FVG – Aumentano le imprese dei servizi (+173), diminuiscono pesantemente quelle del commercio (-544) e, in misura minore, del turismo (-76). Più di 600 imprese del terziario del Friuli Venezia Giulia sono dunque scomparse per le conseguenze della pandemia. Il dato, tra l’altro anestetizzato dagli aiuti pubblici, che tengono a galla imprese quasi inattive, emerge nell’Osservatorio congiunturale sul secondo trimestre curato per Confcommercio Fvg da Format Research.
In questo contesto, spiega il direttore scientifico della società Pierluigi Ascani, «si è comunque assistito ad una ripresa del clima di fiducia delle imprese del terziario, «legato al giudizio sulla campagna vaccinale, il cui andamento è ritenuto adeguato da tre imprenditori del terziario su quattro».
La campagna non è però sufficiente a lasciarsi alle spalle l’emergenza sanitaria: per il 61% delle imprese il virus continuerà infatti a circolare.
«Viviamo una fase difficile e decisiva – commenta il presidente di Confcommercio Fvg Giovanni Da Pozzo, in rappresentanza anche dei colleghi presidenti di Gorizia Gianluca Madriz, di Pordenone Alberto Marchiori e di Trieste Antonio Paoletti –. L’adesione ai vaccini è la premessa per una ripartenza decisa dell’economia, soprattutto per i settori del commercio non alimentare e per il turismo, i più penalizzati da questo anno e mezzo di emergenza».
Le previsioni sui saldi
Le prime evidenze sull’andamento della stagione dei saldi estivi lasciano prevedere un calo dell’affluenza in negozio rispetto al 2020. Al contempo, un terzo dei commercianti del Fvg si prepara a incassare meno rispetto a un anno fa. Nel complesso, il quadro rischia di essere aggravato dalla recente introduzione dell’obbligo del Green Pass vaccinale, che potrebbe rappresentare un ulteriore freno per la ripresa, specialmente per i pubblici esercizi, con ricadute anche sul turismo. In questo senso, già si ravvisano i primi segnali di rallentamento in termini di prenotazioni per la stagione estiva, accompagnati dai timori per il dilagare delle varianti del virus e il malcontento per le relative contromisure anti-contagio, che hanno provocato più di una disdetta.
Liquidità e credito
In leggero miglioramento i tempi di pagamento praticati dai clienti delle imprese del terziario che non lavorano per contanti, ma l’indicatore congiunturale resta ancora distante dai livelli pre-Covid. Non a caso, l’indicatore della liquidità delle imprese del terziario del Fvg, seppur oltre la media nazionale, è quello che cresce più lentamente: ancora evidenti i segni della crisi e i livelli pre-pandemici restano distanti. Resta elevata la quota di imprese che chiede credito alle banche. Tra queste, il 69% si vede accordare la somma richiesta con ammontare pari o superiore a quello atteso. È tuttavia crescente la preoccupazione degli imprenditori in vista della restituzione del finanziamento: è in peggioramento la situazione dal punto di vista della durata del prestito (le imprese del terziario del Fvg in difficoltà temono di non riuscire a ripagare il debito nei tempi pattuiti).
Focus occupazione
Peggiora lentamente l’indicatore occupazionale dopo il congelamento dei licenziamenti di questi mesi (i lavoratori colpiti sono stati solo quelli con contratti non stabili). Tuttavia, non si rilevano al momento segnali di una significativa riduzione delle forze di lavoro nel terziario del Fvg.
In questo quadro, segnali non positivi si intravedono anche dal punto di vista della domanda di lavoro: nei primi sei mesi del 2021 il 35% delle imprese ha avviato azioni per la ricerca di personale, ma sono emerse serie difficoltà nel reperire i lavoratori necessari (è così per il 48% degli operatori. Le maggiori difficoltà nella ricerca di personale si riscontrano tra gli operatori della ristorazione, del turismo e dei servizi alla persona, in prevalenza a causa della mancanza delle competenze richieste. Non a caso, circa un terzo delle imprese che hanno ricercato personale non è riuscito a trovare nessuna delle risorse richieste. Il 59% ne ha trovata soltanto una parte. Solo l’8% ha completato la ricerca.
In generale, per il 62% degli operatori, le difficoltà nella ricerca di personale hanno un impatto diretto sul livello di competitività delle imprese.