Cronache dalla Poltrona – PPP va in carcere (con Cinemazero)

PORDENONE – Presso la Casa Circondariale di Pordenone, a quasi cinquanta anni dalla scomparsa del grande intellettuale, sepolto a Casarsa della Delizia, venerdì 8 novembre verrà dedicata questa giornata al cinema di Pier Paolo Pasolini con la proiezione dei suoi tre film brevi considerati unanimemente tre capolavori assoluti, summa della sua poetica condensata in circa 30 minuti per ciascun filmato.

Dopo aver meritoriamente portato nelle carceri pordenonesi il cinema muto accompagnato dal vivo da un pianista (l’eccellente Mauro Colombis pordenonese di nascita ma residente da anni a Sydney), a inizio ottobre in occasione delle Giornate del Cinema Muto, (“durante lo spettacolo non volava una mosca, i detenuti si sono rivelati un pubblico attentissimo e partecipe” commentò così Piero Colussi sui suoi canali social) Cinemazero, nel continuare l’apprezzata politica di connessione fra il “dentro” e il “fuori”, porta all’interno della casa circondariale un omaggio a Pier Paolo Pasolini di cui è ricorso nei giorni scorsi l’anniversario della morte. Un anniversario ricordato in numerose iniziative, programmi televisivi e articoli sui giornali.

Si inizierà con La ricotta (1963) storia del povero sottoproletario Stracci, che per guadagnare due lire fa la comparsa in un film nel ruolo del ladrone buono che alla fine crepa per davvero sulla croce (muore di congestione dopo aver divorato una ricotta!). Folgorante il finale in cui Orson Welles davanti al poveraccio Stracci cadavere sulla croce dice: «Crepare… Non aveva altro modo di ricordarci che anche lui era vivo…».

Seguirà La Terra vista dalla Luna (1967) con Totò e Ninetto Davoli in un inedito duo comico assieme a Silvana Mangano. Favola surreale il cui finale di natura tragicomica riporta, anche in questo film, una fulminante frase: “Morale: essere morti o essere vivi è la stessa cosa.”. La terza opera è Che cosa sono le nuvole? (1968) sempre con Totò e Ninetto Davoli affiancati da Laura Betti, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia e Domenico Modugno. In un piccolo teatro di provincia viene messa in scena una riduzione de l’Otello.

Ovvero le perfide trame di Jago contro Otello ed il conseguente omicidio di Desdemona con gli attori che si muovono legati a dei fili come marionette. Il finale è l’apice poetico del film, quando Jago e Otello vengono gettati nella discarica: marionette diventate spazzatura che “ritrovano la vita” con l’apparizione delle nuvole e la struggente frase finale pronunciata da Jago/Totò: «Oh, straziante, meravigliosa bellezza del Creato!» che morirà poche settimane dopo le riprese.

Questi tre film brevi rientrano nel filone dei film ad episodi che ha caratterizzato il cinema italiano per tutti gli Anni Sessanta del secolo scorso. Una preziosa occasione di far rivivere la poetica pasoliniana in un luogo dove forse ha davvero più senso lasciarsi andare alla riflessione e alla scoperta e dove, decisamente al di là da ogni retorica di circostanza, i concetti di “dentro” e “fuori” e di vita e di libertà assumono quasi un’urgenza tangibile e non solo meramente didascalica.

Un plauso va a Cinemazero e all’Amministrazione Penitenziaria della Casa Circondariale di Pordenone (e alla Regione FVG che contribuisce economicamente) che hanno saputo cogliere questa occasione di conoscenza e riflessione per metterla a disposizione degli ultimi e dei dimenticati ovvero (anche) i carcerati.

Pasqualino Suppa




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