Nella settimana appena conclusa la volatilità è tornata a farsi sentire sui mercati azionari internazionali. Diverse le notizie positive che hanno concorso alla positività di inizio settimana, così riassumibili: buone trimestrali dei giant tech, recupero del prezzo del petrolio, novità sul fronte della cura al Coronavirus e nuove iniziative della Federal Reserve.
Sul tema degli utili, è stata la settimana di molti ‘giganti’ tech non solo del listino americano, visto che Apple, Alphabet, Microsoft e Facebook sono tra le aziende più capitalizzate a livello globale.
I risultati sono stati complessivamente positivi: Alphabet e Facebook, in particolare, hanno evidenziato risultati in crescita sia sul piano degli utili che dei ricavi, con un contestuale warning sul mese di marzo. Sopra le attese i risultati di Apple, superata solo da Microsoft che è apparsa come immune, per il momento, agli effetti del Coronavirus.
Business tecnologici che beneficiano del maggior ricorso al cloud, al lavoro da remoto e agli applicativi che sopperiscono al distanziamento sociale. Non è un caso che il Nasdaq 100 sia l’unico indice sviluppato positivo da inizio anno.
Notizie positive arrivate poi, come detto, anche dal recupero del petrolio dopo la debacle delle scorse settimane e dall’ambito medico, dove i test clinici condotti da Gilead su pazienti gravemente malati di Covid-19 avrebbero mostrato un evidente effetto positivo nel ridurre i tempi di recupero (previo trattamento preventivo del malato).
A borsa chiusa, è arrivata la notizia che il farmaco di Gilead (Remdesivir) è stato approvato dalla Fda con procedura di urgenza. Diverso invece quanto visto nelle ultime due sedute settimanali, tanto da azzerare tutto il guadagno settimanale. Si uniscono, per spiegare questo frangente, sia motivazioni di natura tecnica, sia sostanziale.
Da un lato, alcuni operatori passano al take profit tenendo conto del forte movimento di recupero avvenuto dai minimi, dall’altro si procede, per lo stesso motivo, ad un alleggerimento delle componenti a rischio di portafoglio. Il punto di ‘svolta’ nel breve è arrivato venerdì: le preoccupazioni di Amazon sui costi del Coronavirus (4 mld di Dollari) e soprattutto il duro attacco di Trump alla Cina hanno riportato più in basso gli indici USA.
Il presidente USA ha infatti dichiarato di avere un ‘alto livello di fiducia’ che il virus arrivi da Wuhan e che l’accordo commerciale di gennaio con la Cina è secondario rispetto a quanto avvenuto con la crisi legata al Coronavirus. La rievocazione della Trade-War appare in qualche modo forse strumentale a sviare l’attenzione rispetto ai dati macroeconomici in uscita molto negativi.
MATERIE PRIME
In ambito materie prime, positivo l’indice generale grazie al rialzo del prezzo del petrolio che pur rimanendo su livelli ancora sacrificati (area 19-20 Dollari), è riuscito a recuperare parte di quanto perso nell’ultimo mese. Tutto sommato stabile l’oro attorno ai 1.700 Dollari l’oncia.
MERCATO OBBLIGAZIONARIO
Sui mercati obbligazionari, sensibili guadagni per i titoli governativi della zona Euro, dove è stato vistoso il contrarsi dei rendimenti sulle lunghe scadenze. Non si è infatti ancora risolta la querelle sul Recovery Fund di prossima istituzione ed in particolare sui meccanismi di finanziamento, con le divisioni ancora nette tra Nord e Sud Europa.
La discesa settimanale dei rendimenti nei governativi dell’Euro è arrivata nella settimana del meeting della BCE, dove Christine Lagard ha probabilmente (ancora) deluso chi si aspettava qualche misura aggiuntiva rispetto a quanto già fatto per sostenere mercati ed economia.
Non c’è stato, infatti, un incremento del programma di acquisto di titoli, anche se il comunicato BCE parla della possibilità di adeguarne la composizione nella quantità necessaria e per il tempo necessario. Un modo per dire che lo spread tra BTP italiani e Bund tedeschi in qualche modo verrà calmierato ogniqualvolta sarà necessario.
In tema più prettamente economico, il ruolo della BCE è essenziale per evitare costi di finanziamento più alti per gli stati, già impegnati nel contrastare i crolli record dei PIL nazionali (le stime preliminari per il primo trimestre parlano di un 3,8% per l’Eurozona e del 4,7% per l’Italia, con il peggio che dovrà ancora venire).
Cambiando sponda dell’Oceano, non ritroviamo le stesse dinamiche sui rendimenti dei titoli di stato americani, stabili, sempre sulla scadenza decennale. Tornando alla Fed, nel meeting periodico Powell ha delineato per la Fed un ruolo di compratore anche ‘aggressivo’ di asset sui mercati, assicurandone sempre la piena liquidità.
Secondo Powell, le tempistiche non breve di risoluzione della crisi economica e i rischi per il medio periodo impongono un ruolo di primo piano, tanto sulla politica monetaria, tanto sulle facilities a vantaggio delle aziende non finanziarie e non insolventi.
Tra gli altri segmenti obbligazionari: in recupero paesi emergenti (specie per il Brasile) e debito societario, sia IG che High Yield.
MERCATO CAMBI
Sul fronte cambi, da evidenziare il rafforzamento dell’Euro verso la generalità delle valute. La moneta europea guadagna quasi l’1,50% rispetto al Dollaro USA, riportando il cambio in area 1,10, in una parte più centrale nel range poco direzionale dell’ultimo periodo. Le dichiarazioni di Trump e i dati macro USA hanno infatti indebolito il biglietto verde.
Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Autonomo
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