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venerdì , 27 Dicembre 2024

Polo Young, il fronte del no fa appello al Consiglio di Stato

PORDENONE – “Chi combatte rischia di perdere, ma chi non combatte ha già perso”. E non importa, si aggiunga a questa famosa frase di Brecht, quanto costa provarci se l’ideale di giustizia è nobile, se si è subito un grande torto come quello inferto in maniera incrociata, prima da parte dell’amministrazione Ciriani, che ha calato dall’alto un progetto impattante, e poi dai giudici del TAR Fvg, che hanno sposato in toto le tesi del Comune, senza motivarle e senza confrontarle con le nostre.

Inizia così il comunicato stampa del Gruppo il Tiglio Verde e Legambiente Pordenone.

“Pertanto – aggiungono – nel corso della partecipata assemblea tenutasi sabato sera a Villanova in Oratorio (vedremo se anche questa volta qualcuno avrà il coraggio di definire quel luogo come un covo di “comunisti”) si è deciso di presentare l’Appello al Consiglio di Stato, chiedendo subito la sospensiva, per fermare l’abbattimento dei 53 tigli storici e sani, per fare spazio al megacentro sportivo denominato Polo Young.

I cittadini contrari al progetto di cementificazione a danno del verde, spacciato per riqualificazione e anti-degrado, pur consapevoli dei rischi e delle spese cui andranno incontro hanno scelto di non arrendersi, di continuare a chiedere giustizia, di mettere in luce le numerose contraddizioni e le violazioni della normativa in materia ambientale e di tutela dei beni storici, culturali e paesaggistici, esercitate dal Comune.

Il progetto da 23 milioni, si ricorda, è inserito tra quelli di rigenerazione urbana, che attingono ai fondi del Pnrr, finalizzati sì alla ripresa ma anche al miglioramento ambientale e pertanto non sembra affatto rispondere al principio del “Do no significant harm (Dnsh)”, ovvero: non determinare significativo danno all’ambiente. Quel polmone verde, infatti, ogni anno risparmia al quartiere e alla città inquinanti per 340mila euro, contribuisce dunque in maniera oggettiva alla salute e al benessere.

Ma non c’è tempo per aspettare che l’Europa verifichi se ci sia stata o meno una violazione della normativa alla fine dei lavori, nel 2026. Quando ormai i tigli non ci saranno più.

Il Comune, inoltre, forte della sentenza compiacente del TAR, ha già annunciato che gli alberi saranno abbattuti a fine mese e, pertanto, la strada maestra da intraprendere per fermare l’arrivo delle motoseghe è soltanto quella del ricorso al Consiglio di Stato.

In sede di Appello, a Roma, sarà chiesto anche l’accertamento dell’età degli alberi, cosa che il Comune non ha fatto e ha pure negato ai ricorrenti la possibilità di effettuare l’esame di dendrocronologia (che ha un margine di errore di 15 giorni), perché se diventa ufficiale che i tigli hanno più di 70 anni (come testimoniano studi, persone e foto) non si possono toccare: sono tutelati ope legis”.

“A favore dei ricorrenti – conclude la nota – l’assemblea ha anche suggellato un patto di salvaguardia e subito messo mano al portafoglio: nel giro di pochi minuti sono stati raccolti 2.400 euro. Nei prossimi giorni si terranno altri incontri informativi e per la raccolta di fondi a sostegno delle spese legali”.

Per donazioni
Conto corrente di Legambiente: IBAN IT60X0835612500000000047972 con la causale: “donazione per spese legali tigli ex fiera”

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