PORDENONE – Pordenone diventa città inclusiva e capitale dell’empatia: per tre giorni l’ex Convento di San Francesco si trasforma in un contenitore di storie da ascoltare in cuffia, indossando le scarpe donate per l’occasione da coloro che le raccontano.
Il 28, 29 e 30 dicembre 2022 dalle 10 alle 20, con ingresso libero, la Cooperativa sociale Itaca propone per celebrare il suo trentennale di fondazione (1992-2022) “Mettiti nelle mie scarpe”, l’opera esperienziale di Empathy Museum di Londra riadattata e realizzata in Italia da Fondazione Empatia Milano.
Un’occasione per tutti di mettersi nei panni di un’altra persona, camminare realmente nelle sue scarpe, provare le sue emozioni, sogni, speranze.
«Il Comune ha accolto con piacere questa iniziativa e l’ha voluta inserire nel Natale a Pordenone – afferma l’assessore Alberto Parigi –, perché il Natale non è solo musica e casette, ma tante iniziative che puntano sulla solidarietà: babysitteraggio, le attività per i bambini in piazza Risorgimento, il Natale solidale. Mettiti nelle mie scarpe si inserisce in maniera coerente ed organica in questo programma. Un format efficace per mettersi nei panni degli altri ma senza sterili discorsi o convegni sul tema.
Pordenone è una città sensibile alla solidarietà, lo si vede dalla fitta rete di associazionismo che la anima, ma parlare ai giovani di questo e coinvolgerli nel volontariato non basta mai. La qualità del vivere di una città si misura anche e soprattutto nell’attenzione che dedica a chi ha bisogno».
A disposizione 31 podcast originali, 21 in italiano e 10 in inglese, che testimoniano storie reali di ordinaria fatica e quotidiana normalità, scelte, raccolte e registrate nel corso del 2020 dallo staff di Fondazione Empatia Milano per stimolare l’esercizio empatico, proponendo intenzionalmente anche prospettive e punti di vista disturbanti e sconosciuti. I podcast sono stati poi montati dai registi Massimo D’Anolfi e Martina Parenti e musicati dal compositore Massimo Mariani.
L’intendimento di questo allestimento è quello di ascoltare dalla viva voce dei protagonisti la loro storia, le loro fragilità e come e con chi quelle fragilità sono state affrontate, per immedesimarsi, empatizzare, comprendere la dimensione dell’impegno quotidiano che Itaca ha portato avanti in questi primi trent’anni.
«Abbiamo voluto festeggiare i nostri 30 anni senza autocelebrazioni – dichiara Paolo Castagna, Presidente Cooperativa sociale Itaca-, ma adottando un format interessante per tutti e coinvolgente.
Abbiamo scelto di puntare sull’empatia, sull’entrare direttamente in contatto con le persone. Indossare le scarpe di qualcuno è quasi un gioco, che racconta anche di noi. Storie di vita vissuta, di riscatto e fallimento, che Itaca nella sua attività incontra quotidianamente. Legato all’evento c’è la possibilità di donare grazie alla Fondazione WellFare».
Mettiti nelle mie scarpe è un allestimento esperienziale, un enorme temporary shop che contiene storie che parlano di empatia e inclusione, amore e maternità, difficoltà e riscatto, del “semplice e straordinario” delle vite di ciascuno.
L’opera d’arte A Mile in My Shoes, titolo originale nella versione britannica, ideata dall’artista inglese Clare Patey, oggi direttrice di Empathy Museum, si basa sul concetto di empatia elaborato dal filosofo Roman Krznaric, non intesa come dote innata, bensì come capacità che può essere sviluppata e allenata.
Presentata in Italia soltanto a Milano, Mettiti nelle mie scarpe è organizzata e promossa a Pordenone dalla Cooperativa sociale Itaca in collaborazione con Fondazione Empatia Milano, BCC Pordenonese e Monsile, CSI – Studio commercialisti Ciganotto Cinelli Salvato, Venchiaredo spa.
Nel corso dell’evento sarà attiva una raccolta fondi a sostegno del Fondo Vite da Vivere della Fondazione Well Fare di Pordenone, che si rivolge a persone con disabilità e alle loro famiglie.
La campagna di raccolta fondi dedicata alle persone con disabilità del territorio pordenonese è realizzata in collaborazione con AsFO, Fondazione Down, LaLuna Impresa Sociale, La casa dell’Autismo ed il supporto di Fondazione Friuli, con l’obiettivo di reperire una casa alle persone in uscita dai percorsi propedeutici alla vita adulta.