Cocktail e letteratura: un connubio ispiratore

Il legame tra cocktail e letteratura è inscritto nelle vene dei più grandi autori classici della storia, e si tramanda di generazione in generazione. Se il genio creativo è un qualcosa con cui bisogna nascere e che non si può indurre in alcun modo, l’ispirazione va invece ricercata da qualche parte affinché il genio possa elaborarla. E, apparentemente, il luogo migliore in cui cercarla è all’interno di un cocktail. Le note inebrianti dell’alcol hanno dato vita a milioni di storie che continuano a essere raccontate ancora oggi, e che non avrebbero potute esistere senza le atmosfere mistiche ed esoteriche create da questi magici intrugli.

Non solo i grandi scrittori, ma anche alcuni dei più importanti e noti personaggi dei loro libri avevano la passione per l’alcol e per il sapore unico dei loro cocktail preferiti.

Per scoprire quali sono i cocktail che hanno ottenuto la propria fama dal mondo della letteratura, preparati un drink e immergiti in questa avventura.

Hemingway Daiquiri: un cocktail per scrittori

Quando si parla di cocktail e letteratura non si può non parlare di Hemingway, grandissimo scrittore che aveva con l’alcol un rapporto stretto e ormai noto a chiunque. Nel caso di Hemingway l’alcol aveva una duplice funzione. Da un lato gli serviva per alleviare i sintomi depressivi di cui soffriva, dall’altro era una vera e propria fonte di ispirazione, che l’autore integrava all’interno del proprio programma di scrittura giornaliero.

Nonostante ciò, si dice che egli non bevesse mai mentre scriveva. Questo lo dimostra anche lo stile sobrio e asciutto dei suoi testi, in cui ogni parola trova il suo posto e nessuna frase è scritta per caso.

Lo scrittore amava così tanto i cocktail che in suo onore fu creata una versione speciale del Daiquiri, l’Hemingway Daiquiri. Questo perché, durante la sua permanenza a Cuba, egli assaggiò il Daiquiri e disse che l’avrebbe preferito senza zucchero e con il doppio del rum. Da questo dialogo nacque questo iconico drink che ancora oggi avvicina i lettori di tutto il mondo all’universo dello scrittore.

Gli ingredienti sono rum biancomaraschinopompelmo lime. Niente zucchero, tanto rum!

Vesper Martini: il cocktail direttamente dal mondo della letteratura

Il Vesper Martini è forse ancora più famoso sia del suo inventore che di colui che amava berlo in ogni occasione. Stiamo parlando di Ian Fleming e del personaggio da lui creato, James Bond. Per quanto i due godano di un successo smisurato, nulla può battere il celebre drink creato nel romanzo “Casino Royale” e portato alla cultura di massa anche grazie al grande schermo. Si tratta della prima opera in cui compare l’agente segreto più famoso di tutti i tempi, parte di un universo che ha appassionato milioni di lettori e spettatori in tutto il mondo.

Il nome del cocktail deriva da Vesper Lynd, la donna di cui James Bond è innamorato. Il cocktail prevede una base di gin a cui bisogna aggiungere della vodka e un po’ di vino aromatizzato Lillet Blanc. Da bere rigorosamente mentre si indossa una suit classica, questo cocktail ti farà vestire i panni di un agente segreto per qualche ora.

La giostra d’alcol: polibibite o cocktail rivoluzionari per una letteratura rivoluzionaria

Il termine “polibibita” (traduzione italiana di “cocktail”) sembrerebbe essere uscito direttamente da un romanzo di Harry Potter o da qualche altro fantasy ambientato in mondi alternativi di elfi e di fate, ma in realtà esso è stato riportato in voga dall’uomo che ha dato forma a tutto il Novecento, Filippo Tommaso Marinetti. È infatti di matrice futurista l’invenzione di bibite totalmente fuori dal comune, che mischiavano ingredienti tra loro contrastanti e che in alcuni casi erano scelti completamente a caso. Molto spesso, queste bibite contenevano cibo come cioccolato, formaggio, pomodori e altri ingredienti insoliti.

Il Futurismo, infatti, nasce come movimento che si prefigge lo scopo di sovvertire la tradizione attraverso testi volutamente eccessivi e over-the-top. Un movimento di questa portata non poteva non toccare anche il mondo della mixologia, e a esso dobbiamo l’invenzione di moltissimi cocktail (denominazione che offenderebbe i futuristi e li spingerebbe a scrivere un altro manifesto). Il più famoso è la Giostra d’alcol, una polibibita realizzata unendo il vino Barbera, il Campari, la Cedrata e inserendo all’interno della bibita dei cubetti di formaggio e cioccolato infilati in dei bastoncini. Il nome di questa polibibita deriva dal fatto che, secondo il suo inventore Enrico Prampolini, essa dovesse essere mescolata senza sosta.

Gin Rickey: il cocktail di Jay Gatsby

Mentre beveva i suoi speciali Daiquiri, Hemingway non era solo. Aveva infatti un compagno di bevute che è passato alla storia per essere uno scrittore altrettanto grande, Francis Scott Fitzgerald, autore de “Il grande Gatsby”, che ha fatto innamorare generazioni di lettori con le sue opere. Anche lui, come ogni bevitore che si rispetti, aveva un drink preferito, e ha passato questa preferenza anche al protagonista del suo romanzo più celebre. Stiamo parlando del Gin Rickey, cocktail di cui si fa espressa menzione nel libro e che è presente anche nell’adattamento cinematografico.

La ricetta è semplicissima, basta mescolare ginsucco di limonesoda e ghiaccio. Il sapore di questo drink è unico e rinfrescante, perfetto per le calde giornate d’estate. Basta un assaggio per essere trasportati nel sogno americano di Gatsby, che con un Gin Rickey in mano pensava a Daisy e al loro passato, che in ogni modo egli voleva far tornare presente.

Whiskey Sour: il drink preferito di Dorothy Parker

Dorothy Parker è stata una delle figure letterarie più affascinanti e complesse del ventesimo secolo. Membro del celebre Algonquin Round Table, un gruppo di scrittori, critici e attori che si riunivano quotidianamente all’Algonquin Hotel di New York, Parker era rinomata per il suo spirito tagliente, la sua arguzia e un umorismo che spesso nascondeva un profondo senso di malinconia.

Come molti dei suoi compagni dell’Algonquin Round Table, Dorothy Parker aveva un rapporto complicato con l’alcol. Le bevute al tavolo rotondo erano leggendarie, e l’alcol fungeva da catalizzatore per conversazioni brillanti e su temi di ogni tipo. Tuttavia, per Parker, l’alcol era anche un rifugio dalle sue battaglie interne, inclusa la sua lotta con la depressione. Molte sue opere riflettono questa dualità, e in esse l’alcol viene usato come metafora per il desiderio di evasione e per la vulnerabilità emotiva.

Parker era particolarmente affezionata al Whiskey Sour. Gli ingredienti sono il Whiskey Bourbon, il succo di limone, lo sciroppo di zucchero e l’albume d’uovo. Possiamo vedere in questo drink una metafora del carattere della scrittrice: essa era infatti una miscela di asprezza e dolcezza, serietà e leggerezza.

Il legame tra cocktail e letteratura

Il mondo dei cocktail e quello della letteratura si intrecciano in maniere sorprendenti e affascinanti. Ogni cocktail menzionato in questo articolo non è solo un piacere per il palato, ma serve anche come un ponte verso il mondo e l’epoca degli autori e dei personaggi che li hanno ispirati. Per avere più informazioni su questo mondo e scoprire altre ricette dei cocktail più disparati, vai sul sito di Cocktail Engineering. Qui troverai tutto ciò che c’è da sapere sull’arte della mixologia.

Dai vivaci bar di Cuba dove Hemingway trovava rifugio dalle sue tormentate riflessioni alle lussuose feste di Gatsby che simboleggiano l’eccesso e il sogno americano, fino ai sofisticati ambienti di spionaggio di James Bond, ogni drink racconta una storia. Per viverla, non devi fare altro che berne un sorso!




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