Inflazione (ma anche credito alle imprese) in discesa, Pil migliore dell’Eurozona

FVG – Il momento è complesso, ma le imprese friulane sono preparate ad affrontarlo. «Sono arrivate a oggi con una liquidità mai avuta nella storia, hanno risolto la sproporzione fra mezzi propri e debito bancario e il decennio di austerità, se da un lato ha operato una selezione darwiniana, ha fatto rimanere sul mercato imprese sane. Un’attività dolorosissima, che però è stata fatta, e oggi possiamo dire che il decennio nero è alle spalle: il tessuto delle imprese è immensabìmente più sano di quello che ha affrontato la crisi dal 2011 in avanti, il sistema di garanzie ha sostenuto il processo di cambiamento dell’economia e dunque il comparto produttivo ha le spalle più solide per affrontare le nuove complessità, che pure ci sono».

È un quadro ottimistico, senza nascondere campanelli d’allarme su alcuni fronti, quello tracciato da Alessandro Carpinella, senior partner di Prometeia e docente di Corporate Finance alla Luiss di Roma, chiamato oggi (lunedì 2 ottobre) dalla Camera di Commercio Pordenone-Udine per tracciare le prospettive per i prossimi mesi dell’economia Fvg, sulla base del quadro di dati realizzato da Elisa Qualizza, responsabile del Centro Studi camerale.

Una riflessione impostata su «uno strumento di raccolta, coordinamento e analisi statistica – ha commentato il presidente Giovanni Da Pozzo – che sarà presentato periodicamente: si diffondono quotidianamente una marea di dati, con cadenze differenziate, ma manca sempre una sintesi, utile invece ad avere un quadro il più possibile completo, ad aiutarci a capire come sta andando la regione e ad avere più chiara la direzione di prospettiva che sta prendendo la nostra economia». Questo, anche grazie al fatto che l’Osservatorio è strutturato in modo tale da confrontare sempre i dati a livello provinciale e regionale con quelli italiani, europei e internazionali.

Carpinella ha evidenziato quelle che sono le sfide più complesse all’orizzonte, sintetizzate nelle quattro “D”. Innanzitutto, “debito pubblico”, «che prima o poi si deve pagare», ha ricordato Carpinella.

Poi il “disaccoppiamento”, forma di protezionismo e di mercati più chiusi, creato da una situazione geopolitica che indirizza lo scambio di merci solo tra Paesi o aree “amiche”. Ma, ha ammonito Carpinella, «dove c’è confine, dove ci sono protezionismo e disaccoppiamento, dove non c’è libertà di commercio, lì c’è la miseria: sorvegliamo questo fenomeno».

Terza “D”, quella di demografia: «la sostanza – ha evidenziato il partner Prometeia – è che un’economia che invecchia e continua a prendere soldi a prestito ha una fine». Quarta “D”, quella di decarbonizzazione, che Carpinella ha ribadito essere «una cosa eccellente, ma nel medio termine porta risorse non dove è “economicamente efficiente”, ma dove è “giusto”.

Ciò va benissimo, ma dobbiamo essere consapevoli che si tratta di un elemento che condiziona notevolmente una realtà economica dove c’è poco denaro». L’assessore alle attività produttive Sergio Emidio Bini, chiamato a trarre le conclusioni dell’incontro, si è ritrovato nella visione di Carpinella. «La Regione – ha detto – già in questo inizio legislatura ha messo in campo risorse significative: abbiamo affrontato un primo assestamento e ora ne affronteremo un secondo.

E se nel primo c’erano circa 200 milioni a favore di settori nevralgici dell’economia, con il prossimo metteremo altri 70 milioni, in particolare nei fondi di protezione per dare liquidità alle imprese del territorio. Il momento non è facile – ha concluso l’assessore -, ma abbiamo un sistema locale virtuoso e una rete strutturale, imprenditoriale e sociale, che ci mette in grado di difenderci».

I DATI.
Inflazione in agosto in discesa su base annua anche in Fvg e registrata al 5,2%, in confronto a una media italiana, sempre in discesa, ma al 5,4% (dati Istat). Credito: negli ultimi 12 mesi i prestiti alle imprese in Italia sono scesi del 4,5%, ma in Friuli Venezia Giulia – elaborazione su dati Banca d’Italia – sono scesi in misura maggiore, cioè -10,1% (focus: a Udine -10,2% e Pordenone -5,9%).

Pil: secondo Prometeia, la crescita in Fvg nel 2023 sarà in linea con quella italiana, cioè del +1,1% (ma era +3,7% nel 2022), di cui settore terziario +2,1% e industria -1,9%, con Udine al +1,5% (+2,6% servizi, -1,9% industria) e Pordenone al +0,5% (+1,9% servizi, -2% industria). Interessante comunque se confrontato con l’Eurozona, con un Pil generale stimato dal Fondo Monetario Internazionale a +0,9% e con una Germania unica ad avere segno negativo (-0,3%).

Sono alcuni dei principali dati dell’Osservatorio sull’economia regionale presentato dal presidente Da Pozzo con Elisa Qualizza del Centro Studi. L’Osservatorio fa un approfondimento sui più recenti dati delle imprese. In Italia, nel 2° trimestre 2023, le imprese sono cresciute del +0,47% rispetto al trimestre precedente, con le performance migliori dai settori legati ai servizi. In Fvg la crescita è sostanzialmente in linea con quella italiana, ossia +0,46%, con +445 imprese in valore assoluto.

Nello specifico, a Pordenone si registra un +0,30% (+76 imprese) e a Udine +0,46% (+218 imprese). «Come ho avuto modo di sottolineare anche analizzando l’ultimo report Excelsior, il traino dato dai servizi è chiaro – dice Da Pozzo –, tanto nelle nuove assunzioni quanto appunto nel numero delle imprese ed evidenzia il più significativo cambiamento in atto nella nostra economia ormai da diversi anni».

Entrando più nel dettaglio del documento, al netto delle cancellazioni d’ufficio, risultano in crescita le imprese di quasi tutti i settori. In termini relativi, le performance migliori vengono dunque prevalentemente dai settori legati ai servizi: +1,58% sul trimestre precedente le attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese (+46 imprese in valore assoluto), +1,31% le attività professionali scientifiche e tecniche (+56 in valore assoluto). Crescono anche le altre attività di servizi (+0,91%, +47) e le costruzioni (+0,84%, +126). In calo sono invece le attività legate a trasporto e magazzinaggio (-0,17%) e, se pur poco significative in termini numerici, quelle di estrazione di minerali (-1,52%), mentre risulta stabile la manifattura (+0,17%).

Il totale delle imprese registrate in Fvg al 30 giugno di quest’anno si attesta a 98.093. Guardando alle classi dimensionali, la quasi totalità delle imprese è “micro”, cioè ha meno di 10 addetti. In Europa, le micro sono il 93,5% delle imprese, in Italia il 94,9%, mentre 4,4% sono piccole (tra 10 e 49 addetti), lo 0,7% medie e grandi (da 50 addetti in su).

In Fvg la percentuale di micro è in linea con l’Europa, cioè sono il 93,7% delle imprese registrate, mentre il 5,5% sono piccole, lo 0,8% medie e grandi. Rispetto al trimestre precedente, le micro sono cresciute del +0,6%, le piccole diminuite del 2,6%, e le medie e grandi diminuite del -0,4%. La dimensione trova conferma, seppure con percentuali differenti, nella natura giuridica delle imprese.

In Italia il 50,6% delle imprese sono individuali, il 31,2% società di capitali, il 14,7% società di persone. Rispetto al trimestre precedente, al netto delle cessazioni d’ufficio, crescono le società di capitale (+0,93%, +17.268). In Fvg le individuali sono ancora di più, il 53%, mentre il 26,3% sono società di capitale, il 18,7% società di persone. In crescita anche in Fvg le società di capitale: +0,81%, +208 società.

Quanto alla tipologia di imprese, Qualizza ha evidenziato come la componente artigiana sia decisamente più alta in Fvg (28%) rispetto all’Italia (21,2%). «Se le imprese femminili sono praticamente in linea (22,2% Italia e 22,4% Fvg), le giovanili sono “tradizionalmente” di meno in Fvg: solo il 7% a fronte di un 8,1% a livello italiano. Prospettiva inversa invece per quanto riguarda le imprese straniere, che in Italia sono l’11% e in Fvg sono il 13,4%», ha rimarcato.

L’Osservatorio analizza anche il mercato del lavoro, con i dati di occupazione e disoccupazione, nonché con le previsioni occupazionali Excelsior: queste ultime, nello specifico, evidenziano come la maggior parte delle assunzioni nel periodo settembre-novembre 2023 in Fvg sia nel settore dei servizi, «ennesimo segno – evidenzia Da Pozzo – di un’economia fortemente terziarizzata, con un comparto dei servizi in costante crescita, dinamico, flessibile e capace di interfacciarsi con tutti settori produttivi».

Per quanto riguarda l’export, nonostante il dato più recente per il Fvg sia negativo (pur al netto cantieristica di meno, con un -2,6%), si evidenzia la sostanziale stabilità del dato di Udine. Il confronto su base annua suggerisce che in Fvg i settori con la maggior crescita dell’export sono macchinari e apparecchiature (+21,7%), pc, apparecchi elettronici e ottici (+16,5%), articoli farmaceutici (+16%), alimenti e bevande (+9,1%).

Tra i principali partner commerciali, diminuisce l’export soprattutto verso Usa, con un -44,3% (a causa della cantieristica), Austria -21,1%, Francia -15,8%, Germania -7,7%. Cresce quello verso Paesi Bassi (+12,9%) e Croazia (+11,5%). Se anche le importazioni calano – del 9,2% su base annua –, per quanto riguarda i Paesi crescono dalla Romania del 28,6%, mentre dalla Cina scendono dell’8,8% (un calo di 38 milioni di euro),
Austria -14,2%, Russia -12,5%, Germania -6%. Per il Fvg la Cina è il secondo Paese partner commerciale per import.

Stesso discorso per la Germania (-7,7% export, -6 import%), che è il primo Paese sia per export sia per import per la regione. «Il rallentamento della Cina – conclude Da Pozzo –, con una contrazione che sarà probabilmente più profonda del previsto a causa della crisi del settore immobiliare, pesa considerevolmente sugli scambi internazionali. Secondo i dati delle Dogane cinesi, l’export a luglio ha frenato a causa del calo della domanda globale di prodotti cinesi, registrando la flessione più drastica dalla pandemia.

Le esportazioni verso gli Usa, principale destinazione dei prodotti cinesi, si sono ridotte di un quarto e quelle verso l’Ue sono scese del 20,6%. Inoltre la frenata dell’economia della Germania rappresenta un elemento di allarme per le economie con essa fortemente interconnesse, come quella italiana. Secondo l’istituto tedesco di statistica Destatis, le esportazioni del Paese sono diminuite dell’1,9% su base annua a giugno, mentre le importazioni sono diminuite dell’11,6%».




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