SAN VITO AL TAGLIAMENTO – C’è un sentire a tratti “comune” nel senso di alcune delle risposte che l’avatar del Presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti snocciola al vicedirettore del Sole 24 Ore, Alberto Orioli, nella doppia intervista proposta al termine dei lavori del LEF Operations Summit. La parte più intrigante riguarda il terzo quesito – che richiama alla memoria HAL, il computer di 2001 Odissea nello Spazio di Kubrik – e cioè come possano o potranno coesistere IA ed esseri umani. L’Agrusti-clone spiega che trattasi di «questione complessa che richiede considerazioni approfondite; la prospettiva della collaborazione – dice con voce assai simile che però tradisce ancora una impronta sintetica – può portare a risultati straordinari liberando tempo umano per attività più creative.
Tuttavia, la transizione richiede formazione continua per adattarsi alle nuove competenze, trasparenza ed etica nello sviluppo dell’IA sono cruciali per evitare bias. La consapevolezza pubblica è essenziale».
Agrusti in carne ed ossa, invece, spiega che occorre partire da un presupposto, quello della «esistenza effettiva dell’intelligenza umana… Non è così scontato, spesso scopriamo che è stata distribuita con parsimonia…». Fuor di battuta il Presidente precisa (più a Orioli e al pubblico che al suo avatar) che «la convivenza è nei fatti, non credo ad HAL che si ribella perché poi la possibilità di staccare la spina ce l’abbiamo ancora noi. Sono un suprematista umano, se possiamo dire; questi sono strumenti straordinari con un carico di complessità e problemi ancora irrisolti. E dubito – ha aggiunto riferendosi alla necessità di sbrogliare alcune di queste matasse – che la politica abbia, in questo preciso istante, la capacità di comprendere il fenomeno e, soprattutto, i tempi entro cui esso si sta realizzando; tutta la politica è lenta, quella europea lo è forse ancor più della nostra, possiamo certamente discutere di un codice etico, ci sta; ma siamo sicuri – si è domandato Agrusti – che tali codici etici verranno poi adoperati e rispettati da autocrazie o in governi totalitari che, al contrario, potrebbero utilizzare l’IA come ulteriore elemento di forza del loro dominio o di interferenza sulle vite di altre democrazie, come già accaduto in passato? Ad ogni modo sono e resto ottimista, non mi iscrivo tra quelli che auspicano che in ogni governo ci sia il ministro della paura. Anche perché sono convinto che, se messo alla prova, sconfiggerei il mio avatar ogni giorno!»