Contaminazioni tra arte e sociale nel nuovo libro di Echaurren

FVG – È in libreria il nuovo provocatorio libro di Pablo Echaurren, nato da una co-edizione degli editori triestini Kellermann e Italo Svevo: “Adotta un artista e convincilo a smettere per il suo bene”.

Le contaminazioni, ma soprattutto le contraddizioni, gli scontri esistenti tra il mondo dell’arte e quello sociale e politico non sono una novità d’oggi: Pablo Echaurren si inserisce nel complesso clima sociale che lo circonda già dagli anni Settanta, servendosi di moltissimi mezzi espressivi per rendere chiaro il suo pensiero in merito.

Ad oggi però le sue riflessioni vanno ben oltre la provocazione o lo scopo creativo: quello che l’artista racconta in queste pagine si inserisce in un lungo e profondo discorso sul ruolo e soprattutto il ‘senso’ dell’arte contemporanea, su come questa sia stata tristemente trasformata in merce, fonte d’illusione per gli ‘artisti del futuro’, che credono, o meglio, ai quali è fatto credere, di poter essere tutti dei grandi visionari e poter vivere benissimo di ogni ‘missione’ artistica della quale si appropriano.

Tra gli esempi in discussione spuntano quindi anche alcune critiche a manifestazioni come la Biennale di Venezia, nella quale, al fine di ‘smuovere le coscienze’, si è arrivati anche ad esporre il barcone nel quale, il 18 aprile 2015 nel Canale di Sicilia, sono morti centinaia di migranti: un readymade monumentale.

“D’altronde, se l’arte oggi servisse davvero a cambiare le cose, sarebbe già stata dichiarata illegale e messa fuori legge”, afferma Echaurren.

La speranza nei confronti di molti artisti degni di questa etichetta non cessa comunque di esistere: il desiderio di accettazione non deve però far perdere di vista l’obiettivo iniziale.

“E poiché la contemporaneità dà, e ha già dato, ripetutamente la prova di essere essenzialmente credulona, oltre che ignorante, le si può imbandire quotidianamente la tavola con mille cibi contraffatti, etichettati come «arte», di cui essa si nutrirà senza mai protestare, così come non protesta per il neocibo che le è venduto in tutti i supermercati”.

Pablo Echaurren, nato a Roma nel 1951, ha iniziato a dipingere a diciotto anni, cercando fin dagli esordi di innescare un fecondo cortocircuito tra “alto” e “basso”, cultura e leggerezza.

Dopo aver preso parte attiva al clima della controcultura negli anni Settanta ha elaborato una personale visione di “arte- impegno” in grado di abbracciare non solo la pittura ma anche la scrittura creativa e la riflessione teorica in una serrata polemica contro il mondo ufficiale dell’arte.

Da sempre ha scelto come stella polare la figura di Marcel Duchamp proprio per la sua capacità di sovvertire i codici estetici e comportamentali senza lasciarsi ingabbiare in un linguaggio a senso unico grazie a un’esemplarità esistenziale lontana da ogni compromesso con il mercato.

Recentemente ha pubblicato il pamphlet Duchamp politique (Postmedia Books, 2019).




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