PORDENONE – Il primo bilancio dell’era Alessandro Basso segna una linea di continuità politica, ma anche un’impronta personale ben riconoscibile. Famiglia, bambini, scuola, quartieri e sostenibilità sono i cardini attorno ai quali ruota la manovra approvata lunedì dal consiglio comunale, presentata ufficialmente dalla giunta nell’incontro di fine anno con la stampa. Sullo sfondo, l’orizzonte del 2026 come anno di avvicinamento a Pordenone Capitale italiana della Cultura 2027, appuntamento che già oggi orienta scelte e investimenti.
Jeans e dolcevita, volto disteso di chi ha chiuso una partita complessa, il sindaco ha rivendicato il lavoro di squadra che ha portato al primo bilancio della sua amministrazione. «Ne vado fiero e orgoglioso – ha detto – perché è una risposta politica chiara: il bilancio è scritto facendo rientrare i temi del centrodestra, nel rispetto del mandato ricevuto». Un’impostazione che richiama il percorso tracciato negli anni precedenti, da Alberto Parigi ad Alessandro Ciriani, ma che Basso declina con la sensibilità di ex dirigente scolastico e con un’attenzione marcata ai temi educativi e sociali.
Al centro della manovra ci sono le famiglie. Nonostante l’aumento dei costi delle materie prime, l’amministrazione ha scelto di non ritoccare le tariffe delle mense scolastiche. «Una decisione politica – ha sottolineato il sindaco – che parla alle famiglie e ai bambini». Stesso approccio sull’addizionale Irpef, tema affrontato anche accogliendo un segnale di dialogo arrivato dalle opposizioni. «Non è una questione di destra o sinistra, ma di ascolto dei cittadini», ha spiegato Basso, evocando anche esperienze personali e la necessità di non gravare ulteriormente sui bilanci domestici.
Il bilancio viene definito “forte”, non solo per le cifre ma per la capacità di intercettare finanziamenti grazie a programmazione e visione. È in questo contesto che il sindaco rivendica il ruolo assunto da Pordenone negli equilibri regionali. «Il riconoscimento del Gse non arriva per singoli interventi, ma per la capacità di programmare – ha ricordato – tenendo la sostenibilità ambientale come caposaldo». Da qui l’immagine di una città che non è più Cenerentola del Friuli Venezia Giulia, ma “primus inter pares”, autorevole e capace di guardare al Veneto e al Friuli orientale senza complessi di inferiorità.
Le grandi direttrici di sviluppo restano quelle già note: l’Interporto come motore logistico, il rafforzamento del sistema universitario e formativo, la “città educante” portata avanti con l’assessore Pietro Tropeano. Accanto ai grandi cantieri, però, c’è l’attenzione ai quartieri, delega del vicesindaco Mara Piccin, per i quali è stato avviato un percorso di ascolto e intervento. «Sono i luoghi dove la gente vive davvero», ha ricordato Basso, ribadendo che lo sviluppo non può prescindere dalla qualità della vita quotidiana.
Uno sguardo particolare è rivolto ai giovani. Il nuovo centro sportivo che sorgerà in un’area strategica della città si chiamerà “Polo Young”, a sottolineare l’intreccio tra sport, università e futuro. Sul fronte della sicurezza, l’amministrazione punta su un rafforzamento misurato: due agenti in più e un’unità antidroga, con un approccio che rifiuta la militarizzazione e le ronde, da qualunque parte arrivino. «Una città felice deve essere sicura, ma senza clamori», la linea ribadita dal sindaco.
Capitolo ambiente: Pordenone guarda sempre più al Noncello e si candida a diventare “città dei parchi”. Sono previsti investimenti per la mobilità dolce, l’ampliamento delle aree verdi e, nel 2026, la realizzazione dell’ecocentro con 1,6 milioni di euro a bilancio. Accanto al verde, però, anche opere di difesa idraulica, perché – è stato detto – con l’acqua non si scherza.
Alle critiche dell’opposizione risponde il vicesindaco Parigi, difendendo le scelte su cantieri e patrimonio: «A noi piace accendere i motori». Gli fa eco l’assessore Diomede: «Siamo ottimisti e coraggiosi, vogliamo una città felice e siamo pronti ad affrontare le evoluzioni».
E mentre il 2026 si avvicina come anno di preparazione, Pordenone si gode già il ruolo di protagonista. Con il titolo di Capitale della Cultura 2027 in tasca, la città non è più la Cenerentola che cercava un posto al mondo, ma una “principessa” corteggiata da chi vuole fare arte, teatro, musica e letteratura. Un cambio di passo che il primo bilancio dell’era Basso prova a tradurre in numeri, progetti e visione.
