MERCATI AZIONARI
Settimana complessivamente positiva per i listini azionari internazionali, con le borse che hanno affrontato i primi step di una serie di importanti fattori da valutare in programma per il mese di giugno.
Da un lato, infatti, era particolarmente atteso il dato di inflazione USA in uscita per il mese di maggio, dall’altro si è tenuto il primo dei meeting delle banche centrali, quello della BCE. Nella prossima settimana toccherà alla Fed invece parlare al mercato, il quale, in realtà, ha già iniziato a crearsi non solo qualche aspettativa ma anche a scommettere sul comportamento dell’autorità monetaria americana nei prossimi mesi.
A guardare il comportamento degli indici, i mercati azionari, infatti, sembrano indirizzati a tenere conto certamente dei dati di breve ma ponderando ben di più invece le prospettive di medio termine. Probabilmente per questo, gli indici USA non si sono scomposti più di tanto osservando un dato di inflazione del 5% (annualizzato) per il mese di maggio (vs 4,7 atteso) e sembrano allineati al Fed-pensiero, ossia di una finestra inflazionistica che avrebbe natura di ‘rimbalzo’ rispetto al 2020.
In una logica intermarket questo porta naturalmente a riflessi non solo sul mondo azionario (con i già visti switch tra settori ciclici e non ciclici o comparti value e growth) ma anche su quello obbligazionari, con i movimenti sui tassi di interesse. L’S&P 500 ritocca i propri massimi assoluti sfiorando quota 4.250 punti (+0,4% nell’ottava) ma meglio hanno fatto il Nasdaq 100 (+1,7%), e le piccole capitalizzazioni (Russell 2000, +2,2%), ringalluzziti entrambi dal clima distensivo creatori sul tema di inflazione/tassi.
Anche a livello settoriale globale si è confermata questa tendenza, con buone performance da parte di health care e information technology e una minore tonicità invece su comparti più legati al ciclo economico come finanziari, auto e materials. Tra i tematici, buono l’andamento per Health-Tech e Biotech, che in queste settimane hanno recuperato parte della forza relativa.
Dall’altra parte dell’oceano, i listini europei hanno avuto anch’essi un tono positivo (+1,1% lo Stoxx 600), consolidando il trend rialzista di breve già in corso. Bene il Cac, piatto il Dax, mentre il FTSE Mib, sostenuto dal buon andamento del comparto energy/utility, ha superato finalmente i livelli pre-Covid, toccando quota 25.700. I listini europei hanno avuto come sfondo la riunione periodica della BCE, da dove comunque non sono emerse velleità che possano nuocere alle borse del Vecchio Continente. La conferma delle misure accomodanti, infatti, è necessaria visto un ciclo economico in ripresa ma ancora vulnerabile secondo il board della banca centrale europea..
Tra le altre aree geografiche in chiaroscuro l’andamento dell’area asiatica, con il Nikkei incerto nel trend (invariato) e gli indici cinesi con scarsa direzionalità (Hang Seng -0,3%, Shanghai +0,1%). La settimana ha visto infine nel complesso una volatilità in calo, con l’indice Vix che tocca nuovi minimi di periodo, attestandosi sotto area 16.
MERCATO DELLE MATERIE PRIME
In ambito materie prime, tono generalmente positivo con l’indice generale in progresso di uno 0,32%. Bene in particolare la componente Energy (con il petrolio sopra i 70 Dollari al barile) e quella dei metalli industriali, che hanno mostrato velleità di recupero. Tra i metalli preziosi, debole l’oro tornato sotto area 1.900 Dollari l’oncia.
MERCATO DELLE OBBLIGAZIONI
In ambito reddito fisso ovviamente molto atteso dagli operatori il rilascio dei dati relativi all’andamento dei prezzi per l’economia americana. L’aumento dei prezzi a maggio, su base annua, del 5% è il valore più alto dal 2008 mentre quello del 3,8% della componente ‘core’ batte i valori precedenti degli ultimi 30 anni.
Con i tassi a breve ancorati a zero, evidente come queste dinamiche siano osservate speciali da parte del mercato, che soppesa l’effetto combinato di politiche monetarie ultra accomodanti e di sostegni pubblici e fiscali all’economia decisi da banche centrali e governi. Il dibattito sulla possibilità di un aumento dei prezzi ‘strutturale’ e non transitorio è ormai diventato mainstream e la stessa Federal Reserve ha mantenuto una linea abbastanza definita, dichiarandosi, da un lato, tollerante verso valori più alti di inflazione nel 2021 e, dall’altro, di non attendersi però fenomeni fuori controllo dai range ritenuti normali dopo un anno di chiusure economiche.
La chiave resta ovviamente il mercato del lavoro, dove il gap reale rispetto alla situazione pre Covid è ancora rilevante: sarà da questi dati che dipenderanno tanto gli alert sui fenomeni inflazionistici, quanto eventuali modifiche ai sostegni monetari da parte della Fed. Qualche settimana fa qualche passaggio da parte da Janet Yellen, Segretario al Tesoro, che aveva definito ‘buona cosa’ un po’ di inflazione in più era stato motivo per un momentaneo rialzo dei rendimenti dei titoli di stato USA. In realtà, il mercato sembra abbastanza allineato alle opinioni espresse dal Presidente Powell, motivo per cui, per il momento il trend di risalita dei tassi si è arrestato al pari di quello delle aspettative di inflazione. Il decennale USA, infatti, proprio in questa ottava ha toccato nuovi minimi di periodo (1,42% con close finale a 1,45%), con un ripiegamento che ha rotto al ribasso la lateralizzazione delle ultime settimane.
In discesa anche il trentennale USA (2,14%), che già aveva anticipato alcune tendenze ora visibili. A tutti gli effetti, quindi, una pausa di riflessione nelle dinamiche sui tassi: resta difficile poter dire adesso se siamo di fronte ad uno stop & reverse della tendenza o se ci si dovrà attendere un’altra ‘gamba’ al rialzo nei prossimi mesi.
Intanto però, la decelerazione sui tassi in USA trascina anche gli altri andamenti degli yield sui governativi pari scadenza: il Bund tedesco ripiomba in area -0,25%/-0,30% mentre il BTP italiano è tornato in area 0,75%-0,80%. Nell’area Euro, la riunione della BCE ha confermato quanto il mercato già stimava, ossia che in Europa occorrerà più tempo per avere dati economici solidi. Per questo la banca centrale europea è apparsa decisamente ‘dovish’ nell’atteggiamento, soffermandosi nella valutazione anche sui danni permanenti causati dalla pandemia Covid. Inoltre, lato inflazione, il percorso appare ancora decisamente lungo per arrivare ai target desiderati, nonostante il buon andamento della compagna vaccinale e le revisioni al rialzo operati da diverse fonti economiche. Negli altri segmenti obbligazionari: tendenze positive su Corporate (IG e High Yield), debito emergente e inflation linked (grazie al nuovo calo dei tassi reali).
MERCATO DELLE VALUTE
In ambito forex, sostanzialmente stabile il cambio Euro Dollaro, rimasto in area 1,21-1,22 e senza particolari slanci di breve periodo. Nonostante il newsflow settimanale, il cross solo nel finale ha declinato sulla parte bassa del range di breve. Tra le altre valute: in recupero Lira turca e Rublo. Tra le cripto, Bitcoin in risalita, ma con una volatilità ancora molto elevata.
Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Autonomo, mail [email protected]