UDINE – Porta con sé numerosi cambiamenti l’avvio dell’autoriforma della Fondazione Crup in seguito alla sottoscrizione del Protocollo d’intesa del 22 aprile 2015 tra Acri (Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio) e Mef (Ministro dell’Economia e delle Finanze). Tra gli obiettivi principali del Protocollo, rafforzare il presidio del patrimonio, valorizzare la trasparenza dell’attività erogativa, garantire ulteriormente l’autonomia e l’efficacia della governance.
Con il Protocollo Acri/Mef, condiviso e fatto proprio anche dalla Fondazione Crup, si è aperta la stagione dedicata allo studio delle modifiche da apportare al testo statutario in vigore.
«Alla luce dei 25 anni di esperienza maturata dalla Fondazione Crup, dei cambiamenti intervenuti nel tessuto sociale a livello nazionale e locale, dei mutati rapporti con il sistema bancario, con il mondo economico e finanziario e con gli enti pubblici, – ha dichiarato il presidente della Fondazione Lionello D’Agostini in occasione della conferenza stampa svoltasi oggi, 13 gennaio, nella sede di via Manin 15 a Udine – sono state approvate importanti modifiche allo Statuto. Dopo un anno e mezzo di studio, riflessioni, incontri, consultazioni il Consiglio e l’Assemblea della Fondazione hanno approvato all’unanimità il nuovo statuto, che ne ridisegna, anche nel nome, il profilo e ne traccia idealmente le linee del percorso futuro. Si punta a fornire una migliore qualità del servizio al territorio con competenze qualificate, con snellezza ed efficienza, nel rispetto delle regole e dei ruoli, puntando principalmente su: cultura, istruzione, vulnerabilità sociali».
Tra queste in particolare le norme concernenti le incompatibilità, requisiti di professionalità e onorabilità dei componenti degli Organi, il rafforzamento dei principi a tutela del patrimonio, oltre ad altre modifiche minori che erano in larga misura già presenti e disciplinate nello statuto della Fondazione Crup, ma che andavano meglio precisate a livello normativo e procedurale.
Le principali modifiche apportate sono riassumibili in sei punti:
1 – Governance: sono stati rafforzati i requisiti di professionalità, di onorabilità e i criteri di incompatibilità nei confronti dei componenti.
2 – Patrimonio: sono stati introdotti più stringenti criteri a salvaguardia delle risorse gestite quali il divieto di investire più di un terzo del patrimonio in un singolo asset (con conseguente riduzione della quota investita nella banca conferitaria), il divieto di indebitamento salvo il caso di temporanee esigenze di liquidità e la forte limitazione nell’utilizzo dei derivati.
3 – Trasparenza: la Fondazione continuerà a garantire in forma più estesa trasparenza nelle proprie attività pubblicando, oltre ai bilanci, i criteri di assegnazione dei contributi, applicando un controllo sull’impiego degli stessi e sulle operazioni di rendicontazione, rendendo pubblici i profili degli amministratori e dei sindaci.
4 – Componenti Organi collegiali: è stato ridotto da 24 a 20, di cui 2 cooptati, il numero dei componenti l’OdI; per la composizione del CdA è stata demandata all’OdI la determinazione del numero esatto tra un minimo di 5 e un massimo di 9 membri in sostituzione del range 5-11.
5 – Enti designanti: la selezione – frutto di una disamina particolarmente complessa dettata dalle trasformazioni che coinvolgono gran parte degli enti già designanti quali le province (soppresse), i comuni (riordinati nelle UTI e attualmente alle prese con complicate questioni di riassegnazioni delle competenze), le CCIAA – è stata effettuata adottando tre criteri generali: la rappresentatività del territorio, dei soggetti e degli interessi sottesi all’attività della Fondazione, l’adeguatezza quanti/qualitativa e la proporzionalità dimensionale.
Tre le new entry: le due Diocesi e la Società Filologica Friulana.
Scompaiono: le due province (soppresse con legge costituzionale), l’Ordine degli Avvocati di Tolmezzo (soppressione del locale tribunale), i Consorzi Universitari di Udine e Pordenone.
Gli enti designanti selezionati, il cui numero è sceso da 20 a 18, sono pertanto i seguenti: Diocesi di Udine, Diocesi di Pordenone, Comune di Udine, Comune di Pordenone, CCIAA di Udine, CCIAA di Pordenone, Comune di Aquileia, Comune di Cividale, Comune di Sesto al Reghena, Università del Friuli, Società Filologica Friulana, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine, Deputazione di Storia Patria per il Friuli, Centro iniziative culturali Pordenone, Ordine Avvocati Udine, Ordine Avvocati Pordenone, Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri di Udine, Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri di Pordenone.
I membri cooptati sono inoltre stati ridotti da 4 a 2.
6 – La denominazione: alla luce di un quadro normativo e sociale ora profondamente cambiato, è sembrato naturale procedere con la scelta di un nuovo nome. Secondo il Protocollo ACRI/MEF, infatti, le fondazioni devono attenuare il loro peso nel settore bancario e ciascuna di esse non può detenere più del 33% del proprio patrimonio in un unico asset (di fatto nella banca conferitaria). Inoltre, il nome CRUP è legato al passato e a dinamiche sociali/culturali scarsamente aderenti alla realtà odierna.
La Fondazione ha deciso, quindi, di riposizionarsi anche dal punto di vista comunicativo, su basi storiche e valori immutabili, ma con una “vision” nuova e dinamica, attraverso la nuova denominazione “Fondazione Friuli”.
Dal punto di vista storico, geografico, etnico e culturale il nome è rappresentativo delle molteplici realtà di cui è composto il territorio delle due province di Udine e di Pordenone (Valli del Natisone, Carnia, Canal del Ferro, vicino Veneto, zone costiere e montane, vallate e pianure). Il nome Friuli racchiude in sé e simboleggia i tratti caratterizzanti di una visione progettuale fortemente identitaria e inclusiva, del cui recupero si avverte la necessità e l’urgenza. Un segnale, che è anche un auspicio largamente condiviso, di rinascita culturale ed etica, presupposto indispensabile per una ripresa economica e sociale della nostra “piccola patria”.
«Per la Fondazione si tratta di un’occasione storica – ha chiarito in conferenza il presidente D’Agostini illustrando le motivazioni della scelta – per assumere un nome di forte connotazione identitaria. In questo momento in cui vengono cancellati enti territoriali storici, come le province, e viene rimodellato il territorio con l’istituzione delle UTI, il solo ancoraggio che può preservare quantomeno l’idea di quell’unità necessaria cui aspiriamo, che si allarga ad abbracciare tutti i paesi, le città e le contrade, nessuno escludendo o dimenticando, è rappresentato proprio dal nome Friuli. Una bandiera – ha concluso D’Agostini – fatta di operosità, sobrietà, rigore morale e valori saldi, riconosciuta e apprezzata oltre i nostri confini, in tutto il mondo ove il destino ha trascinato i nostri emigranti di ieri e di oggi, portando con sé i segni inconfondibili di questo popolo».