MERCATO AZIONARIO
Settimana di generale negatività per le borse azionarie internazionali, condizionate negativamente dalla diffusione delle notizie riguardanti il Coronavirus, dopo che già nella scorsa settimana l’impatto aveva iniziato a colpire soprattutto i listini orientali.
L’effetto ‘contagio’, che da fenomeno sanitario locale si sta trasformando in un evento globale, investe come è logico, anche il mondo finanziario, con gli investitori preoccupati che vi sia un impatto economico negativo. L’idea generale degli analisti è che lo scoppio dell’epidemia colpirà l’economia cinese in modo significativo, con naturali ripercussioni in primo luogo sui paesi asiatici circostanti.
Il blocco dei sistemi produttivi ma anche dei servizi e della logistica impatterà inevitabilmente già sui dati del primo trimestre, con una riduzione della crescita già in fase di decelerazione. In un mondo globalizzato a livello economico e finanziario gli effetti a cascata saranno visibili anche nelle altre aree economiche, se pur con effetti attenuati.
Anche perché numerose aziende internazionali stanno già sospendendo le attività produttive in Cina nello sforzo di contenere la malattia. Capire l’intensità della pandemia sarà fondamentale per capire se tali effetti saranno tali da minare la fiducia presente a inizio anno, basata sulle ipotesi di un ritorno, nei paesi sviluppati, di crescita a livello di utili aziendali e sul posizionamento ancora accomodante delle banche centrali mondiali.
Fasi correttive possono quindi investire il breve termine in maniera più o meno impattante, come già avvenuto in futuro, ma nel medio-lungo termine prevarranno le tendenze di tipo macroeconomico e riguardanti il ciclo economico. E sul breve, se le borse sono quindi esse stesse un termometro per capire l’impatto a livello finanziario, si osservano variazioni settimanali negative in modo generalizzato. Molto più ampie le flessioni sui mercati emergenti asiatici.
MATERIE PRIME
Continua la debacle delle materie prime: con la sola sottocomponente dei metalli preziosi a salvarsi dalla fase di storno. Il petrolio perde oltre il 4%, portando il saldo ad un mese al -15%. Un crollo collegato ai timori sull’economia globale per la quale gli operatori delle commodity prevedono un contraccolpo derivante dal Coronavirus. La discesa non riguarda solo il petrolio ma anche i metalli industriali e buona parte di quelle agricole.
MERCATO OBBLIGAZIONARIO
In ambito obbligazionario, l’ovvio rifugio sicuro in fasi di grande volatilità come questa sono i titoli governativi, che vedono progressi generalizzati tra i paesi sviluppati. Una tendenza che già si era vista nella precedente settimana e che fa il paio con la corsa all’acquisto avvenuta ad inizio mese in concomitanza della tensione in Medio Oriente tra Stati Uniti e Iran.
Il BTP italiano dopo le elezioni in Emilia ha visto scendere vertiginosamente il proprio rendimento ben sotto l’1%, tornando sostanzialmente ai livelli di inizio dicembre e annullando tutta la fase di tensione vissuta nel periodo intercorrente. E questo nonostante i pessimi dati arrivati dal fronte della crescita PIL, sprofondata in territorio negativo. Nella zona Euro la compressione dei rendimenti governativi è stata però generalizzata.
Al di fuori del Vecchio Continente, l’andamento del governativo americano è stato influenzato sia dal contesto internazionale, sia dalla riunione periodica della Federal Reserve. Il rendimento del Treasury sulla scadenza decennale è continuato a scendere con rapidità; la presenza di rischi sulla crescita, infatti, pone la banca centrale americana nella posizione di attesa: sebbene le prospettive siano improntate ad un cauto ottimismo e vi sia un allentamento delle tensioni commerciali tra USA e Cina, l’inflazione non è ancora al target desiderato del 2% e la crescita apparirebbe meno tonica rispetto a quanto atteso, specie nella componente consumi.
Anche la Bank of England ha mantenuto i tassi allo 0,75%, nella settimana in cui il Regno Unito esce ufficialmente dalla UE. Tra gli altri segmenti obbligazionari, debole tutto il debito emergente mentre nel corporate il mercato ha premiato i meriti di credito più alti, penalizzando invece l’high yield, considerazioni che valgono sia per la zona Euro che per quella USD.
VALUTE
Nell’ambito forex, settimana di alti e bassi per il cross Euro Dollaro, mossosi tra 1,10 e 1,11 senza particolare direzionalità. Per quanto riguarda gli altri le variazioni principali hanno riguardato le valute emergente, che hanno perso terreno rispetto all’Euro (in particolar modo quelle asiatiche). In rafforzamento il Bitcoin, acquistato in ottica di derisking del portafoglio.
Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Autonomo
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