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domenica , 24 Novembre 2024

Mercati nelle mani di Powell; indici volatili e deboli dopo il meeting della Fed

MERCATO AZIONARIO

È stata un’altra settimana dominata da quelli che sono i driver principali di tutto il 2022, ossia

1) le decisioni delle banche centrali in merito alla politica monetaria;

2) i dati macroeconomici rilasciati dalle principali economie mondiali.

Si può tranquillamente dire che il corso dei mercati  finanziari resta nelle mani della Federal Reserve, con la banca centrale statunitense che conferma, come non mai, il vecchio adagio ‘’Don’t Fight the Fed”. I mercati assomigliano in questa fase a delle schegge impazzite pronte a muoversi anche per una sottigliezza nelle parole usate (oltre ovviamente che per le decisioni prese) e a interpretare ormai quasi in modalità inversa i dati macroeconomici in uscita, con tanto di “bad news, good news”. La Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse dell’atteso 0,75%, portando il costo del denaro al 4%, usando poi toni non proprio concilianti e mandando al tappeto i mercati nella giornata del meeting Fed (mercoledì). Non muta, quindi l’andamento erratico delle borse nel breve termine, capaci di cambiare umore molto rapidamente.

Vien da chiedersi fino a quando durerà questa ricerca di accomodamento dei mercati, con l’azionario e l’obbligazionario ancora alla ricerca di un pavimento dove stabilizzarsi. L’impressione è che il processo di riequilibrio si stia indirizzando verso una quadratura ma che manchino ancora diversi tasselli per completare l’opera. Lo sfondo infatti che riguarda inflazione, andamento macroeconomico e utili appare ancora fluido.

Molti commentatori ipotizzano su una sorta di ‘bottom’, quasi ad indicare che il punto di maggiore sofferenza sia stato raggiunto. Equivale a scommettere che l’opera della Fed di restrizione monetaria sia quasi al termine (o ne sia possibile vedere la fine) e che i danni economici (sia come variabili macro che come utili delle aziende) siano/saranno, tutto sommato, limitati. Tesi lecita, ma ancora non pienamente raggiunta, anche perché permane incertezza sulla durata dell’inflazione persistente e quindi sulle necessità della Fed di essere ostile. E permane anche incertezza su come potranno cambiare gli impatti su disoccupazione, consumi e utili.

Nonostante gli alti e bassi, la struttura di recupero nata dai minimi di ottobre resta valida, soprattutto con la tenuta di area 3.700 (una sua violazione sarebbe foriera di un retest dei minimi). Va da sé

che il rimbalzo deve comunque fare i conti con le resistenze tecniche note (3.900) e poi quelle di medio termine (rappresentate tecnicamente dalle resistenze dinamiche e in forma umana probabilmente da Jerome Powell). Peggio hanno fatto i titoli tech (Nasdaq -5,9%) a causa delle tensioni ancora sui tassi e delle incertezze nei conti delle grandi capitalizzazioni. Meglio l’Europa (+1,5%) con un buon recupero di Londra e del FTSE Mib (+3,3%). Conseguenza di una maggiore tenuta dei comparti Value (Energy e Finanziari) rispetto ai Growth e di una tenuta dei difensivi. Buon rimbalzo (finalmente) della Cina (+9%) grazie alle indiscrezioni di una maggiore flessibilità in ambito delle misure di contenimento del Covid.

MERCATO OBBLIGAZIONARIO

La settimana in ambito obbligazionario ha mostrato ancora una volta come le pause nel trend di salita dei tassi di interesse siano solo dei sollievi momentanei, con un trend che rimane ancora impostato verso l’alto di questi ultimi. Motivo per cui le dinamiche dei bond faticano ancora a trovare un bottom consolidato: d’altro canto con le banche centrali ancora impegnate a contrastare l’inflazione elevata e distanti dal cambiare idea risulta complicato trovare compratori convinti. Il mercato rimane quindi alla finestra per capire la direzionalità del 2023 a questo punto, visto che il 2022 si avvia alla conclusione con passivi da record storico.

La doccia gelata non è arrivata tanto dalle decisioni (0,75% doveva essere e 0,75% è stato) ma dalle parole utilizzate da Powell, consapevolmente voglioso di non dare al mercato nessun tipo di sollievo. Pare inoltre che il discorso sia stato volutamente indotto ad essere più duro dalle reazioni iniziali di Wall Street, improntate ad una lettura immediatamente positiva della riunione Fed. Tutto smentito poi

(con la caduta degli indici e la risalita dei rendimenti) quando Powell ha chiarito cosa devono attendersi gli investitori nel futuro.

Il messaggio, arrivato forte e chiaro, è che non è lecito attendersi una pausa nel ‘lavoro’ della banca centrale americana e che fare affidamento prematuramente ad un cambio di politica è rischioso. Certo, da un lato è stato detto che la fase centrale di rialzi pesanti è probabilmente terminata ma anche che la politica monetaria non ha concluso la propria intonazione restrittiva. Insomma, i tassi saliranno ancora, forse più lentamente, ma anche per un periodo più lungo rispetto a quello che il mercato si aspettava.

Anche perché i dati macroeconomici letti dalla Federal Reserve non inducono ad un cambio di rotta. Secondo Powell, meglio fare troppo (per poi eventualmente correggere la rotta) rispetto a fare troppo poco. Non si vuole, insomma, compiere errori di sottovalutazione, magari trovandosi a nuove ondate inflazionistiche poco controllate. Il percorso non è ‘lineare’ come il mercato è abituato a pensare, dominato dalla propria natura istintiva di prezzare tutto e subito.

MERCATO DELLE MATERIE PRIME

In ambito materie prime eccellente recupero del paniere generale, in aumento del 5%: l’apporto viene da tutte le tipologie, con il ruolo preminente di quelle energetiche (Petrolio +5% oltre i 90$, Gas +13%) ma con buoni spunti anche per metalli industriali (Rame e Nickel +7%) e Softs (mega rimbalzo del +21% per il cotone).

MERCATO DELLE VALUTE E CRYPTOS

In ambito valutario, alta volatilità sul cross EUR-USD ma chiusura non distante dai livelli della scorsa settimana, con una chiusura appena sotto la parità (ma si è visto uno 0,975 con il mercato spaventato dalle parole di Powell). Segni più per il Real brasiliano dopo le elezioni e anche per le cripto, in particolare per Ethereum (+5%).

Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente finanziario Indipendente

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