CITTA’ DEL VATICANO – Con grande emozione è stata accolta oggi, 27 ottobre, dai detenuti del carcere di Pordenone, la corona del Rosario inviata ad ognuno di loro da Papa Francesco e consegnata da padre Edmondo Caruana, responsabile editoriale della Lev, in occasione dell’incontro organizzato nell’ambito della rassegna editoriale “La Libreria Editrice Vaticana a Pordenone”.
“Per noi è stato un momento molto importante e un grande onore essere ricordati da Papa Francesco” – ha dichiarato il direttore del Carcere circoscrizionale, Alberto Quagliotto.
“I detenuti – ha detto il cappellano del carcere, don Piergiorgio Rigolo – hanno apprezzato molto il regalo del Santo Padre e sicuramente pregheranno per lui come ha chiesto”.
L’incontro è stato l’occasione per presentare i due volumi, editi dalla Lev, “Anche il Signore è un carcerato” e “Dite ai detenuti che prego per loro” che sono stati dati in omaggio ai 70 reclusi.
Un’occasione questa che ha permesso ai relatori anche di fare il punto sulla situazione delle carceri in Italia.
“Situazione di grande difficoltà”, come ha dichiarato il presidente del Tribunale di Pordenone, Francesco Pedoja, secondo il quale “è necessario uno sforzo comune per migliorare specialmente la situazione nel futuro imminente”.
Per l’ex Guardasigilli e presidente emerito della Consulta, Giovanni Maria Flick, “la detenzione ormai non può essere l’unica pena”. Citando la Costituzione, Flick ha inoltre ribadito che “la permanenza nel carcere per le persone deve avere una reale finalità educativa”.
Per don Virgilio Balducchi, ispettore generale dei cappellani delle Carceri Italiane, si deve superare il luogo comune che “una bella pena in carcere tranquillizza tutti”.
Proprio per questo ha dichiarato che il Governo più che destinare tutte le risorse disponibili a ristrutturare le carceri deve pensare anche a finanziare le iniziative alternative.
Su questa linea don Gino Rigoldi, fondatore di Comunità Nuova e Cappellano del Carcere minorile “Beccaria” di Milano, ha annunciato un progetto che dovrebbe partire a gennaio 2016 di un salario minimo di reinserimento da destinare ai giovani poveri che escono dal “Beccaria” per evitare che ritornino a delinquere.