PORDENONE – E’ stato eseguito, per la prima volta, nella SC di Chirurgia della mano dell’Ospedale di Pordenone, diretta da Alberto De Mas, un innesto osseo da donatore cadavere di un’articolazione completa di capsula e legamenti.
«L’innesto da donatore cadavere- spiega il dott. De Mas – è stata una strada inevitabile da percorrere in quanto nulla di commerciale era in grado di riparare la lesione».
Il paziente sottoposto ad intervento, aveva subito qualche mese fa un grave trauma da schiacciamento con amputazione traumatica, non recuperabile, del 5° dito, una decapitazione del 4° raggio a livello dell’articolazione metacarpo falangea cioè alla base del dito, con una estesa perdita di sostanza ossea non ricostruibile né in acuto né a distanza di tempo in quanto troppo estesa perché si potessero utilizzare le protesi attualmente in commercio.
L’intervento è stato eseguito dal dr Giorgio Udali dell’equipe di Chirurgia della mano di Pordenone, che ha preso in carico il paziente a partire dal giorno in cui subì il trauma.
Per bonificare la sede della lesione che presentava un’estesa mortificazione dei tessuti, è stato applicato, per 4 mesi, uno spaziatore di cemento opportunamente modellato.
La banca dei tessuti ha procurato un’articolazione del piede e modellando in modo adeguato le superfici ossee è stato possibile fissare con viti l’innesto.
Ora la mobilità dell’articolazione dipenderà dal recupero funzionale dei tendini, dalla prevenzione dell’edema post chirurgico e dalla riabilitazione.
«L’innesto potrà dare segni di consolidazione non prima di 4 – 6 mesi. Nel migliore dei risultati sarà possibile restituire un movimento valido, quasi completo, al 2° raggio della mano destra del paziente.
Seguiremo l’evoluzione della consolidazione con delle radiografie a distanza di 40 – 90 giorni» – conclude il Direttore della SC di Chirurgia della mano di Pordenone, Alberto De Mas.