FVG – L’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani (Inpgi) è ormai al tracollo finanziario. Un passivo di 242 milioni di euro, una perdita giornaliera di 665 mila euro e una riserva tecnica che non arriva ai due anni, purtroppo non garantiscono le pensioni presenti e future nonostante i contributi previdenziali regolarmente versati.
“Il dissesto – sottolinea Andrea Bulgarelli
Consigliere generale Inpgi per il Fvg – è frutto della gestione di questo ultimo anno, ma il punto di arrivo di un percorso di crescente erosione del patrimonio dell’Istituto per 1 miliardo 200 milioni di euro dal 2011 in poi, dovuto soprattutto al pagamento quale sostituto dell’Inps degli ammortizzatori sociali, dei relativi pesantissimi oneri dei contributi previdenziali figurativi e delle prestazioni assistenziali.
Con la legge Rubinacci del 1951 (che è ancora in vigore assieme alla Legge Vigorelli del 1955), l’Inpgi ha infatti puntualmente garantito con centinaia di milioni di euro il pagamento delle prestazioni assistenziali e previdenziali dei giornalisti italiani, nonché dal 1981 (coprendo quindi tutto l’arco temporale della crisi dell’editoria) gli ammortizzatori sociali, senza ricevere alcun ristoro dallo Stato fino al 2009 (da allora, invece, in base alle “leggine” n. 2 e 14 l’ente di via Nizza riceve 20 milioni di euro per i prepensionamenti e da quest’anno in base alla legge finanziaria n. 178 del 2020 – grazie all’emendamento Sensi, Serracchiani, Viscomi – anche il rimborso delle spese per gli ammortizzatori sociali e per gli incentivi all’occupazione), mentre dagli editori non ha incassato per 65 anni, dal 1951 al 2016 – come peraltro da sempre previsto dalla legge Rubinacci stessa all’art. 2 – i contributi previdenziali nella stessa percentuale che gli editori stessi avrebbero dovuto pagare all’Inps (è stato calcolato che gli editori in 65 anni hanno così potuto risparmiare addirittura circa 1 miliardo di euro).
E proprio l’esistenza della Legge Rubinacci che all’art. 1 identifica l’Inpgi quale sostitutivo dell’Inps, in base all’art. 38 della Costituzione, dovrebbe garantire una sostanziale copertura pubblica, nonostante la trasformazione dell’Inpgi nel 1994 in base al decreto legislativo Berlusconi n. 509 in una Fondazione di natura privata.
Contemporaneamente, ai danni delle casse dell’Inpgi, va rilevata la solo parziale attuazione della legge 150/2000 sull’Informazione, come anche denunciato dalla Corte Costituzionale nell’ultimatum lanciato al Parlamento circa un anno fa, e la comunicazione nella Pubblica amministrazione (Pa), con ancora ampie sacche di dipendenti della Pa i cui contributi vengono erroneamente versati all’Inps invece che all’Inpgi.
Per tutelare la previdenza dei giornalisti serve ormai un intervento politico complessivo, che comprenda la revisione del sistema dell’informazione italiana fermo ad una legge istitutiva dell’Ordine vecchia di 58 anni e ormai superata, adeguandola ai profondi cambiamenti intervenuti e velocizzati ulteriormente dalla crisi pandemica.
Per tale ragione quale consigliere generale dell’Inpgi per il Friuli Venezia Giulia sto inviando un appello all’onorevole Debora Serracchiani, già presidente della Commissione lavoro pubblico e privato e ora capogruppo del Pd alla Camera, al presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Massimiliano Fedriga, alle e ai Parlamentari del Friuli Venezia Giulia, affinchè questa delicata tematica venga discussa a livello politico nazionale, a garanzia sia dei contributi previdenziali regolarmente pagati dai giornalisti, che dell’indipendenza dell’informazione democratica in Italia”.