo il primo lockdown e l’angoscia per quello a cui si stava assistendo aumentava di giorno in giorno. Mio marito ed io avevamo deciso di fermarci a Campone per sentire di meno la costrizione dello stare chiusi in casa a Pordenone. Era quasi sera, quando sentimmo bussare alla porta… era Maria che ci lasciava sulla porta la “famosa ricotta di Mauro”, un saluto ed un sorriso.

Rivivendo quel ricordo, ripenso al forte valore simbolico di quel gesto… un semplice dono rivolto ai pochi abitanti del paese tuttora aggrappati alla loro solitudine. Ancora oggi mi commuovo e ringrazio Mauro e Maria perché in quelle ore buie e drammatiche non era poi così scontato avere un pensiero per gli altri.

Franca Benvenuti




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