PORDENONE – Il 25 ottobre, personale della Polizia di Stato – Questura di Pordenone degli Uffici “Divisione Polizia Amministrativa, dell’Ufficio Immigrazione, Squadra Mobile, Gabinetto Provinciale della Polizia Scientifica”, coadiuvato da equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine “Veneto” di Padova ha proceduto al controllo amministrativo di sette “Centri Massaggi Cinesi” ubicati nel capoluogo cittadino.
All’operazione ha partecipato anche personale della locale Azienda Sanitaria – Dipartimento Prevenzione e Igiene e Dipartimento Sicurezza sul Lavoro -, dell’Ispettorato del Lavoro, del Comune di Pordenone – Settore Urbanistica e Edilizia Privata e Settore Attività Produttive, nonché due pattuglie del locale Comando di Polizia Locale.
Finalità dei controlli è stata la verifica della tipologia dell’attività praticata all’interno dei centri e del rispetto delle diversificate normative di riferimento in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, immigrazione, possesso di titoli professionali, norme igieniche.
All’esito delle attività sono state accertate e riscontrate le violazione amministrative degli artt. 30 della Legge Regione Friuli Venezia Giulia nr. 12 del 22.04.2002 e art. 19 del “Regolamento Comunale per la disciplina delle attività di estetista, acconciatore, tatuaggio e piercing”, nonché carenze dal punto di vista igienico-sanitario e violazioni in materia di edilizia privata ed urbanistica, contesto violativo, al seguito del quale sono stati apposti i sigilli ai seguenti 7 “centri massaggi”:
1. CENTRO MASSAGGI, PIAZZA CELSO COSTANTINI NR. 7;
2. CENTRO RELAX VENERE VIALE DELLE GRAZIE NR. 5;
3. CENTRO MASSAGGI,VIA CARNARO NR. 1 FRAZ. TORRE;
4. CENTRO MASSAGGI LAVANDA, VIALE DELLA LIBERTA’ NR. 25;
5. CENTRO MASSAGGI, VIALE DELLA LIBERTA’ NR. 51;
6. CENTRO MASSAGGIO SOLE D’ORO, VIA UDINE N. 98;
7. CENTRO MASSAGGI, VIALE TRENTO NR. 32 e 34;
All’atto del controllo i 7 team operativi hanno riscontrato numerose e trasversali violazioni in materia di autorizzazioni amministrative.
Nel dettaglio, tutti e 7 i centri massaggi rilevano l’installazione di varie strumentazioni ricomprese nella tipologia di centri estetici, così come sono state riscontrate carenze dal punto di vistata igienico-sanitario in ognuno dei centri ispezionati, in violazione di qualunque regolamento di edilizia privata ed urbanistica sono stati riscontrati strutturali modifiche intese alla realizzazione di pareti e camere. Emblematica al riguardo quanto trovato nel centro massaggi di viale Trento dove all’interno erano stati realizzati tre camere, con predisposizione all’interno di ognuno di esse di letti matrimoniali ad una piazza e mezzo.
Inoltre, sono state riscontrate irregolarità lavorative, infatti all’interno di uno dei “centri massaggi” sono state trovate della cittadine cinesi in qualità di lavoratrici in nero.
Accertata anche assenza di formazione professionale in materia di abilitazione alla manipolazione e pratica di tecniche di massaggiatorie.
Riscontrate anche sistemazioni d’uso non rispettose, come nel caso di un centro massaggio che risulta essere ancora una “macelleria”, trasformata ed adattata in una struttura per massaggi abusiva.
All’esito delle attività l’amministrazione comunale di Pordenone ha accertato e riscontrate le violazione amministrative degli artt. 30 della Legge Regione Friuli Venezia Giulia nr. 12 del 22.04.2002 e art. 19 del “Regolamento Comunale per la disciplina delle attività di estetista, acconciatore, tatuaggio e piercing”, nonché carenze dal punto di vista igienico-sanitario e violazioni in materia di edilizia privata ed urbanistica
I provvedimenti di chiusura sono quindi stati notificati nella nottata scorsa in Questura a cura del personale della Divisione Polizia Amministativa.
Le 10 ragazze cinesi, aventi un età ricompresa tra i 20 e 30 anni sono state accompagnate in Questura e sottoposte a fotosegnalamento e l’Ufficio Immigrazione della Questura ha già avviato i rispettivi iter amministrativi per la revoca dei permessi di soggiorno.
Gli accertamenti proseguono anche in ordine alla regolarità e titolarità dei contratti di locazione degli stabili all’interno dei quali tali attività abusi di protraevano da diversi anni.
Trovati anche flussi di denaro e di transazioni economiche verso i paesi di origine.