Settimana di rimbalzo per gli indici internazionali che abbastanza indistintamente hanno mostrato una reazione dopo i pesanti ribassi delle scorse settimane.
Il massimo ribasso dai massimi di metà febbraio disegnati dai vari indici sono importanti e coerenti con la fase ribassista in corso: -34% sull’S&P 500, -35% sullo Stoxx 600, -42% sul FTSE Mib, quasi -50% per le borse di Russia e Brasile.
Se consideriamo l’indice a maggiore capitalizzazione mondiale, l’S&P 500, nel suo minimo fissato nella giornata del 23 marzo (2.196 punti), la correzione diventa di quasi il 36%, ma da questo livello il mercato americano ha trovato lo slancio per recuperare parte delle posizioni perse. Un rimbalzo che più volte era stato tentato dai mercati ma che aveva sempre prestato il fianco a nuove immediate discese, con le forze in vendita ancora preponderanti.
Durante la notte tra il 24 ed il 25 marzo sono uscite le prime notizie sul raggiungimento di un accordo tra democratici e repubblicani sul piano di aiuti da 2.200 miliardi di Dollari. Ma Wall Street aveva già scommesso sull’accordo, raggiunto tramite un’opera di mediazione al Congresso, acquistando anche fiducia dalle dichiarazioni di Trump che insiste sulla possibilità che il lockdown non avrà una lunga durata e che gli USA saranno presto ‘open for business’.
Dichiarazioni, ovviamente, che fanno parte del personaggio Trump, come ben conosciuto in questi 4 anni di presidenza e che inquadrano la necessità per lui di non trovarsi tra qualche mese in campagna elettorale con una economia in profonda recessione.
Motivo per cui il presidente americano ha l’estrema necessità di non far spegnere il motore dell’economia americana, mantenendo indirettamente anche i mercati su livelli non troppo tragici.
Evidente, infatti, che l’effetto degli interventi di banche centrali e stati dovrà essere energico e rapido, in quanto l’evoluzione dei contagi ormai ha investito tutto il globo mantenendo una curva di crescita esponenziale. Gli USA in questa settimana, al di là dei rialzi di borsa, sono diventati il paese con più contagi al mondo, situazione che porterà inevitabilmente a impatti di natura economica e sociale.
Nell’ottava, il più ampio rialzo nella storia di Wall Street (se si prende a riferimento il DJ) ha portato i mercati USA comunque ad ottenere un risultato superiore al +10% nella settimana, facendo meglio di quelli europei, fermi tra un +4% dello SMI ed il+8% del Dax. Tra gli altri mercati, forte recupero del Nikkey (+17%) mentre gli emergenti hanno mostrato performance positiva: tra i migliori Brasile e Corea. Si attenua il Vix, in leggera discesa rispetto allo scorso venerdì ma rimane sempre su livelli estremamente elevati (65).
MATERIE PRIME
In ambito materie prime, l’indice generale sale del 3% circa, con l’apporto fondamentale del comparto dei metalli preziosi (basket +12%). L’oro, infatti, è tornato sopra 1.600 Dollari l’oncia (+8%), mantenendo ancora la sua funzione rifugio. E’ stato comunque il Palladio (+38%) il best performer dell’ottava. Ancora debole il petrolio (-5%), che ha accumulato da inizio anno una perdita di oltre il 60%: manca l’accordo tra i produttori e gli spazi per lo stoccaggio cominciano a scarseggiare.
MERCATO OBBLIGAZIONARIO
Anche in tema di reddito fisso c’è stato un movimento di recupero per quei segmenti con un profilo di rischio più marcato. E’ il caso del debito emergente, del corporate ad alto rendimento e anche alcuni segmenti del debito periferico della zona Euro. Proprio su questo ambito, continua il dibattito in seno all’Unione Europa per affrontare la crisi in atto, con il fronte anseatico europeo ad opporsi a forme di mutualizzazione del debito, chieste invece soprattutto dai paesi dell’area mediterranea.
Nella settimana appena trascorsa, ci sono stati acquisti sui titoli di stato greci e su quelli italiani, con gli investitori che non hanno ‘bissato’ la fase di tensione vista nella precedente ottava, quando il rendimento del decennale aveva toccato addirittura il 3%. Il rendimento del BTP a 10 anni a fine settimana si è attestato all’1,30%, valori tutto sommato ancora contenuti e che tengono conto della protezione implicita della BCE.
Il mare però dell’Eurozona non è affatto tranquillo: l’enorme esborso di debito che gli stati dovranno emettere nei prossimi mesi, come detto, fa litigare i vari i governi, incapaci di trovare soluzioni comuni al problema della diffusione del Coronavirus. Tale aspetto rimane un fattore di instabilità per gli anelli deboli dell’Eurozona.
In questo contesto, interessante osservare come il Bund, dopo il ‘picco’ a quota -0,20% sia tornato a registrare cali nei rendimenti (-0,48%) in close, rimanendo un asset ‘Safe Heaven’ per gli operatori internazionali.
Lo stesso possiamo dire per il governativo USA: dopo l’impennata in area 1,20% il Treasury decennale ha visto un nuovo ripiegamento verso area 0,70%, confermandosi asset rifugio, nonostante gli USA abbiano già previsto un aumento del debito per affrontare l’emergenza. La tendenza agli acquisti sui governativi sicuri ha premiato anche altri paesi, come Regno Unito e Giappone.
La fase di risk on sull’azionario ha riportato invece segni più anche su alcuni comparti obbligazionari falcidiati dalle vendite nelle ultime settimane, con drawdown che sono arrivati anche al -20%. In recupero infatti il debito emergente (soprattutto Latin America) ma anche l’alto rendimento ed il corporate USA. I rendimenti su queste componenti restano molto elevate, sebbene in contrazione rispetto alla precedente settimana. Le curve restano infatti ancora abbastanza appiattite, con gli operatori timorosi ancora circa le prospettive di breve termine.
MERCATO VALUTARIO
Per quanto riguarda i cambi, l’Euro è tornato a guadagnare posizioni rispetto al Dollaro (+4%), quest’ultimo penalizzato dalle previsioni di spesa pubblica che gli USA sosterranno per contrastare gli effetti della pandemia. Il cross EURUSD si mosso dai minimi in area 1,07 fino a quota 1,11. Debolezza marcata anche per molte valute emergenti. Torna a risalire invece il Bitcoin dopo la debacle di inizio marzo.
Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Autonomo
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