Giornate cinema muto, arriva la maratona Montecristo

PORDENONE – Monte-Cristo (Il conte di Montecristo) di Henri Fescourt, del 1929, uno dei maggiori kolossal europei dell’epoca del muto, è l’evento di mercoledì 5 ottobre (ore 20.15) alle Giornate del Cinema Muto, in corso al Teatro Verdi di Pordenone fino all’8 ottobre.

La saga di amore, tradimento e vendetta del popolare romanzo di Alexander Dumas padre era stata adattata per lo schermo dallo stesso Fescourt, che già 4 anni prima lavorando su I miserabili (presentato l’anno scorso alle Giornate) aveva dimostrato una notevole abilità di riduttore.

La copia restaurata da ZZ Productions che viene presentata a Pordenone, della considerevole durata di quasi 4 ore, elimina alcune trame secondarie semplificando la comprensione della storia, ma mantiene le scene madri rimaste nella memoria di ogni lettore del Conte, come quelle del porto di Marsiglia, del banchetto di nozze di Edmond Dantes e Mercedes, dell’incarcerazione nel castello di If con l’abate Faria, della fuga e della ricerca del tesoro. Fescourt anche in questa occasione si dimostra un superbo regista potendo disporre per la realizzazione del Conte di quanto di meglio sotto il profilo artistico e tecnico poteva offrire in quegli anni l’industria cinematografica europea.

La scelta dei personaggi è perfetta, a partire da quella del Conte di Jean Angelo, eppure, nonostante tutti i suoi pregi, il film sparì presto dalla circolazione, spazzato via dalla rivoluzione del sonoro, al punto che lo stesso Fescourt nelle sue memorie scritte nel 1959 dedica al Conte solo poche righe.

A partire dalle 16.30, una delle curiosità dell’intero programma delle Giornate di quest’anno: la selezione curata da Charles Musser su materiali della Library of Congress girati in un arco di tempo di 28 anni, dal 1896 al 1924, riguardanti i candidati alle elezioni politiche americane. Il più antico risale al 1896, dura meno di un minuto e riprende il candidato repubblicano William McKinley nella sua casa nell’Ohio, McKInley at Home, Canton, Ohio. Anche il suo successore, Theodore Roosevelt fu ritratto nell’intimità domestica nel 1912 in A Visit to Theodore Roosevelt at His Home.

Sulla campagna elettorale dello stesso anno che portò alla presidenza Woodrow Wilson, punta invece The Old Way and the New, dove il nuovo è Wilson che si presenta come paladino dei lavoratori. Nel filmato sulle presidenziali del 1920 tra Calvin Coolidge e Warren Gamaliel Harding, è interessante la presenza di alcune suffragette che invitano Harding a sostenere la causa del voto alle donne. L’emendamento che lo introdusse sarà varato il 18 agosto 1920, anche se per la ratifica effettiva e la sua introduzione in tutti gli stati bisognerà attendere diverso tempo.

Per l’omaggio a Wiliam Cameron Menzies, uno dei grandi sceneggiatori di Hollywood, è in programma il film di Lewis Milestone The Garden of Eden (ore 11.45) del 1928, una commedia nella quale il talento dello scenografo suggerisce soluzioni visive comiche di per sé. “Spesso è il set stesso a far ridere” dirà lo stesso Menzies a film realizzato.

Per la rassegna dedicata al regista americano John H. Collins, straordinario talento che morì a neanche 29 anni nell’epidemia di influenza che nel 1918, viene presentato The Girl Without a Soul (ore 17.30), del 1917, che pare fatto su misura per esaltare il talento della moglie del regista, Viola Dana, musa ispiratrice in molti dei suoi film. Collins iniziò la sua carriera alla Edison, ricoprendo ogni tipo di incarico: bibliotecario, direttore del casting, scenografo, direttore di scena, aiuto regista.

Distintosi in breve tempo come una delle personalità più interessanti di quell’industria in fortissima espansione, passò nel 1916 alla Metro Goldwyn Mayer.

La proiezione del mattino (ore 9.30) di uno dei capolavori del cinema muto polacco, Pan Tadeusz, viene introdotta dal regista Krzyzstof Zanussi, che ha voluto anche solo per un giorno essere a Pordenone proprio a sottolineare l’importanza che l’iniziativa delle Giornate assume per una più approfondita conoscenza del cinema della Polonia, quasi del tutto sconosciuta per il periodo precedente l’invasione nazista e la seconda guerra mondiale.

Pan Tadeusz uscì nel 1928, è tratto da un classico poema epico ottocentesco ed è un inno all’unità e alla resistenza nazionale di fronte all’invasore. Il film è una produzione artistica che regge il paragone con gli adattamenti tedeschi di capolavori letterari quali il Faust ad opera di Murnau e I Nibelunghi di Fritz Lang, e fu molto apprezzato anche dai critici più esigenti.

I protagonisti di Pan Tadeusz sono gli attori e le attrici di maggior prestigio del teatro polacco, e il regista, Ryszard Ordynski, già allievo di Max Reinhardt, con grande esperienza negli Stati Uniti, in Francia e Germania, si conferma la più interessante personalità del cinema polacco del periodo.




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