PORDENONE – Sono solo due le sedute di questo inizio 2020, ma ai mercati sono state sufficienti per fissare prima nuovi livelli record per gli indici azionari (in particolare per i panieri statunitensi) e per ripiegare poi sulla scia delle nuovi e forti tensioni in Medio Oriente tra USA e Iran.
Lo strike americano che ha ucciso, infatti, un importante generale iraniano, ha portato una improvvisa volatilità sull’equity, quest’ultimo proveniente dalle eccellenti performance del 2019.
Al di là delle questioni geopolitiche (che comunque avranno degli sviluppi nelle prossime settimane), gli operatori guardano soprattutto alla dinamica degli utili aziendali (fermi da 12 mesi, elemento che ha di nuovo ampliato i multipli di valutazione) e alla conferma che sul piano internazionale si sia evitata l’escalation legata alla Trade War tra Stati Uniti e Cina.
In tal contesto si inserisce anche la strategia di politica monetaria delle banche centrali, attualmente ancora molto accomodante. Il risultati dell’ottava (a cavallo tra 2019 e 2020) vedono quindi una moderata flessione delle borse, che comunque restano ancora molto vicine ai massimi di periodo (in alcuni casi questi coincidono con quelli storici).
Le indicazioni di breve mostrano ancora il ritorno delle difficoltà del Dax e in generale dei comparti ciclici, subito colpiti dalle vendite per i possibili effetti delle tensioni geopolitiche. Ben comparto invece, ovviamente, tutto il comparto Oil & Gas ed Energy che beneficia del rialzo del prezzo del petrolio.
Acquisti anche su altre asset class che hanno assunto alla funzione di beni rifugio: acquisti sui tutti i governativi, con un sensibile calo dei rendimenti. Significativi i segni più soprattutto sui titoli di stato inglesi e svizzeri, ma anche sulle lunghe scadenze della zona Euro. Il decennale americano, dopo aver toccato anche quota 1,95% a metà settimana, ha poi finito per chiudere a quota 1,80%, In ambito valutario il Dollaro si è prima indebolito verso l’Euro (con il cambio che si è diretto sopra area 1,12), per poi ritrovare la funzione di safe asset e recuperare qualche posizione.
Per lo stesso motivo, si è rafforzato lo Yen giapponese mentre le valute emergenti hanno visto limature al ribasso. Per quanto riguarda le materie prime, immediato balzo del greggio dopo l’attacco americano: il petrolio è salito di oltre 3 punti percentuali nelle ultime sedute (close settimanale a 63 Dollari), sulle aspettative di una maggiore tensione in tutta l’area mediorientale. Reattivo anche l’oro che ytd realizza già un +2% e sale ben sopra area 1.500, confermando la propria struttura rialzista di medio-lungo periodo.
Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Autonomo
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