Andrea Bulgarelli: “Figec per fare vero sindacato”

FVG – La Federazione Italiana Giornalismo Editoria Comunicazione (Figec), federata Cisal, racchiude nel suo nome le ragioni e i motivi della mia adesione. Serve una completa riforma normativa del sistema dell’informazione e della comunicazione e ne sono convinto da tempo. Ed è necessario un sindacato che stimoli la politica italiana a prendere seriamente in considerazione questa necessità, per evitare di essere travolti dallo tsunami delle fake news.

L’INFORMAZIONE VIAGGIA SUL WEB MA LA LEGGE HA SESSANT’ANNI
Per quanto riguarda l’informazione siamo fermi a una legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti vecchia di quasi sessant’anni, che necessita di una profonda revisione per adeguarla ai cambiamenti intervenuti nel settore e ulteriormente velocizzati dalla crisi pandemica. Sui fronti della comunicazione e dell’informazione assistiamo tutt’oggi solo a una parziale attuazione della legge 150/2000 nella Pubblica amministrazione (Pa).

GIORNALISTI E COMUNICATORI: SERVONO CONTRATTI ADEGUATI AI TEMPI
Parlare di giornalisti e di comunicatori significa spesso trattare della stessa persona, che incarna due professionalità la cui interazione all’interno di una struttura è continua. Due professioni costrette all’immediatezza e alla necessità di intervenire tempestivamente, ma che contrattualmente non trovano adeguata tutela e riconoscimento della propria esperienza e operatività.

Con l’avvento del digitale e dei social network tale impegno è quotidiano, fine settimana compresi, ma si esaurisce frequentemente in un volontariato non riconosciuto.

Nel rispetto delle singole mansioni serve maggiore attenzione alle professionalità del giornalista e del comunicatore. Sono inderogabilmente necessari contratti che prevedano e contengano le mutazioni e le necessità generate dalle agende del Terzo Millennio.

DIGNITÀ DI LAVORO E PREVIDENZA: CORRETTIVI PER IL FRUTTO DELL’INGEGNO
Esistono, poi, una dignità del lavoro e una dignità della previdenza che vanno garantite: è mai possibile che giornaliste e giornalisti impegnati quotidianamente sui vari fronti dell’informazione arrivino a guadagnare a fine mese meno di quanto si percepisce con il reddito di cittadinanza?

È profondamente ingiusto che il loro lavoro, frutto dell’ingegno, della formazione e dell’aggiornamento continuo, non sia adeguatamente retribuito. Per rimediare a queste disuguaglianze andrebbero previsti interventi statali da affiancare alle basse retribuzioni per equità e di giustizia.

Non mi riferisco ad aiuti a pioggia, ma alla necessità che i finanziamenti statali assegnati per prepensionamenti e crisi aziendali prevedano obbligatoriamente contestuali investimenti in innovazione tecnologica, nuove assunzioni e adeguati emolumenti per i collaboratori. Tutto questo, ovviamente, necessita di una riforma normativa che ricomprenda le nuove professioni e le realtà di un moderno sistema dell’informazione.

CALANO LE VENDITE E GLI AIUTI, MA AL BAR UN GIORNALE È PER TUTTI
C’è un altro aspetto difficile da comprendere: assistiamo a una continua emorragia delle copie vendute dei quotidiani, ma vediamo nei bar le persone in fila per leggere il giornale. Viene spontaneo domandarsi perché ogni canzone che passa sulle casse di un un esercizio commerciale è soggetta alla Siae, mentre la lettura dei quotidiani da parte di milioni di persone vale, a spanne, la vendita di un giornale per bar.

Non vanno tassati gli esercenti, che già tra l’aumento dei costi dell’energia e i danni del Covid sono stati messi a dura prova, ma lo Stato nell’interesse dell’informazione e della democrazia dovrebbe intervenire per colmare questa voragine.

Esistono solo aiuti minimi rispetto al flusso di informazione gratuita che circola sia in questo modo, che attraverso internet.
La fame di notizie del web ha fatto crescere l’editoria, le tv e le radio digitali quale frutto dell’evoluzione dei tempi, ma quasi inesistenti a livello normativo. Anche in questo caso parliamo del giornalismo che si contrappone alla fake news presenti online. Giornalismo che andrebbe sostenuto e tutelato senza dimenticare i fotografi e i cineoperatori sempre più fondamentali per informare e comunicare attraverso social e piattaforme digitali.

SE NON VOGLIAMO VIVERE DI FAKE NEWS VANNO CREATE NUOVE REGOLE
Il rischio di essere sommersi dalle fake news è concreto. Va definito un quadro normativo che alla deontologia affianchi le regole della professione dentro e fuori dalle redazioni, tutelando contrattualizzati e liberi professionisti, ponendo le basi per ridare vigore all’informazione e alla comunicazione “certificate” anche dalla deontologia. C’è il concreto pericolo di diventare ostaggio dei leoni da tastiera e dei personaggi che vivono di pubblicità occulta senza pagare le tasse.

IL MIO IMPEGNO PER L’INPGI PER UN VERO RINNOVAMENTO
Ancora una considerazione dopo oltre tre anni da consigliere generale dell’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani. Negli ultimi mesi ho visto appelli e raccolte firme su piattaforme specializzate con cui si chiede una moralizzazione nella gestione del futuro Inpgi. Beh, sono perplesso dal fatto che i promotori facciano parte della corrente sindacale che sta gestendo l’Istituto da molto tempo. Direi che i risultati sono sotto gli occhi di tutti e che la salvezza delle pensioni e la sopravvivenza della Gestione separata sono il risultato a cui ha puntato la “minoranza” di cui facciamo parte in molti di Figec, non certo l’obiettivo della maggioranza che governa l’Inpgi. Spero che questi colleghi vengano in Figec per fare sindacato in maniera serena e trasparente, per impegnarci assieme in una vera azione di tutela dei più deboli, per rivendicare stipendi giusti e adeguati.

Mi piacerebbe un nuovo Inpgi che, con il patrimonio, creasse meccanismi di supporto agli associati, che siano mutui o prestiti agevolati non importa, ma che ripercorrano gli aiuti dati in passato dalla gestione principale ai giornalisti più giovani e in difficoltà. (figec.it)

Andrea Bulgarelli




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