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lunedì , 8 Dicembre 2025

Mercati in consolidamento, ma il trend del 2025 resta positivo: quadro macro stabile e nessun segnale di inversione

La settimana si chiude con mercati finanziari sostanzialmente stabili, in una fase di consolidamento fisiologico dopo il forte rialzo dei mesi precedenti. Le principali borse mondiali mostrano variazioni settimanali nulle, ma le performance da inizio anno confermano il buon momento dei listini nel 2025.

L’MSCI World segna un progresso del +15,59%, in linea con un contesto di crescita globale solida. Negli Stati Uniti, l’S&P 500 (+12,45%) e il Nasdaq 100 (+15,21%) mantengono un ritmo positivo, sostenuti dal comparto tecnologico e dai settori più sensibili alla ripresa economica.
In Europa la dinamica resta favorevole: l’Eurostoxx 50 avanza del +17,18%, mentre il Ftse Mib continua a distinguersi come uno dei listini più forti al mondo, con un notevole +30,42% da inizio anno.


Obbligazionario e materie prime

Sul fronte obbligazionario i rendimenti restano più bassi rispetto all’inizio dell’anno:

  • Treasury 10Y: –49 bps

  • Bund 10Y: –35 bps

  • BTP 10Y: –4,95 bps

Fra le materie prime spicca l’oro, protagonista di una crescita del +55,38%, mentre il petrolio segna un calo del –17,10%.


Indicatori macro: segnali misti ma lontani dalla recessione

Le ultime rilevazioni macroeconomiche offrono un quadro eterogeneo, tipico di un rallentamento ciclico ma privo di segnali di contrazione.

Negli Stati Uniti, il PMI manifatturiero di novembre mostra un rallentamento, con scorte in aumento e domanda più debole. Il mercato del lavoro, però, continua a sorprendere: i nuovi occupati crescono oltre le attese (+119.000), mentre la disoccupazione si attesta al 4,4%. Questi dati hanno raffreddato l’ipotesi di un taglio dei tassi da parte della Fed a dicembre.

In Europa il quadro è composito:

  • la Francia mostra una stabilizzazione trainata dai servizi,

  • la Germania continua a perdere slancio,

  • l’Eurozona nel complesso registra una crescita stabile delle attività delle imprese.

L’inflazione rimane contenuta al 2,1%, in linea con il target BCE, mentre la fiducia dei consumatori resta ferma a –14,2 punti.
Sul fronte delle previsioni, la Commissione UE ha rivisto al rialzo la crescita dell’Eurozona per il 2025 ma ha ridotto quella dell’Italia. La Spagna, al contrario, dovrebbe accelerare fino al 2,9%.

In Italia, l’inflazione di ottobre resta bassa (1,2%) e la bilancia commerciale registra un surplus di 2,852 miliardi, sostenuto soprattutto dall’export verso gli Stati Uniti.


Economia USA: resilienza e nuove spinte espansive

Gli indicatori macroeconomici confermano un buono stato di salute dell’economia statunitense, che sta mostrando una sorprendente capacità di adattamento ai dazi introdotti dall’amministrazione Trump. Dopo una fase iniziale di riassetto delle catene di approvvigionamento, le imprese americane sembrano aver assorbito l’impatto tariffario senza effetti destabilizzanti.

Negli ultimi mesi sono tuttavia emersi segnali più delicati: un raffreddamento del mercato del lavoro, un incremento graduale della disoccupazione e un rallentamento nel ritmo delle assunzioni. Questi elementi suggeriscono che la fase espansiva stia procedendo a un passo più moderato.

Proprio tali dinamiche hanno offerto alla Federal Reserve la giustificazione per procedere con un allentamento monetario. La riduzione dei tassi avviene in un contesto in cui anche la politica fiscale sembra orientarsi verso un maggiore sostegno all’economia: un ulteriore allentamento fiscale potrebbe infatti immettere nuova liquidità, aiutando a sostenere consumi, investimenti e, indirettamente, il mercato finanziario.

La combinazione di politiche monetarie e fiscali più espansive rappresenta quindi un elemento di supporto per gli attivi di rischio, contribuendo a mantenere positivo il sentiment degli investitori nonostante qualche incertezza ciclica.

Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario autonomo, www.pazzagliapartners.it

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