PORDENONE – E’stata presentata l’edizione 2020-2021 del Premio Cavallini, istituito da Vittorio Sgarbi nel 1996 a Barcis e giunto alla XXIV edizione.
Dal 2017 il premio non è più intitolato al solo Bruno Cavallini, zio di Vittorio ed Elisabetta Sgarbi, ma ai fratelli Bruno, Romana e Rina Cavallini, quest’ultima madre di Vittorio ed Elisabetta, tre personalità molto diverse, ma tutte accomunate da una speciale sensibilità artistica e da un altrettanto speciale forza di carattere.
Sono quattro i riconoscimenti che saranno assegnati in questa edizione articolati su varie sezioni:
– Premio per editoria e memorialistica, a Mario Andreose
– Premio alla carriera, a Mario Botta
– Premio per la saggistica, a Giulio Ferroni
– Premio per la narrativa, a Sandro Veronesi
I nomi dei premiati sono stati resi noti dal Presidente del Comitato organizzatore del premio, Maurizio Salvador e da Valentina Gasparet, curatrice dell’evento.
La cerimonia di consegna del premio è in programma sabato 30 ottobre alle 20.30 al Teatro Comunale Giuseppe Verdi a Pordenone.
A consegnare il Premio, promosso con il patrocinio della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dei Comuni di Pordenone e di Barcis e della Pro Barcis, sarà Vittorio Sgarbi, che lo istituì nel 1996 a Barcis, comune di cui è cittadino onorario.
A Barcis nacque l’idea di istituire il premio, consegnato per alcuni anni nella località turistica della Valcellina e dal 2003 a Pordenone. “Il Premio Cavallini è un derivato del Premio Giuseppe Malattia della Vallata – ha scritto Vittorio Sgarbi – con Gaio Fratini, primo premiato, a cui sono seguiti in oltre 20 anni importanti esponenti del mondo della cultura contemporanea nei vari campi del sapere (dalla letteratura alla ricerca scientifica, dalla musica al teatro) tra i più conosciuti in Italia e in Europa”.
La serata sarà coordinata da Maurizio Salvador, che nel 1996 da sindaco di Barcis accolse con entusiasmo l’idea del premio, e da Valentina Gasparet, e vedrà la presenza, come per gli anni scorsi, di Vittorio Sgarbi ed Elisabetta Sgarbi, che consegneranno e leggeranno le motivazioni dei premi.
Ha scritto Vittorio Sgarbi del premio: “Il Premio Cavallini da 2017 non è più Premio Bruno Cavallini, ma semplicemente Premio Cavallini, per includere lo zio Bruno, la zia Romana e mia madre Rina – tre spiriti artistici, ciascuno a suo modo. Mio zio Bruno, oltre che un ‘legame di sangue’, ha soprattutto con me un collegamento di idee e di pensieri.
Con una vitalità assolutamente inesausta (che mi è sicuramente passata per via di testa e non per via di sangue) che era poi quella ammirata, in lui, dai suoi amici, nei momenti in cui pacatamente conversava, metteva insieme la storia civile e quella letteraria, identificava i riferimenti a Foscolo, a Carducci, a Dante, a Benedetto Croce con una straordinaria capacità, affascinando molti che ancora lo ricordano. Mio zio ha molto parlato e detto, e quasi nulla ha scritto. Era un ‘atleta’ delle lezioni private, consentendosi in tal modo di triplicare lo stipendio.
Si arrabbiava su qualunque cosa non corrispondesse alla sua idea lucida e limpida del mondo e, dove l’argomento meritasse, non sentiva stanchezza. Quel riottoso zio, coltissimo, sofisticato e sottile, quasi un Bobi Bazlen che quasi nulla scriveva, era totalmente estraneo a ogni forma di potere culturale, e l’unico potere che poteva rappresentare era quello della sua intelligenza, della sua passione, delle sue idee.”
Elisabetta Sgarbi a proposito della madre, Rina, e della zia, Romana: “Mio zio Bruno è sempre stato il modello di mio fratello. Io mi sono riconosciuta più spesso nella postura della zia Romana. Silenziosa e bellicosa mia zia, e anche io. Più appartata di suo fratello e sua sorella, ma altrettanto tumultuosa interiormente, e altrettanto affidata alla poesia.
Poco dopo la sua scomparsa, ho voluto pubblicare dei suoi testi, perché ne erano lo specchio, e davano pienezza ai suoi silenzi. Con gli anni, e soprattutto ora che abbiamo un rapporto diverso, mi sono invece sempre più riconosciuta nella Rina. Mi sembra ora di pensarla sempre come lei, con la stessa passione e la stessa intransigenza, la stessa violenza fatta di amore per le cose e le persone.
Mi fa sempre uno strano effetto pensare a loro in relazione a un premio, perché i premi sono statici e loro – tutti e tre, Bruno, Rina e Romana – erano quanto pochi altri mobili. Ma è vero che i premi sfidano e vincono il tempo, restano. Come loro tre, ne sono convinta.”
Motivazioni dei premi
Premio per Editoria e Memorialistica a Mario Andreose, tra le figure di maggior rilievo del mondo dell’editoria, vantando una storia rara, per nobiltà e qualità, più ancora che per le invidiabili esperienza e professionalità. Un nome che, dalla fine degli anni ’50 a oggi, si incrocia con i più importanti editori del nostro Paese e alcuni tra gli autori, italiani e stranieri, più importanti del Novecento.
Premio alla Carriera a Mario Botta, per aver saputo cogliere, interpretare e dare forma mirabile a quella “necessità primordiale nella ricerca della bellezza che sempre ha accompagnato l’uomo nella costruzione del proprio spazio di vita” e per la sua visione del costruire come “atto sacro”.
Premio per la Saggistica a Giulio Ferroni, per una ricchissima attività di saggista e pubblicista – capace di illuminare Dante e il Rinascimento, il Settecento, il Novecento e il nuovo millennio.
Un’opera, nella perenne tensione di una coscienza alta e libera, che si dibatte alla ricerca del punto di equilibrio tra la propria idea di cultura e l’esigenza – ideale ma astratta e irraggiungibile – di un’introvabile oggettività.
Premio per la narrativa a Sandro Veronesi, per aver allacciato la letteratura del Novecento alla letteratura del presente, sospingendo gli abitanti di questi tempi verso l’approdo necessario: restare umani, diventare umani. Per averci scagliato nei vuoti dell’esistenza con racconti avversi alla resa, senza smettere di guardare agli altri.
Il premio è stato assegnato: nel 1997 a Gaio Fratini, nel 1998 alla Rivista Panta, nel 1999 a Younis Tawfik con premio speciale a Egi Volterrani, nel 2000 a Franco Loi, nel 2001 a Alain Elkann, nel 2002 a Franco Marcoaldi, nel 2003 a Gian Antonio Cibotto, nel 2004 a Edoardo Nesi, nel 2005 a Diego Marani, nel 2006 a Pino Roveredo, nel 2007, anno in cui il premio si è sdoppiato, a Alexandre Jardin e Giovanni Reale, nel 2008 a Lucio Dalla, Marco Alemanno e Matteo Collura, nel 2009 a Mauro Corona e Pierluigi Panza, nel 2010 a Claudio Magris e Folco Quilici, nel 2011 a Roberto Vecchioni e Alessandro Spina, nel 2012 alla cantante Alice e allo scrittore Maurizio Di Giovanni, nel 2013 a Pierluigi Cappello, Eleonora Cavallini, Tommaso Cerno con premio speciale a Boris Pahor, nel 2014 a Nuccio Ordine con premio speciale a Raffaele La Capria, nel 2015 a Jean-Louis Georgelin, Marc Fumaroli e Ramin Bahrami, nel 2016 a Oscar Farinetti, Paolo Portoghesi e Giuseppe Sgarbi, nel 2017 a Luciano Canfora, Furio Colombo, Gilles Pécout, Umberto Piersanti e Italo Zannier, nel 2018 a Michele Ainis, Ermanno Cavazzoni, Piera Degli Esposti, Morgan e Sergio Claudio Perroni, nel 2019 a Pupi Avati, Franco Cordelli, Erminia Dell’Oro e Laura Pariani.
Tutte le informazioni sul Premio si possono trovare sul sito www.premiobrunocavallini.it