JESOLO (VE) – “Le statuette itifalliche egizie non hanno una funzione pornografica, bensì propiziatoria: simboleggiano vita, fertilità, fortuna, protezione dalla sfortuna, assimilando Osiride a Dioniso secondo l’interpretazione di Plutarco ma anche dello studioso cattolico padre Banti”. È il professor Alessandro Cecchi Paone, divulgatore scientifico che ha prestato la voce alle audioguide della mostra “Egitto. Dei, Faraoni, Uomini”, differenziate per fasce d’età per venire incontro alle esigenze cognitive anche dei minori, a replicare all’insegnante friulano di scuola primaria.
Il maestro residente in un comune della Carnia in provincia di Udine, dopo che il nipote di 9 anni aveva disegnato un antico egizio col fallo eretto di ritorno dalla visita il primo giorno di inaugurazione della mostra jesolana dedicata all’antico popolo del Nilo, in una accorata e-mail alle società produttrici e promoter della mostra del Lido di Jesolo, Venice Exhibition e Cultour Active, aveva infatti richiesto di censurare una preziosa statuetta itifallica risalente al III secolo A. C. contenuta nell’allestimento durante la visita della sua scolaresca, pena l’annullamento della gita culturale prenotata a febbraio.
“Non c’è alcuno scandalo nella statuetta itifallica presente nella mostra sull’antico Egitto di Jesolo” chiarisce Cecchi Paone “ed è giusto che il reperto sia presente nel percorso espositivo-didattico nel rispetto della corretta educazione dei più giovani ma anche delle preoccupazioni legittime di famiglie e docenti”.
La statuetta della prima età tolemaica, alta circa 40 cm. e realizzata in argilla cruda e bitume, prezioso prestito museale, si trova nell’area della mostra dedicata al culto dei morti. “Tutti gli studiosi dell’antichità, gli archeologi e gli antropologi culturali” spiega “confermano che il fallo maschile raffigurato eretto, piuttosto che un significato erotico o osceno, simboleggia vita, fertilità, fortuna, protezione dalla sfortuna.
“Così fra i greci ed i romani” aggiunge “ma ancor prima fra gli antichi egizi. Dove Osiride, che portò la civiltà agli esseri umani, poté resuscitare solo quando la sorella Iside trovò dopo tutti gli altri pezzi del corpo, proprio il pene funzionante del fratello che riprese così il suo ruolo di primo faraone dio protettore dei mortali”. “Sarebbe un errore impedire alle nuove generazioni di venire a contatto con una tale ricchezza didattica e sono ovviamente pronto” conclude Cecchi Paone “a raccontare nel dettaglio tutto questo di persona all’insegnante preoccupato ed ai suoi alunni durante la visita della sua scolaresca, ma anche a tutti gli altri che chiedessero di effettuare una visita guidata con me alla mostra di Jesolo”.