Camere di Commercio, Corte costituzionale “congela” unione Pordenone-Udine

PORDENONE – Colpo di scena per il decreto ministeriale d’attuazione del Piano di riordino delle Camere di commercio.

Illegittimità costituzionale parziale: è quanto ha stabilito la sentenza della Corte Costituzionale n. 261/2017 del 8 novembre 2017 e pubblicata oggi, 13 dicembre, sulla Gazzetta Ufficiale.

Il documento prevedeva l’accorpamento tra gli enti di Pordenone e Udine e per la Camera di Commercio di Pordenone si tratta di un primo, grande, successo.

“Siamo soddisfatti – sottolinea il presidente della camera di Commercio di Pordenone Giovanni Pavan – perché è stata confermata l’illegittimità costituzionale che noi sostenevamo. A questo punto dobbiamo attendere che venga riscritta quella parte di legge e poi fare le debite valutazioni”.

La Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 3, comma 4, del decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 219 nella parte in cui stabilisce che il decreto del Ministro dello sviluppo economico dallo stesso previsto deve essere adottato ‘sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano’, anziché previa intesa con detta Conferenza. In pratica, non bastava un semplice parere ma era necessario un accordo.

La sentenza non boccia per sempre l’accorpamento tra Udine e Pordenone, già in fase di attuazione con la nomina del commissario dell’ente pordenonese, ma lo congela. Ognuno dei due enti, per ora, mantiene la propria autonomia.

E non è escluso, infine, che con le elezioni ormai alle porte, tutto l’impianto di riordino, che pone il limite di 60 camere, venga rivisto. “Me lo auguro – precisa Pavan – ma resta il rammarico che la nostra Regione non si sia unita a noi nel ricorso”.

 




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