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venerdì , 14 Marzo 2025

Dazi, inflazione e ripresa industriale: lo stato dell’economia globale

Le economie europee e nordamericane continuano a navigare tra segnali contrastanti. In Germania, la Corte Costituzionale ha autorizzato piani di indebitamento più elevati per sostenere gli investimenti pubblici, mentre un accordo recente prevede l’esenzione dal freno al debito per le spese legate alla difesa oltre l’1% del PIL. Tuttavia, nonostante la produzione industriale tedesca abbia mostrato una crescita a gennaio, le esportazioni sono in calo, evidenziando le difficoltà del commercio internazionale. La Bundesbank avverte inoltre che la Germania potrebbe avvicinarsi alla recessione a causa dei dazi imposti dagli Stati Uniti, mentre l’IfW ha alzato le stime del PIL per il 2026 grazie a previsioni di maggiore spesa pubblica.

In Italia, la produzione industriale ha registrato un rimbalzo a gennaio, sebbene il settore resti fragile. Il costo dell’energia ha spinto i prezzi alla produzione verso l’alto con un incremento del 4,4%, mentre l’ISTAT segnala un miglioramento del mercato del lavoro, con un tasso di occupazione che nel 2024 è salito al 62,2% e la disoccupazione in calo al 6,2%. Anche la Francia e la Spagna mostrano una situazione sotto controllo per quanto riguarda l’inflazione: in Francia il dato di febbraio si è attestato allo 0,9% su base annua, mentre in Spagna l’inflazione armonizzata UE è rimasta invariata al 2,9%.

Nel Regno Unito, l’economia continua a mostrare segnali di crescita nonostante una battuta d’arresto a gennaio. Le vendite al dettaglio a febbraio sono aumentate, trainate dal settore alimentare, segnale di una domanda interna ancora solida. Dall’altra parte dell’Atlantico, negli Stati Uniti il sentiment dei consumatori è peggiorato nettamente a marzo, mentre le aspettative di inflazione sono in aumento. Tuttavia, i prezzi alla produzione sono rimasti invariati a febbraio, suggerendo un rallentamento della pressione inflazionistica. Mentre la Federal Reserve mantiene un atteggiamento attendista, la Banca del Canada ha già tagliato i tassi d’interesse per contrastare gli effetti negativi dei dazi commerciali, pur restando cauta sulle future mosse.

A livello dell’Eurozona, la produzione industriale ha superato le previsioni a gennaio, segnalando una ripresa più rapida del previsto, sebbene permangano rischi legati alle tensioni commerciali globali e all’inflazione. Nel frattempo, sui mercati finanziari si osservano andamenti contrastanti. L’S&P 500 ha registrato una flessione del -5,87% dall’inizio dell’anno, con il Nasdaq 100 che ha subito un calo più marcato del -8,36%. In controtendenza, il FTSE MIB ha segnato una crescita del +11,56%, evidenziando la forza del mercato italiano, mentre l’MSCI World ha registrato un rialzo del 2,63%, dimostrando una resilienza relativa nei mercati internazionali.

Nel comparto delle materie prime, l’oro si conferma un bene rifugio, segnando un forte rialzo del +13,87% da inizio anno, mentre il petrolio ha subito una flessione del -7,77%, riflettendo le preoccupazioni sulla domanda globale. Sul mercato valutario, il cross euro-dollaro ha registrato un aumento del +4,82%, segnalando un rafforzamento della moneta unica nei confronti del biglietto verde.

Guardando al futuro, le decisioni di politica monetaria e fiscale saranno cruciali per determinare l’andamento dei mercati nei prossimi mesi. La BCE sembra orientata a mantenere i tassi invariati ad aprile, con il governatore Holzmann che ha espresso preoccupazione per i rischi inflazionistici. Nel frattempo, gli investitori continueranno a monitorare da vicino le dinamiche commerciali e le risposte delle banche centrali per orientare le proprie strategie.

Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario autonomo, www.pazzagliapartners.it

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