L’economia internazionale mostra segnali contrastanti: da un lato l’oro continua a correre, spingendosi oltre i 3.600 dollari l’oncia e registrando un balzo di quasi il 40% da inizio anno; dall’altro, i mercati azionari restano sostenuti dalle attese di un imminente taglio dei tassi da parte della Federal Reserve americana.
In Europa, i dati confermano una situazione di rallentamento: l’economia britannica si è fermata a luglio dopo un buon primo semestre, mentre in Germania l’inflazione ad agosto è rimasta stabile al 2,1%. La presidente della BCE Christine Lagarde mantiene un cauto ottimismo, ma gli operatori riducono le aspettative di tagli ai tassi già nel breve periodo.
Negli Stati Uniti il quadro è più complesso: i prezzi al consumo sono cresciuti del 2,9% ad agosto, mentre quelli alla produzione hanno mostrato una contrazione grazie al calo dei costi nei servizi. A pesare, però, è soprattutto la revisione al ribasso dei dati occupazionali: la crescita dell’occupazione fino a marzo è stata ridimensionata di ben 911.000 unità. La disoccupazione è salita al 4,3%, aprendo la strada a un allentamento della politica monetaria della Fed.
I mercati finanziari si muovono di conseguenza. L’indice MSCI World guadagna l’1,87% nella settimana, mentre il Nasdaq 100 cresce del 2,46%. Bene anche l’S&P 500 (+1,97%) e il Ftse Mib (+0,05%), che resta in territorio positivo dopo un brillante +28,82% da inizio anno.
Sul fronte obbligazionario i rendimenti restano sotto pressione: il Treasury decennale americano cala al 4,02%, mentre il Bund tedesco resta al 2,65%. In Italia il BTP decennale si mantiene al 3,48%.
Le materie prime riflettono le tensioni globali: il petrolio perde il 2,56% nella settimana e scivola a 62,7 dollari al barile, complice l’incertezza geopolitica in Medio Oriente. L’oro, invece, vola sostenuto dalla domanda delle banche centrali (con la Cina in testa) e dall’indebolimento del dollaro, registrando un guadagno annuo del 38,5%.
Intanto il Bitcoin ha superato quota 115.000 dollari, spinto dalle aspettative sui tagli Fed, anche se permane un atteggiamento prudente da parte degli investitori.
Tutti gli occhi sono ora puntati sulla riunione della Federal Reserve del 16-17 settembre: il mercato sconta quasi con certezza un taglio di 25 punti base, ma non si esclude che la banca centrale americana possa spingersi a una riduzione più ampia, fino a 50 punti base, se i dati sull’inflazione confermassero la fase di rallentamento economico.
Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario indipendente, www.pazzagliapartners.it
