Il ritorno della volatilità ; giù le borse, acquisti per bond e oro

L’analisi intermarket si focalizza sulle interrelazioni tra diversi mercati finanziari, quali il mercato azionario, obbligazionario, delle materie prime e delle valute. Durante la scorsa settimana, questi mercati hanno mostrato movimenti significativi con aumento accentuato della volatilità che si riporta sui massimi di periodo. Il Vix, noto come l’indice della paura, chiude venerdì con una variazione settimanale del 42.74%. La volatilità del mercato azionario è quindi tornata, superando anche i livelli raggiunti durante la crisi bancaria regionale all’inizio dello scorso anno. La spinta questa volta è arrivata dall’Asia; il Giappone ha aperto oggi con un pesante rosso. Solo la scorsa settimana la Banca del Giappone ha annunciato che avrebbe dimezzato gli acquisti di obbligazioni. In tale contesto sembra che a risentirne sia il mercato valutario e qualcosa si è inceppato nella classica tattica di prendere in prestito yen per parcheggiare in peso americano, improvvisamente al ribasso. Le cause di questi movimenti improvvisi e inaspettati sul mercato giapponese sono da ricondurre ai dati macroeconomici usciti in America la scorsa settimana. I dati hanno infatti deluso le aspettative degli investitori giapponesi a tal punto che hanno iniziato a prendere forma che forse ci potrebbe essere un rallentamento economico più marcato di quello previsto. La percentuale di analisti che prevede una forte economia statunitense nei prossimi 12 mesi è scesa infatti scesa in settimana al minimo da sette mesi. Nel frattempo, i dipendenti del settore non agricolo americano sono cresciuti di poco più di 100.000 unità, e il tasso di disoccupazione rimane inferiore al 4,5%. Seppure questi numeri non annuncino per ora alcuna recessione, hanno deluso perché inseriti in un contesto di notizie negative che si sono ripetute negli ultimi giorni come un mantra. Questa idea che ha preso forma di rallentamento economico più duro è inoltre avvenuta proprio nel momento in cui la Federal Reserve ha deciso di lasciare i tassi di interesse in vigore, suscitando un ulteriore preoccupazione. A conferma il mercato delle materie prime l’oro sta ora performando meglio del mercato azionario statunitense e i metalli industriali invece sono in ribasso. La Fed vorrà ammettere l’errore di essere anche questa volta in ritardo? Certo che non potrà tagliare i tassi prima della prossima riunione programmata a settembre, quindi allacciamo le cinture perché prevarrà un certo nervosismo almeno fino al prossimo mese.

 

Mercato Azionario

 

La scorsa settimana, i principali indici azionari hanno registrato una volatilità accentuata. L’indice S&P 500 è sceso del 2.10%, mentre il Nasdaq ha subito una contrazione del 3.10%. I fattori principali che hanno influenzato il mercato azionario includono le preoccupazioni per una possibile recessione “hard landing” e le dichiarazioni della Federal Reserve. I dati sui salari non agricoli sono stati inferiori alle aspettative, segnalando una possibile debolezza nel mercato del lavoro. Diversi grandi nomi della tecnologia hanno riportato utili inferiori alle attese, contribuendo al calo del Nasdaq. Per ultimo anche fattori geopolitici: Il sentimento negativo è stato amplificato da un riacutizzarsi dei rischi geopolitici. Peggio fanno gli indici Europei con lo Eurostoxx50 che chiude con un meno 4,5% ed il nostro indice che corregge del 5,3% riducendo e quasi annullando in poche sedute la performance da inizio anno.

 

Mercato Obbligazionario

 

Il mercato obbligazionario ha visto un aumento dei rendimenti, con il rendimento del Treasury a 10 anni che è sceso al 3,79 % dal 4,19%. Questo movimento riflette le aspettative di ulteriori tagli dei tassi di interesse da parte della Fed quest’anno, alimentati dai timori di un rallentamento economico più consistente rispetto a qualche mese fa. Le riduzioni di rendimento si sono avute in settimane soprattutto sulle scadenze più brevi riportando il differenziale di rendimento tra quelle a 10 anni  di quasi lo zero per cento. Gli occhi, quindi, sono puntati sulla Fed, gli investitori vogliono tassi più bassi. Negli ultimi mesi le aspettative di tagli si sono rafforzate. Nei prossimi 4 incontri si prevedono ora tagli di 1,5 punti percentuali, il che significa che la banca centrale taglierà di più dei 25 punti base almeno due volte.

 

Materie Prime

Il Brent globale ha chiuso sotto gli 80 dollari per la prima volta da inizio giugno, mentre il West Texas Intermediate è sceso sotto i 76 dollari al barile. Le preoccupazioni per le interruzioni dell’offerta a causa delle tensioni geopolitiche hanno spinto i prezzi del petrolio verso l’alto. Tuttavia, il sentiment nel mercato petrolifero è stato recentemente sottotono dopo che la Cina ha riportato la crescita economica più debole degli ultimi cinque trimestri. Membri chiave dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio e dei loro alleati terranno una riunione di monitoraggio online giovedì, e i delegati hanno detto che è improbabile che facciano raccomandazioni sui piani provvisori per iniziare a ripristinare la produzione nel quarto trimestre. Il mercato è diviso sul fatto che il cartello procederà con l’aumento dell’output previsto. L’oro si porta sui massimi di periodo mostrando le sue caratteristiche di bene rifugio nei momenti di aumento di volatilità sui mercati azionari, anche in vista del possibile taglio dei tassi da parte delle Fed.

 

Mercato delle Valute

 

Il mercato delle valute ha visto il dollaro USA indebolirsi, con l’indice del dollaro che è sceso a 102,71 sulla scia delle crescenti preoccupazione che il rallentamento economico sia più pesante del previsto, l’euro in controtendenza invece si rafforza leggermente sul dollaro. L’aspettativa di un taglio dei tassi da parte della Fed alimentano le pressioni sul biglietto verde. Anche il Bitcoin corregge pesantemente dai massimi segnando un meno 14,82% settimanale, mostrando la sua natura di asset volatile.

Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario indipendente, www.pazzagliapartners.it




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