Bianchini, affaire Kronospan: indagare senza paura per amore verità e ambiente
SAN VITO AL TAGLIAMENTO – “Non voglio aggiungere altra legna al fuoco che divampa nell’affaire Kronospan. Mi permetto soltanto una breve riflessione per amore della verità e dell’ambiente nella zona industriale Ponterosso e nel Sanvitese”.
Comincia così la lettera aperta di Rino Bianchini, fondatore e primo presidente della zona industriale di Ponterosso, che, in quanto ideatore e realizzatore di questa importante area produttiva, desidera “soltanto esprimere la speranza che, di quanto sta accadendo, non ne faccia le spese questa realtà concretata oltre mezzo secolo fa con due obiettivi ambiziosi: creare benessere economico e sociale e non alterare gli equilibri ambientali.
L’idea di Ponterosso è anteriore al 1964, data di nascita della Regione a statuto speciale Friuli Venezia Giulia, che rese possibile il progetto nel 1965 nell’ambito del rimo piano regionale di sviluppo industriale. Gli anni decisivi furono il 1973 e il 1975, quando i primi insediamenti fecero decollare il sogno che avrebbe riscattato il destino del Sanvitese, una delle zone più depresse d’Italia, dalla quale si emigrava per migliorare le condizioni di vita della popolazione condizionata da un’agricoltura a basso e a bassissimo reddito, oltre che essere preda della disoccupazione.
Nel 1975, all’assemblea del Consorzio della nuova zona industriale, di cui ero presidente, potevo dichiarare che il lavoro preparatorio degli anni precedenti aveva portato a insediamenti decisivi e a premesse tali da far sì che lo sviluppo sarebbe stato ancora più consistente se non fosse intervenuta la crisi creditizia, economica e politica.
Bisognava crederci e battersi per risolvere i problemi per dare vita a una delle zone industriali più progredite, dotata di infrastrutture e di strutture d’avanguardia. Tra queste, una delle scelte decisive fu quella delle aree verdi della Zipr, nell’ordine del 20% del territorio.
L’obiettivo più immediato fu la piantumazione di 2.000 alberi, ma soprattutto la presa di coscienza di un’iniziativa di alto valore culturale ed educativo. Riuscimmo anche a sensibilizzare i giovani con una festa mandamentale dedicata al rispetto della natura e con un concorso a premi per i migliori temi sulla salvaguardia dell’ambiente.
Sul piano promozionale Ponterosso era presente agli eventi economici nazionali e internazionali più qualificati per conoscere e farsi conoscere. Ci battevamo per capire e far capire perché poteva essere conveniente per l’industria investire sul territorio. Ormai la nostra Zipr era attiva a tutti gli effetti, grazie a una macchina funzionante, a un patrimonio di circa mezzo miliardo di lire a fine 1974, a un bilancio d’esercizio che superava già i 700 milioni, a infrastrutture, strutture e progetti, oltre che alle facilitazioni per insediamenti nelle zone depresse.
La nostra zona industriale non era una realtà tecnica gestita da un ente burocratico, bensì una comunità sociale gestita da tutte le forze reali interessate. Era un sistema operativo autenticamente democratico, i cui organismi erano eletti dalle comunità democratiche locali. Decidevamo assieme non soltanto il “quanto”, ma anche il “come”. Così riuscimmo a dare forma a una delle realtà produttive all’avanguardia, come poche altre realtà in Europa.
Un risultato ottenuto visitando le zone produttive più moderne, soprattutto in Germania e in Olanda, e analizzando le esperienze più innovative. Fummo tra i primi a interessarci di rispetto dell’ambiente, quando questo concetto non faceva ancora parte della cultura, della politica e dell’economia.
Il Consorzio considerava come creare un ambiente nel quale l’attenzione fosse rivolta alla difesa e all’incremento delle aree verdi, all’eliminazione dei fumi provocati dalle produzioni, alla depurazione delle acque. Insomma pensavamo e agivamo guardando al futuro, come si evince dal nostro interesse per lo studio e la ricerca. Tra i nostri tanti impegni ricordo anche la partecipazione al congresso internazionale di Vienna, intitolato “La fabbrica del futuro”, assieme a esponenti di grandi aziende internazionali, progettisti, psicologi, sociologi, sindacalisti, medici del lavoro, su iniziativa dell’Istituto internazionale per la programmazione industriale, in collaborazione con l’Unido (United Nations industrial development organization).
Ciò premesso, arrivo alla situazione attuale. Noto un grande impegno nel voler aggiungere posti di lavoro: una preoccupazione lodevole, soprattutto in un momento tanto difficile per l’economia. Credo però che il reddito e il profitto debbano andare di pari passo con la qualità della vita e il rispetto degli equilibri naturali.
Per esempio (non lo dico per polemica) se vi fosse soltanto il dubbio che la Kronospan operasse scelte pesanti per l’ambiente, si dovrebbe far chiarezza con serenità e obiettività. A questo dubbio aggiungo la voce che le autorità austriache avrebbero rifiutato di costruire il megaimpianto sul loro territorio. Va verificato anche questo, senza esitazione, nel rispetto della verità e dei princìpi che ispirarono la nascita di Ponterosso e il bene di tutti”.