MERCATI AZIONARI
Settimana di alti e bassi per gli indici azionari internazionali che confermano di trovarsi in una fase di debolezza di breve se pur ancora inserita nel trend rialzista e di recupero iniziato a marzo dopo il sell-off generale.
Una fase di incertezza che ingabbia le principali borse mondiali, con gli operatori dubbiosi sul da farsi dopo la lunga corsa avvenuta tra marzo e inizio giugno e alle prese con uno sfondo ancora caratterizzato da elementi per cui la visibilità è limitata.
I dati macro statunitense, da un lato, mostrano lievi segnali di miglioramento frutto delle riaperture degli scorsi mesi, dall’altro confermano anche che il ‘colpo’ subito dall’economia è stato quasi da ko e che la strada per la recovery sarà lunga e probabilmente ardua, tanto da essere stimata solo per il 2022.
Con le trimestrali alle porte per le aziende USA, i mercati continuano comunque ad affidarsi soprattutto sul sostegno delle banche centrali, baluardo contro le crisi di liquidità e prestatori di ultima istanza nei casi di maggiore tensione finanziaria. Due sono quindi le forze contrapposte che si fronteggiano nell’area dei mercati: da un lato la cruda realtà economica, dall’altra la fiducia illimitata nella FED.
A questo si aggiunge il tema riguardante la torta allocativa: con scarse alternative di rendimento nelle altre asset class (tassi ai minimi ovunque), l’azionario, come già negli ultimi anni, diventa una scelta quasi obbligata, con le conseguenze di portare in alto i valori di valutazione fondamentale.
Il trend dell’S&P 500, come detto, è costruito a scalini e dopo i minimi di area 2.800, la base in area 3.000 resta cruciale sul breve per non incorrere in scivoloni maggiori.
Nella settimana appena trascorsa l’avvicinamento ai supporti ha visto una fase molto titubante, in un contesto che, dal punto di vista sanitario, negli USA resta particolarmente preoccupante con il trend dei contagi che non accenna a diminuire e anzi, costringono le autorità locali a nuove chiusure (Texas). Con un numero di 2,5 mln di infetti accertati (ma nella realtà sicuramente molto superiore), gli Stati Uniti persistono nella convinzione di poter superare la crisi salvaguardando al contempo l’aspetto economico.
A livello mondiale il fenomeno della recrudescenza nei focolai di infezione è ormai diffuso a macchia d’olio, così come le misure di nuovo contenimento. Wall Street prezza in parte questo rischio e probabilmente hanno pesato di più nell’ultima seduta settimanale le decisioni inerenti a Covid-19 per le banche.
L’S&P 500 (-3% nell’ottava), tiene per poco area 3.000, il Nasdaq scivola sotto area 10.000 (-1,6%) mentre l’Europa ha visto risultati tutti tra -1% e -2%. A livello di settoriali globali, bene la tecnologia (una continuazione quindi delle preferenze verso lo stile growth) mentre hanno sofferto diversi ciclici come energetici e industriali.
MATERIE PRIME
In ambito materie prime, positività per l’oro che si rafforza e mantiene livelli sostenuti (1.770 Dollaril’oncia) a conferma della prudenza degli investitori verso le prospettive macro. In calo invece il petrolio (che storna in area 37-38 Dollari al barile, indebolito dalla view economica generale e dal dato delle scorte e uscite in rialzo rispetto alle stime.
MERCATO OBBLIGAZIONARIO
In ambito reddito fisso, movimenti generalmente limitati e più indirizzati verso la prudenza che nella direzione di maggiore esposizione al rischio.
In ambito governativo, infatti, i titoli di stato della zona Euro hanno visto degli apprezzamenti, sia per la parte ‘core’ che per quella periferica (Grecia esclusa). Il decennale tedesco ha riassorbito ormai tutta la fiammata avuta dai rendimenti ad inizio giugno, attestandosi in chiusura d’ottava appena sotto il -0,50% sulla scadenza decennale. In ampio terreno negativo anche l’OAT francese (-0,13%) segno della totale apatia dei tassi rispetto alle prospettive di recupero economico.
D’altro canto la BCE, come le altre banche centrali, si trova impegnata in prima linea nel sostenere le economie della zona Euro. Un ruolo che diventa ancora più importante visto che, al di là della retorica dei vertici europei, le funzionalità effettive di molti strumenti attivati per la ripresa dai danni provocati dal Covid-19, non saranno immediatamente disponibili.
Inoltre, le trattative in corso sul Recovery Fund potrebbero essere oggetti dei negoziati in corso e che dovrebbero trovare sintesi nel meeting previsto per luglio. Queste incertezze, per il momento, non danneggiano il rendimento dei BTP decennale che rosicchia ancora qualcosa sull’yield, scendendo sotto area 1,30%.
L’imminente nuova emissione è la conferma che il rischio Italia si mischia insieme a problematiche ben maggiori oltre la fatto che lo scudo BCE rimane fondamentale. Le problematiche sono in realtà quelle di matrice economica, con l’Eurozona che, secondo le stime diffuse dal FMI, risulta l’area più colpita (-10,2% per il PIL 2020 e +6% nel 2021) rispetto a USA, Giappone e le altre economie sviluppate.
La Cina, sempre secondo il FMI, sarebbe il paese meno impattato nel 2020, con un risultato positivo (+1%): risultati lontanissimi per l’Italia, fanalino di coda a livello globale a causa del crollo previsto per quest’anno (-12,8%). A livello globale, la crisi è senza precedenti: la locomotiva mondiale si sta fermando e le attese sono di una ripartenza niente affatto rapida, con 300 milioni di posti di lavoro persi.
Il FMI evidenzia infine il marcato disaccoppiamento tra andamento dei mercati finanziari e quello dell’economia reale, mettendo in conto una potenziale brusca correzione dei prezzi e delle attività a rischio.
Una visione che trova sintesi nell’andamento del decennale americano: dopo la risalita di inizio giugno fino a quota 0,90%, i valori si sono ripiantati in area 0,65%, sostanzialmente il valore medio degli ultimi due mesi. Tra le altre asset class, valori in calo per i prezzi del corporate, con marcati segni meno per quanto riguarda il segmento High Yield, sia Euro che USA.
MERCATO DEI CAMBI
Per quanto riguarda il mercato forex, torna a riapprezzarsi leggermente l’Euro nei confronti del Dollaro USA. La tendenza di breve vede un consolidamento appena sopra quota 1,12 che fa seguito alla mini fase rialzista di inizio giugno. Tra le altre valute: deboli Yen e Sterlina tra quelle sviluppate mentre tra quelle emergenti ha sofferto in particolare il Real brasiliano. Debole il Bitcoin che si allontana nuovamente da area 10.000 Dollari.
Dott. Alessandro Pazzaglia Consulente Finanziario Indipendente