UDINE – ”Mi trovo da 8 mesi in carcere. Ogni giorno spero che sia l’ultimo, spero che vengano le guardie a dirmi si sono sbagliati puoi uscire”. Perché ”credo nella giustizia e di dimostrare la mia totale estraneità”.
Alla ripresa dopo la pausa pranzo della sesta udienza del processo in cui è unico imputato per l’omicidio della coppia di fidanzati Teresa Costanza e Trifone Ragone, Giosuè Ruotolo si è alzato in piedi davanti alla Corte d’Assise e ha reso dichiarazioni spontanee, per la prima volta dall’inizio del processo.
”Alla prima udienza sono state mostrate le immagini atroci dei corpi di Teresa e Trifone – ha proseguito il militare – Ho detto ai miei avvocati: è impossibile che mi trovi qui per una cosa del genere, accaduta a due ragazzi giovani come me, che peraltro conoscevo”.
Giosuè ha ammesso di ”non aver parlato subito” della sua “presenza”.
Ha spiegato che sì c’erano stati diversi appelli, anche in caserma, a chi aveva visto qualcosa di farsi avanti, ”ma non avevo visto nessuno, non potevo dare nessun contributo alle indagini. In quel momento ero solo preoccupato per il mio ingresso nella guardia di finanza”, ha spiegato.
L’imputato ha parlato appena un paio di minuti, ha detto di star vivendo una ”situazione talmente difficile”, ma ha concluso ribadendo la sua fiducia nella giustizia