PORDENONE – “Nel corso di 11 mesi di indagine sono stati analizzati oltre 10 milioni di report telefonici, visionati più di 5 mila ore di filmati, operazione ripetuta in alcuni casi molteplici volte, e raccolti oltre 8 mila gigabyte di dati telefonici”.
Lo ha reso noto il tenente colonnello dei Carabinieri Paolo Vincenzoni, comandante del Reparto Crimini Violenti del Ros.
Durante la conferenza stampa il comandante provinciale dell’ Arma di Pordenone, colonnello Mario Polito, ha sottolineato l’enorme sforzo investigativo elogiando tanto il Reparto investigativo guidato dal capitano Pierluigi Grosseto quanto il supporto sempre garantito dal Ris di Parma che a settembre, in 24 ore dal ritrovamento della pistola nel laghetto, stabilì con certezza che si trattava dell’arma del delitto.
In proposito, il comandante ha evidenziato il ruolo del reparto sommozzatori di Genova che ha scandagliato il laghetto di San Valentino imprimendo la svolta decisiva alle indagini.
Un cenno è stato rivolto tanto dal Procuratore Martani quanto dall’Arma ai carabinieri di Somma Vesuviana (Napoli) per l’enorme lavoro svolto: sono stati loro ad occuparsi di molti dei rilievi su Rosaria Patrone ed anche nell’abitazione di Ruotolo, dal cui computer in suo uso una mano ignota nel mese di settembre ha cancellato la cronologia.
Siccome Ruotolo quel giorno era impegnato nella medesima operazione sui propri supporti informatici a Pordenone, “presumiamo che l’operazione sia stata fatta dal fratello che secondo la legge non sarebbe comunque imputabile per questa azione”, è stato segnalato.