L’angolo dello psicologo – Loperfido: “giovani, gli adulti si mettano da parte”

In questi ultimi tempi, la cronaca quotidiana riporta diversi episodi che vede i giovani come protagonisti di eventi legati alla rabbia, all’aggressività, alla frustrazione, alla morte per incidenti stradali o per suicidio.

Giovani che aggrediscono o bullizzano altri giovani, giovani che minacciano e offendono gli insegnanti, giovani che aggrediscono sé stessi. Come risposta a questi eventi si sta pensando di potenziare la presenza degli Psicologi nelle scuole per essere. Di fronte a questi episodi o ad altri similari, diventa quasi automatico etichettarli come disagio giovanile, fragilità adolescenziale.

Da qui il passo successivo, pensare a cosa fare, raramente a riflettere sul significato che potrebbero avere queste condotte. Dimentichiamo che i comportamenti contengono un significato maggiore delle parole. Il mondo giovanile è uno dei pianeti più studiati dalla psicologia, dalla pedagogia, dalla sociologia e dall’antropologia. La letteratura è colma di volumi che parlano di loro, di come approcciarsi agli adolescenti, della loro fatica di vivere, dei conflitti con gli adulti e con i genitori in particolare, specialmente quando questi ultimi continuano a proteggerli e a trattarli come eterni bambini.

Spesso, nella mia professione, riferendosi al loro figlio, sento dire: “il mio bambino” (20 anni). Gli adulti fanno di tutto per dare ai ragazzi ciò di cui hanno bisogno. Poco spazio, invece, si dà a loro quando manifestano il desiderio di essere utili, di dare, di sentirsi protagonisti attivi del loro futuro.

In questi giorni, moltissimi giovani, spontaneamente, sono accorsi per dare manforte agli alluvionati dell’Emilia-Romagna, manifestando il grande bisogno di sentirsi utili per qualcuno, di fare qualcosa per gli altri. Penso che sia questo uno dei grandi bisogni dei giovani di oggi, potersi sentire protagonisti del proprio e altrui futuro e non consumatori dei prodotti degli adulti.

In questi ultimi anni, società e famiglie hanno infantilizzato molti adolescenti, umiliando la loro dignità, distruggendo i loro sogni e progetti di vita. Ogni loro desiderio, ogni loro difficoltà, ogni loro pensiero viene ingabbiato in una risposta adulta, specialmente commerciale. Se qualcosa non va a scuola, vanno i genitori a parlare con gli insegnanti, se un giorno è triste, non va a scuola o al lavoro o viene inviato dallo psicologo.

L’iperprotezione è camuffata dal vestito dell’amore, della dedizione. I giovani, di contro, desiderano ardentemente sperimentarsi con la vita perché avvertono che, se non lo fanno, sarà la vita stessa a prendere il sopravvento. Essi incominciano a scoprire che vivere è fatica, impegno, sacrificio, dedizione, a volte privazione e rinuncia.

Chi gli vuole fare credere il contrario, chi risolve i problemi per loro, chi gli vuole togliere qualsiasi forma di sofferenza, li illude, li tradisce, li lusinga, li inganna, li rende fragili, incapaci di affrontare le frustrazioni. I giovani, invece, desiderano mettersi alla prova, autorealizzarsi, sentirsi protagonisti del proprio futuro.

Gli adulti, di tanto in tanto, farebbero bene a mettersi un po’ da parte, lasciare a loro lo spazio necessario per sperimentarsi, anche a costo di fallire. In fondo, nella vita, i migliori non sono quelli che non sbagliano mai, cosa impossibile, ma coloro che si sanno rialzare dopo ogni sconfitta.

Antonio Loperfido
Psicologo Clinico e Psicoterapeuta




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