PORDENONE – Sarà Atiq Rahimi, scrittore, fotografo e cineasta afghano, voce raffinata e personalissima che dà speranza e orgoglio alla sfortunata terra da cui proviene, autore di best seller fra i quali Pietra di pazienza, con il quale nel 2008 ha vinto il più prestigioso riconoscimento letterario francese, il Premio Goncourt, il protagonista della 24a edizione di Dedica, in programma a Pordenone dal 10 al 17 marzo 2018, organizzata dall’associazione Thesis con la direzione artistica di Claudio Cattaruzza
Dunque, Atiq Rahimi, – nato a Kabul nel 1962 – artista e intellettuale nel quale si incarnano lo spirito di libertà e di voglia di ricostruzione di un popolo che ha lungamente sofferto.
Rahimi parla di un Paese “in guerra costante” dal 1978: prima l’invasione sovietica, poi i talebani, quindi le truppe internazionali.
“Eppure – dice – gli afghani non sono affatto un popolo di guerrieri. Un tempo erano liberi, gioiosi, ospitali. E oggi vogliono la pace. Pagano il prezzo di tutte le politiche di potenza, di tutte le follie, di tutti i rancori e di tutte le voglie di vendetta. Io penso al popolo dell’Afghanistan, fatto di gente comune e terribilmente stanco di guerre e di tragedie”.
Ed è anche per riportare l’attenzione su un Paese che ha una grande storia e tradizione, ma del quale ci si ricorda soltanto quando esplode qualche autobomba, che Thesis ha scelto Rahimi e i temi di cui è portatore, fra i quali senz’altro “la libertà di espressione della donna – spiega Cattaruzza – soppressa sia per cause indotte sia per ragioni di arretratezza culturale”.
Un tema meravigliosamente trattato nel suo libro più significativo oltre che più celebre, Pietra di pazienza, e nella sua fortunata trasposizione cinematografica.
Nel 2012, Rahimi ha infatti scritto, in collaborazione con Jean-Claude Carrière, la sceneggiatura del film, di cui ha curato la regia e il cui titolo in italiano è Come pietra paziente, che ha ricevuto una menzione speciale al festival di Cannes: il terso, indignato e toccante monologo di una donna, da tempo al capezzale del marito ferito e privo di conoscenza, è una voce che incarna la sofferenza, l’ingiustizia e l’indignata bellezza delle donne afgane e un duro atto d’accusa contro la violenza e la guerra.
FORMULA VINCENTE. “Ancora una volta – sottolinea Cattaruzza commentando la scelta di Thesis – avremo il piacere di scoprire la bellezza di un autore meno noto al grande pubblico, ma indubbiamente di straordinaria qualità. E lo faremo seguendo la formula che in questi anni ha sancito il successo del festival: qualità e originalità, appunto, unite al valore impagabile, oggi, dell’approfondimento su un singolo autore. Saranno otto giorni di incontri, conferenze, letture teatrali, film, musica, con il protagonista e con personaggi legati al suo mondo che si daranno appuntamento a Pordenone”.
ASPETTANDO DEDICA. E come già accade da qualche anno, a febbraio tornerà anche “Aspettando Dedica”, ormai atteso percorso di anteprime che accompagneranno il pubblico, in varie sedi e località della regione, all’approfondimento della conoscenza dell’autore e della sua opera.
PATRIMONIO PREZIOSO. Promosso dall’associazione culturale Thesis di Pordenone, il festival è sostenuto in particolare dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dal Comune di Pordenone e dalla Fondazione Friuli, cui si aggiungono altri soggetti privati. “Un sostegno prezioso – evidenzia il presidente di Thesis, Nino Frusteri – a un prezioso patrimonio culturale per la città di Pordenone ed evento di eccellenza fra le manifestazioni culturali del Friuli Venezia Giulia, oltre che un elemento unico nel panorama letterario nazionale”.
ATIQ RAHIMI. Figlio di un funzionario statale, Atiq Rahimi nasce nel 1962 a Kabul. Dopo l’invasione sovietica, per sfuggire agli orrori e alle persecuzioni della guerra nel 1984 fugge dall’Afghanistan, trovando rifugio in Pakistan per un anno e quindi trasferendosi in Francia all’ottenimento dell’asilo politico.
Completati i suoi studi e conseguito un dottorato di ricerca in cinema e comunicazione visiva alla Sorbona, Rahimi collabora con una casa di produzione di Parigi, dove realizza documentari per la televisione francese e numerosi spot pubblicitari ed è attivamente impegnato sui temi dei rifugiati.
Il suo primo romanzo, Terra e cenere, scritto nella lingua persiana dell’Afghanistan, risale al 2000. Tradotto in francese diventa subito un best seller. Il film tratto dal libro, diretto dallo stesso Rahimi, vince il Prix du Regard vers l’Avenir al Festival di Cannes 2004 e partecipa a oltre 50 festival cinematografici, ottenendo numerosi riconoscimenti .
Ritornato nel 2002 in Afghanistan, Rahimi oggi si divide tra Kabul e Parigi.
I SUOI LIBRI IN ITALIA. Con Einaudi Rahimi ha pubblicato Terra e cenere (2002); Le mille case del sogno e del terrore (2003); L’immagine del ritorno (2004), Pietra di pazienza (2009), Maledetto Dostoevskij (2011)
UN LIBRO PER DEDICA. L’ultimo libro di Rahimi, La ballade du calame, Éditions de L’iconoclaste, 2015, il terzo scritto in lingua francese, sarà tradotto in italiano da Ester Borgese e pubblicato da Bottega Errante Edizioni per essere presentato a Dedica 2018.
Grammatica di un esilio sarà il titolo di quella che per Rahimi è una riflessione su di sé, sul suo spirito di esiliato e sulla sua identità plurale (“quando sono in Francia mi sento afghano, quando sono in Afghanistan mi sento francese”). Un esercizio coraggioso in cui l’autore mescola la calligrafia persiana – lo strumento che più lo lega al suo Paese perché gli ricorda la sua infanzia – con la sua storia, scegliendo ogni lettera per la sua sensualità grafica.
La narrazione segue l’intreccio della scrittura e della memoria, anche gli spostamenti (geografici, culturali, emotivi) che segnano la perdita della terra natale. Un percorso che porta attraverso l’alfabeto, la calligrafia e le letture che hanno forgiato la sua personalità, nonché il ripetuto sradicamento.