“Siamo stanchi di dover etichettare i clienti”. La sferzata di Giovanna Santin

PORDENONE – “La situazione per il mondo del turismo, così come per molte altre imprese e per la stessa vita dei cittadini, si presenta difficile. Il rincaro dei prezzi e delle bollette ci stanno mettendo a dura prova. Ma il punto chiave è un altro, vista anche la presa di posizione di quasi tutte le nazioni ad esclusione dell’Italia, per questo vorrei un attimo distaccarmi dal concetto di “situazione buona” o “situazione difficile”, perché la situazione oggi, secondo il mio punto di vista, è sbagliata”.

E’ l’incipit del post che Giovanna Santin, nota albergatrice del capoluogo, ha pubblicato nella pagina facebook dell’hotel Santin.

“Io opero nel settore dell’ospitalità da 35 anni – continua – ed il mio lavoro consiste nel dare un alloggio a chiunque lo richieda. Così come il buon senso insegna (e anche le normative statali impongono) nel rispetto della persona e della sua privacy, non sono tenuta a conoscere orientamento, pensieri o condizioni del mio cliente. Oggi è frustrante dover chiedere all’ingresso della mia attività “lei ha il super green pass”? Che in poche parole si traduce in “lei è vaccinato o guarito”? La risposta implica libertà di accesso o rifiuto. Questa distinzione impone una “scrematura” che, a mio modo di pensare, non spetta né a me né ai miei collaboratori”.

“Siamo stanchi – lamenta Santin – di dover etichettare i clienti, decidere chi può restare e chi deve andare via; vogliamo tornare a lavorare senza dover assumere il ruolo di “controllori”. Voglio ricordare che durante la prima fase della pandemia, in pieno lockdown noi albergatori eravamo considerati “essenziali” e dovevamo garantire alloggio a chiunque lo necessitasse, adesso invece possiamo prestare servizio solo ad alcune persone, approvate dallo Stato che ci obbliga alla selezione e non ci permette di accogliere i bisogni di tutti.

Ricordo inoltre che molte delle persone che soggiornano a Pordenone, vengono per motivi di lavoro, salute o famiglia e non poterli accogliere lo trovo un controsenso in pieno contrasto con l’essenza della mia attività e del settore dell’accoglienza”.




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