“Crollo dei Mercati e Tagli di Tassi in Vista: Un’Analisi Intermarket della Settimana”

Settimana di forte correzione sul mercato azionario con riduzione dei rendimenti su tutte le scadenze del mercato obbligazionario, oro stabile vicino ai massimi e petrolio in caduta libera, dollaro debole.

Dopo una settimana di correzione, ora ci si chiede se la Federal Reserve sia pronta a ridurre i tassi di interesse mentre l’inflazione si raffredda e il mercato del lavoro rallenta, come mostrato dal dato di venerdì. La grande domanda ora è se un piccolo taglio dei tassi sarà sufficiente a mantenere l’economia americana in modalità espansiva. La scelta che deve affrontare la Fed – se iniziare un allentamento graduale o anticipare i tagli dei tassi – è destinata a essere controversa. Sotto la guida di Powell, la Fed commise l’errore di agire troppo tardi per reprimere la peggiore ondata di inflazione dall’inizio degli anni ’80, minando il potere d’acquisto delle famiglie americane ed europee. Se questa volta fossero troppo lenti, potrebbero far aumentare la disoccupazione e portare l’economia in recessione.

Da mesi ormai, il ritmo incessante dei report sull’occupazione americana, sulla spesa dei consumatori e su una manciata di altri dati periodici è riuscito a far cambiare posizione a Wall Street da un mercato all’altro. Considerando la recente enfasi del presidente della Fed, Jerome Powell, sul mercato del lavoro, non sorprende che il dato sulla disoccupazione statunitense di venerdì sia stato determinante per la direzione dei principali mercati azionari e non.

Venerdì è iniziato con la sensazione che qualcosa stesse per succedere. I dati sulle buste paga non agricole statunitensi per agosto hanno mostrato una crescita dell’occupazione, ma più lentamente e leggermente inferiore alle attese, mentre il tasso di disoccupazione è sceso leggermente. Due domande dominano ora i mercati: ci sarà una recessione? E la Federal Reserve taglierà di 50 o solo 25 punti base quando si riunirà alla fine di questo mese? Gli investitori del mercato obbligazionario, in particolare, sono molto ansiosi di capire quanto velocemente la Fed procederà con i tagli.

Mercato azionario

Il mercato azionario americano ha accelerato la correzione sul finire della settimana a seguito del dato sulla disoccupazione. L’S&P 500 ha chiuso a 5408 punti, con un risultato settimanale di -4,24%. Anche il Nasdaq 100, indice del settore tecnologico, che finora ha trainato i rialzi di Wall Street, ha subito un calo di -5,89%; il mercato azionario ha corretto come da previsione dimostrandosi molto sensibile ai dati macroeconomici di venerdì. Anche i titoli europei, che per qualche settimana avevano sovraperformato quelli statunitensi, hanno perso negli ultimi giorni il loro vantaggio a causa dei timori di un rallentamento economico, pesano le prospettive degli utili dell’eurozona. Laddove c’era chi scommetteva che l’Europa avrebbe potuto beneficiare di un allontanamento dai grandi titoli tecnologici americani, constata ora che gli investitori si stanno invece rivolgendo a settori sottovalutati del mercato statunitense. La loro preferenza è ancora guidata da due fattori; dai dati che mostrano la resilienza dell’economia americana e dalle aspettative che la Federal Reserve possa tagliare i tassi di interesse prima e in modo più aggressivo del previsto. L’Eurstoxx50 chiude in linea con S&P 500 a -4,9%, mentre il nostro indice Ftsemib cede solo per così si vuol dire a -3,10% . Anche l’Asia soffre sui dati deboli dell’economia cinese con un minimo da tre anni e il Nikkei 225 si accoda.

Mercato obbligazionario

Settimana di forte correzione dei rendimenti a 2 anni sui Treasury americani, indicando che il mercato si aspetta ora un taglio dei tassi da parte della Fed entro la fine del mese. I titoli a breve scadenza sono infatti più sensibili alla politica monetaria. Nel frattempo, la Banca Centrale Europea probabilmente taglierà i tassi giovedì, anticipando la mossa degli Stati Uniti, a significare che il ciclo monetario globale tenderà verso un allentamento più sincronizzato. Con l’inflazione ormai prossima al 2%, la BCE vedendo l’economia in difficoltà ha un ulteriore motivo per portare avanti l’allentamento della politica monetaria. Se la debolezza dovesse persistere nel 2025 e trascinare l’inflazione al di sotto del target, gli investitori e gli analisti ritengono che potrebbe essere necessario un allentamento monetario più marcato.

Il momento tanto atteso da molti nel mercato obbligazionario è finalmente arrivato? Il rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni è leggermente superiore a quello a due anni, ponendo fine a 26 mesi di inversione della curva dei rendimenti. Questa curva è nota, al di fuori del mercato obbligazionario, come il miglior indicatore di recessione. Quando la curva si inverte, suggerisce che gli investitori sono convinti che inflazione e crescita diminuiranno a lungo termine. Tuttavia, questo non significa necessariamente che la fine dell’inversione sia una notizia positiva. Per questo i tagli dei tassi nei prossimi due anni dovranno essere sufficienti a garantire che i tassi a breve termine restino inferiori a quelli a lungo termine, per scongiurare una recessione.

Cambi

Sul mercato delle valute prevale il differenziale tra i tassi di sconto delle principali economie. Poiché le banche centrali stanno avviando l’allentamento, ora l’andamento del mercato valutario è determinato da quanto velocemente ridurranno i tassi di interesse. Guardando i dati settimanali, il dollar index continua la sua fase di debolezza con una chiusura a -0,56%, ai minimi da inizio anno, confermando l’imminente taglio. Coerente anche il cambio euro/dollaro, che si apprezza dello 0,59%. Male il Bitcoin, che continua la sua discesa settimanale, annullando completamente il rimbalzo tecnico visto fino a giovedì.

Materie prime

Il petrolio si è attestato vicino ai minimi recenti, a 69,27 dollari al barile per il WTI, sulla notizia del ripristino delle forniture libiche di El-Feel. Il petrolio ha avuto la peggior perdita dell’anno, -5,87%, a causa delle persistenti preoccupazioni sulla debolezza della domanda e sull’ampia offerta, nonostante l’OPEC+ abbia dichiarato di voler ritardare di due mesi l’aumento pianificato della produzione. Il gruppo di produttori non aumenterà la produzione di 180.000 barili al giorno in ottobre e novembre, ma ha mantenuto in vigore il piano di rilanciare 2,2 milioni di barili al giorno nel corso di un anno. L’oro è stabile grazie alla debolezza del dollaro e molto vicino ai massimi di periodo.

Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario autonomo, www.pazzagliapartners.it




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