ANDAR PER CANTINE – Marco Sara, vini di terroir baciati dalla Botrytis Cinerea

FVG – Vado a trovare Marco Sara in una bella giornata di sole invernale e mi faccio raccontare la sua storia mentre camminiamo tra i vigneti. Siamo a Savorgnano al Torre, nella parte nord della Doc Friuli Colli Orientali. La zona si distingue per il clima fresco e ventilato e per i terreni ricchi di ponca, termine usato in Friuli Venezia Giulia per definire le stratificazioni di marne e arenarie di origine eocenica che tanto carattere danno ai vini di questa zona.

Marco mi racconta che questa era l’azienda di famiglia in cui fino agli anni ’70, come in tutte le aziende agricole, c’erano vigne, seminativi e piccoli allevamenti di bovini. Poi il papà inizia una conversione che lo porta a specializzarsi nella produzione di vino, sfuso e in damigiane. I vitigni che in questa zona da sempre si coltivano e danno grandi risultati sono il Picolit e il Verduzzo dorato, prodotti con appassimento delle uve e a volte attaccati dalla muffa nobile, vini dolci ma con una acidità equilibrata che li rende profondi e intensi, mai stucchevoli.

Dal 2000 Marco prende in mano l’azienda. Comincia a viaggiare e a pensare ad un modo di fare vini più etico, frequenta le fiere di vini naturali, come la “Fiera dei particolari, terra e libertà, Critical wine” di Luigi Veronelli, Vini Veri e VinNatur, avvicinandosi ad un modo diverso di pensare il vino, lontano dalle logiche industriali.

Secondo Marco l’evoluzione dei movimenti per il vino naturale sta ora portando all’accettazione di vini che sono sì genuini, ma che si portano dietro troppe imperfezioni tecniche, non accettabili. La maggior parte del lavoro si fa con le giuste pratiche di campagna in vigna, e non attraverso il processo di vinificazione : né troppo processo (vino industriale), né troppo poco (vino naturale) portano a buoni risultati.

Il vino per lui deve essere una espressione del Terroir, termine che in italiano non ha una esatta traduzione ma che potrebbe essere rappresentato da tre parole: clima, suolo, vitigno. Al terroir si aggiunge il vignaiolo, con le sue tradizioni e i suoi saperi. Il suo ruolo è importante ma non deve mai diventare protagonista, la sua bravura è far sì che a parlare sia il vino.

I suoi 7 ettari di vigneti, alcuni con un’età di oltre 60 anni, si estendono in due zone distinte: la prima, Rio Falcon, più in basso vicino all’azienda, dove coltiva per un 70% vitigni a bacca bianca (friulano, ribolla gialla, verduzzo e picolit) e per un 30% vitigni a bacca rossa (merlot, refosco e cabernet franc). Qui nei terreni si alternano strisce di terra rossa che conferiscono ricchezza ai vini rossi e zone più calcaree che donano sapidità ai vini bianchi.

Attraversiamo un boschetto delimitato dal torrente Rio Falcon e arriviamo ad un bell’appezzamento esposto a sud-est su una collinetta assolata dove troviamo in alto schioppettino e picolit, più in basso il friulano. L’ottima esposizione e la buona ventilazione assicurano una bella escursione termica, che accentua l’intensità dei profumi nei vini, mentre l’argilla nel terreno dona loro corpo e struttura.

La seconda parte dei vigneti si trova a Monte della Guardia, in collina, un bellissimo anfiteatro esposto a sud-ovest, dove si coltiva soprattutto friulano. Qui, dopo anni di trattative, Marco è riuscito da poco ad acquisire altri 2,5 ettari in cima alla collina. Si ripromette di sistemare i terrazzamenti ed impiantare nuove viti nei prossimi 3 anni, dice che sarà il regalo per i suoi 50 anni.

E’ bello vedere l’entusiasmo che mette questo produttore nel suo lavoro e lo spinge ad avere sempre nuovi obiettivi da perseguire, sempre però con l’idea di rimanere in una dimensione familiare, che gli consenta di curare personalmente tutto il processo produttivo dalla vigna alla bottiglia.

Passiamo ora all’assaggio dei vini:
Ribolla gialla 2020. Al naso intrigante, note floreali e fruttate di mela golden e albicocca matura con un tocco di fiore di sambuco. La bocca è fresca e sapida, il corpo medio, vino piacevole che richiama al sorso, Succoso.

Monte dalla Guardia 2019, prima annata prodotta (80% friulano, 20% picolit). Questo è il primo “Vino di ponca” prodotto, un vino che vuole esaltare le caratteristiche del suolo, in cui argille calcaree e sabbie stratificate drenano e disperdono gran parte dell’apporto idrico nel terreno, tutto ciò è causa di momenti di stress alla vite nel periodo vegetativo ma assicura una produzione di qualità. Il vino si presenta elegante all’olfatto, con profumi di fiori, pesca bianca, e note burrose. In bocca è intenso, sapido, affilato e lungo. Affascinante.

Erba Alta 2019, 100% friulano con grappoli botritizzati. Raccolta delle uve tra il 25 settembre e il 1° ottobre quando gli acini attaccati dalla muffa nobile diventano quasi marroni. Pressatura delle uve intere, fermentazione con lieviti indigeni, affinamento in botte grande e barrique. Profumo esplosivo, intenso e complesso : pesca gialla matura, tarassaco, fieno, erbe aromatiche. Al gusto è morbido, caldo e rotondo. Potente.

Schioppettino 2020, da un vitigno difficile facilmente attaccabile da virosi, ma nelle annate buone dà grandi soddisfazioni, così è stato nella 2020. Olfatto intenso di spezie e note affumicate, ciliegia matura e pepe con una leggera nota vegetale, probabilmente dovuta alla giovane età. In bocca è caldo con tannini percettibili, vivace e scattante. Da aspettare.

Picolit Mufis 2019, raccolto a fine settembre e appassito in cassette fino a dicembre. In alcune annate, quando le giornate precedenti la vendemmia sono soleggiate durante il giorno e caldo-umide di notte, il picolit viene attaccato dalla muffa nobile (Botrytis Cinerea).

Così nasce Mufis, dove la percentuale di acini botritizzati arriva anche al 70%. Il colore del vino vira dal giallo dorato verso l’ambra e i profumi si arricchiscono in ampiezza e intensità con note di frutta disidratata, caramello, miele e spezie dolci. Emozionante.

Rosa Prisciandaro




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