FVG – Non si possono più assumere insegnanti. È questo il tenore della nota a firma del vertice dell’istruzione friulana Daniela Beltrame del 22 ottobre scorso. Comincia così la nota del consigliere regionale di FdI Alessandro Basso, secondo cui “nella scuola in tempo di covid i giorni sono ere geologiche, possono essere chiuse e riaperte a percentuali variabili un sacco di volte”.
“La vicenda – sottolinea – è di quelle squisitamente tecniche, di quel tecnicismo burocratico che solo la scuola conosce e che solo chi la amministra può capire: provarci dall’esterno costituisce sforzo titanico impossibile agli umani.
Il pagamento dei supplenti da alcuni anni avviene attraverso l’incrocio di dati tra il ministero dell’istruzione e l’ente pagante, identificato nel ministero dell’economia e delle finanze, non certo noto per la flessibilità ,ci mancherebbe non fosse così.
L’istruzione fornisce i numeri e i dati delle persone da retribuire, il Mef provvede al pagamento entro i limiti di spesa fissati.
E’ accaduto che si sono fatti i conti male e, a un certo punto, si è dovuto interrompere tutto: i soldi non bastano, sono stati assunti più insegnanti di quelli che si possono pagare.
Un fatto inedito, persino in questo mondo dove il burocratese e le complicazioni su cose semplici sono all’ordine del giorno. Conseguenza? Stop al reclutamento: non si possono nominare supplenti.
Per fare un esempio pratico, se si ammala una maestra alla scuola dell’infanzia, non la si può sostituire se non con risorse interne, fattispecie a volte impossibile per ragioni contrattuali oltre che di opportunità e organizzative.
Il ragionevole timore è quello che si sarà costretti, se la vicenda non trovasse soluzione tempestiva, a lasciare i bambini a casa, realtà che alcuni dirigenti sono già stati costretti ad attivare per mancanza di docenti nelle graduatorie.
È capitato in una scuola dell’infanzia di Pordenone, dove si sono registrate cinque assenze contemporanee di maestre: la scuola ha convocato oltre quattrocento aspiranti sostituti, in quattro hanno accettato, ma due hanno immediatamente cambiato idea. Morale della favola, su cinque assenti, due sostituti.
Questo è il reclutamento ai tempi della Azzolina, ovvero l’apice di un sistema patologico alla politica pentastellata non ascrivibile in toto, corre l’obbligo di dirlo per onestà intellettuale”.
“Il Covid – è la conclusione di Basso -certo non aiuta, ma con buona pace di tutti, possiamo affermare che siamo alla frutta. E’ necessario uno scatto di reni per modificare uno status quo che non va bene a nessuno. Un’idea ce l’avrei: le dimissioni del ministro, una così non ce la meritiamo proprio. E da lì, si può ripartire”.